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Romagna: la Coldiretti ricorda Tonino Guerra nel centenario della nascita

Il 16 marzo si concludono le celebrazioni del centenario della nascita di  Tonino Guerra, ricorrenza purtroppo passata in sordina a causa della pandemia che ci ha colpito. 

Guerra – ci tiene a ricordare Guido Cardelli Masini Palazzi, Presidente di Coldiretti Rimini – ha rappresentato uno dei più autentici testimoni delle tradizioni del mondo rurale, un vero interprete della nostra terra, un artista che con straordinarie doti di qualità e autorevolezza ha vissuto nell’arte le sue origini”. 

Tonino era amato o odiato, perché da vero romagnolo – evidenzia Giorgio Ricci, Vice Direttore di Coldiretti Rimini – diceva in modo schietto quello che pensava, ma proprio per questo era rispettato da tutti. Era evidentemente una persona speciale che non si dimenticherà, così come speciale – prosegue Ricci – è stata la sua data di morte, 21 marzo 2012: 21 marzo, primo giorno di primavera sul calendario, quando i suoi amati mandorli sono una esplosione di fiori  e segnano ancora nei campi le tracce delle antiche centurie romane; anno 2012: anno che resterà nella memoria in Romagna per il ‘nevone’ “e’ nivóun de’ dògg”, che secondo le statistiche avrebbe soppiantato persino la mitica nevicata del 1929.

Tonino Guerra era legato alla propria terra, non aveva dimenticato le sue origini e difendeva le cose semplici, quelle che servono per ritornare ad essere se stessi, battaglia non facile contro la globalizzazione che  – precisa Ricci –  ha provocato sui mercati quel deficit di responsabilità, di onestà e trasparenza culminato nella grande crisi del 2009 che ha contribuito a svilire il valore del cibo, trattato come fosse una merce qualsiasi, come un aspirapolvere o un frigorifero”. 

C’è l’urgenza di tutelare e recuperare le tradizioni del nostro territorio, dal dialetto, all’agricoltura passando per il cibo”. L’appello che infatti il grande poeta romagnolo aveva lanciato nel 2010 intervenendo al Convegno promosso da Coldiretti Rimini “Cibo, dialetto, agricoltura. Secoli di storia e tradizioni possono essere cancellati?“. 

Stiamo perdendo la nostra identità, è necessario riprendere la giusta rotta – aveva ammonito Guerra – l’uomo deve riscoprire la meravigliosa semplicità del coltivare l’orto, dobbiamo far comprendere ai nostri giovani che fare i contadini è una cosa stupenda, un atto d’amore verso il proprio territorio e bene, dunque, fa la Coldiretti a diffondere messaggi che vanno in questa direzione, in primis la valorizzazione delle produzioni locali perché il cibo prodotto dai nostri agricoltori rappresenta il frutto della tradizione e della coltura della nostra terra. Per questo – aveva concluso Guerra – bisognerebbe realizzare un mercato dei contadini in ogni Paese, così che vengano conosciuti e riconosciuti i prodotti del nostro territorio“.

La stessa situazione di difficoltà dell’agricoltura italiana dipende dal fatto che stiamo vivendo i drammatici effetti di quelli che sono i due furti ai quali sono sottoposte giornalmente le nostre imprese – argomenta Anacleto Malara, Direttore di Coldiretti Rimini – da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio il cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano; dall’altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i nostri prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori. 

Coldiretti – conclude Malara – combatte quotidianamente contro tali ingiustizie e storture del mercato, come dimostrano ad esempio i passi da gigante fatti col nostro progetto per una “Filiera agricola tutta italiana”, volto a sostenere il reddito degli agricoltori mediante il taglio delle intermediazioni e a proporre un’offerta diretta di prodotti alimentari al cento per cento italiani e al giusto prezzo attraverso la rete di consorzi agrari, Mercati e Botteghe di Campagna Amica, agriturismi e imprese agricole e al contempo a presidiare e mantenere le bellezze del territorio tanto care anche a Tonino Guerra”.

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