Un Teatro degli Atti gremito fa da sfondo all’ultima parte della giornata che inaugura le celebrazioni per i 400 anni della Biblioteca Gambalunga. Sul palco siedono Vinicio Capossela, Piero Meldini e Paolo Fabbri. Cantautore di fama nazionale e non solo il primo, celebri riminesi lo storico e il semiologo, alla presenza di Oriana Maroni, la responsabile della Biblioteca Gambalunga.
Sul palco Capossela ha eseguito alcuni brani tratti dal suo ultimo album “Ballate per uomini e bestie” accompagnato dall’amico strumentista Giannantonio De Gennaro.
Capossela ha dialogato apertamente con i Meldini e Fabbri, mostrando di essere a proprio agio. Emblematica la domanda d’esordio. “Professore mi racconti quali tesori nasconde la biblioteca”. Ne è nato un dialogo vivace, tra aneddoti e curiosità intorno agli animali. Lupi Mannari, ma anche maiali, “gli animali che non guardano mai al cielo, al contrario degli uomini, anthropoi, ovvero rivolti al cielo”
Ma anche quel maiale che appartiene all’emilia, che ci ha costruito intorno tutta la sua tradizione gastronomica, come ricordato da Meldini. E poi il grande tema dell’amore, ricordato da Fabbri su invito di Capossela. Una serata scivolata via sulle note ancestrali e quasi antiche, di ispirazione talvolta medievale come gli strumenti suonati sa De Gennaro, su tutti la viella.
C’è spazio anche per parlare di superstizione, tema toccato ancora da Fabbri. “Ognuno di noi ne ha qualcuna nei suoi piccoli gesti quoditiani, e nella sua riatualità”. E di rimando dialoghi sul senso dell’ azione (attiva) e della passione (passiva). Insomma una serata sospesa tra storia, semiologia e musica, come forse altro non poteva essere. Sul finire, un’introspettiva sul medioevo. “Forse un periodo più luminoso di come ce lo immaginiamo, forse non troppo consapevoli dei rischi di un suo ritorno magari a tinte veramente oscure“, come detto da Piero Meldini.