E’ arrivata nel tardo pomeriggio di oggi, mercoledì 3 febbraio, la sentenza di primo grado che ha visto l’imprenditore Giulio Lolli alla sbarra per truffa e associazione a delinquere per truffa e associazione a delinquere e falso documentale nell’ambito del processo “Rimini Yacht”. Il Tribunale di Rimini ha condannato per associazione a delinquere il “pirata delle truffe” a 4 anni e sei mesi di reclusione disponendo la scarcerazione solo formale dell’imprenditore bolognese di origini romagnole. Prescritti tutti gli altri reati.
Davide Ercolani, il pm titolare dell’inchiesta partita nel 2010 e sfociata nel 2015 nel processo Rimini Yacht, aveva chiesto al termine della requisitoria una condanna a 12 anni e 6 mesi.
Lolli, collegato con il tribunale riminese in video dal carcere di Roma, ha fatto dichiarazioni spontanee, ammettendo di aver venduto le imbarcazioni e dicendo di non essere “il mostro della laguna nera”, come aveva già detto in precedenti udienze.
Fuggito via mare dopo il crac della sua societa’, nel 2010, Lolli, soprannominato ‘il pirata’ era stato arrestato una prima volta a Tripoli nel 2011, poi era riuscito rocambolescamente a scappare ed era stato nuovamente, prelevato nell’ottobre 2017, sotto gli occhi della giovane moglie, su mandato d’arresto libico: mesi dopo si venne a sapere che la ragione era legata alla sua attività di ‘polizia marittima’ e di un presunto fiancheggiamento del gruppo estremista separatista e di traffico di armi, visto che si era ritratto in alcune foto a bordo di imbarcazioni, adibite al trasporto di mezzi militari, insieme a esponenti di primo piano della Shura di Bengasi. E’ stato estradato nel 2019. Di terrorismo e di traffico di armi risponde davanti all’autorità giudiziaria romana, dove domani è in programma un’udienza.
«Siamo soddisfatti – ha detto all’Ansa l’avvocato difensore Antonio Petroncini – perché il Tribunale ha riconosciuto che non c’è mai stata estorsione, reato per il quale è stato letteralmente inseguito all’estero e per cui è stato detenuto in Libia». Si prospetta ora l’appello che potrebbe anche concludersi entro l’anno.
Per la Procura l’impianto «accusatorio ha retto – ha dichiarato il pm Ercolani – perché il Tribunale ha riconosciuto l’associazione per delinquere. La prescrizione per alcuni reati, come falso e truffa che hanno tempi brevi, era prevedibile».
Lolli ha ascoltato la sentenza in collegamento dal carcere di Roma. Il volto teso si è rilassato quando ha capito che era andata tutto sommato bene. Solo un momento di smarrimento quando si è alzato e velocemente ha portato la mano sul cuore in un fugace inchino prima di tornare in cella.