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Rimini, teatro degli Atti: da domenica “Concerti intorno al Sessantotto”

I ‘Concerti attorno al Sessantotto’ iniziano con un dittico dedicato alle Americhe: dalle lotte del Sudamerica, di ispirazione morale, politica e religiosa per molti, ai campus californiani, dove il movement debuttò nel ’64 a Berkeley.

La musica rock è stata la principale lingua internazionale giovanile negli anni che hanno preparato il ’68 studentesco; negli stessi anni il Sudamerica, le sue lotte e la sua musica sono stati fonte di ispirazione per molti. Al Sudamerica e al rock sono dedicati i primi due appuntamenti della rassegna.

Domenica 14 gennaio, ore 17 – Teatro degli Atti

Guya Valmaggi e Los Creadores presentano Canto la differenza

Violeta Parra, Victor Jara y canciòn por Ernesto. A cura di Marina Valmaggi.

Venerdì 19 gennaio, ore 21 – Teatro degli Atti

Rangzen in concerto con Born to be wild. Rockers and Rebels dalla West Coast ai Beatles.

CANTO LA DIFFERENZA

Guya Valmaggi

Artista riminese, ha maturato all’interno del gruppo “Zafra” una particolare sensibilità per la musica sudamericana, in innumerevoli concerti e pubblicazioni discografiche. Nota anche per le sue interpretazioni di musica antica e sacra, ha collaborato con registi, attori, compositori e musicisti di fama internazionale. Ha partecipato a trasmissioni televisive ed ha all’attivo numerosi CD come interprete solista. Le sue interpretazioni raccolgono nel web moltissime visite e la sua versione di “Prece ao vento” è in vetta alle classifiche, superando anche quella storica della grande interprete brasiliana Eliseth Cardoso. La sua predilezione per la musica ispano-americana risale agli anni in cui, ancora studentessa, le capitò in mano “Basta – Storia rivoluzionaria dell’America latina attraverso la canzone”, di Meri Franco Lao. Con la collaborazione dell’autrice stessa, il gruppo Zafra allestì lo spettacolo “Cicatriz”, primo di numerosi concerti e pubblicazioni discografiche in cui i canti di Violeta Parra e Victor Jara (anche in versione ritmica italiana) hanno avuto ampio spazio.

Los Creadores

Gruppo vocale – strumentale Franco Gabellini (chitarra, tiple) Romeo Zammarchi (chitarra, charango) Anacleto Gambarara (sax, fisarmonica) Michele Ceccarelli (flauti di bambù, corno) Matteo Lepri (percussioni) Marina Valmaggi (voce, flauto traverso) Fonti inesauribili della cultura popolare, i “creatori” trasmettono la memoria, garanzia di identità e di libertà, attraverso la verde linfa di nuove produzioni. Il nome del gruppo intende associare gli artisti-interpreti e gli autori-compositori, soprattutto quelli della grande musica latinoamericana del XX secolo, cui va il loro vibrante omaggio (Violeta Parra, Victor Jara, Ariel Ramírez, Chico Buarque de Hollanda, Silvio Rodríguez, Atahualpa Yupanqui e molti altri). Nel variegato panorama culturale dei loro paesi, i compositori sudamericani hanno raccolto l’eredità di filoni musicali diversi, producendo originali opere, di straordinaria forza comunicativa, con testi contraddistinti da profonda umanità e alta tensione poetica. È questo il nuovo “classico” sudamericano: musica pura o contaminata, abbeverata alla tradizione, impazientemente a caccia di nuove imprese. Il gruppo è formato da musicisti che hanno alle spalle una lunga e amorevole visitazione del repertorio popolare latinoamericano, e che intendono comunicare, oltre la forma, anche i contenuti di storia, di esperienza, di idee e sentimenti di cui questi brani sono portatori.

Il Concerto

La protesta, la lotta e la leggenda: dai primi anni ’70 Rimini ha ospitato la canzone sudamericana impegnata (nel ’73 il primo concerto del gruppo Zafra; nel ’74 il concerto degli Inti Illimani), che ripropone ora con Guya Valmaggi e Los Creadores. Il concerto “Canto la differenza” è dedicato in particolare a due cantautori, i cileni Violeta Parra e Victor Jara, la cui opera ha segnato la storia del loro paese, dilagando poi nel mondo occidentale.

Si tratta dei principali esponenti della “Nueva Canción Chilena”, che negli anni ’60 e ’70 fu diffusa in tutto il mondo da vari gruppi musicali e che accompagnò la protesta e il breve periodo del governo di Unidad Popular in Cile. L’ambito dei contenuti è vastissimo: le radici storiche, la diseguaglianza sociale, l’autoritarismo, il lavoro, la lotta e la guerriglia, l’amore e la bellezza della vita. Alla musica si affidava il compito di stimolare le coscienze e di denunciare le ingiustizie.

I due musicisti furono dei veri e propri “militanti” che percorsero il loro paese per seminare idee nuove e una nuova speranza. Victor Jara fu barbaramente ucciso, dopo essere stato torturato, nello stadio di Santiago del Cile nel settembre 1973, quando il generale Pinochet mise fine con un colpo di stato al governo di Salvador Allende. Qualche anno prima, Violeta Parra appena cinquantenne si era tolta la vita, travolta da vicende personali per lei insostenibili. Anche il terzo protagonista di questo concerto, il guerrigliero Ernesto “Che” Guevara, incontrò una fine tragica nell’ottobre del 1967. Due canzoni, nel concerto, si riferiscono a lui: non tanto alla realtà storica (ricostruita interamente vari anni dopo la scomparsa di questi protagonisti) ma all’ideale che rappresentava: la difesa del popolo oppresso e la lotta clandestina contro l’oppressore feroce e smisuratamente potente. Idealizzato, amato, quasi icona di un laico salvatore: questo è il “Che” Guevara dei canti di quegli anni.

Al di là di ogni personale posizione politica, ed esaurita la funzione in qualche modo propagandistica di questi canti, è importante conoscerli e tramandarli anche al di fuori della terra in cui sono nati. Fra essi si trovano infatti opere pregevoli e testimonianze toccanti cui la musica dona le ali per il volo: come cantava Victor Jara, “non finirà il suo ricordo, non morirà con il tempo… Quello che nasce dal vero, sempre sarà un canto nuovo”. Il repertorio è stato curato da Marina Valmaggi, musicologa e conoscitrice della cultura latinoamericana che ha approfondito con studiosi e artisti, fra cui Fidel Gonzalez, Meri Franco Lao, Ariel Ramírez, Gabriel Segade. Al concerto partecipa come special-guest il prof. Ciro Picciano, che guiderà il percorso culturale del breve ma intenso programma e contribuirà anche vocalmente ad alcuni dei canti.

BORN TO BE WILD

La band: I Rangzen

Rangzen è un  nome tibetano che significa “indipendenza”. Nati nel 1997 sono considerati da  tempo una delle migliori Beatles Band italiane.La formazione comprende la  voce solista, l’armonica e il flauto, (spesso anche la chitarra e le tastiere) di  Ricky Cardelli; Francesco Cardelli, straordinario chitarrista e bassista, capace di eseguire in modo impeccabile gli assolo più ardui, da Jimmy Page a Jimy Hendrix. Ancora alle chitarre e al basso il veterano Claudio Cardelli, nato musicalmente nei Sixties e “padre” dei Rangzen; le tastiere di Enrico “Ciuk” Giannini e infine alla  batteria, tastiere e sax, il maestro Marco Vannoni. Special guest l’hendrixiano Avinash Furio Porcaro al basso.

Il Concerto

Dal biennio 1967/’68,  per distinguere chiaramente la nuova musica giovanile dal ‘pop’ commerciale, si parla di rock: la lingua comune di una generazione che con il rock aveva imparato a esprimere le proprie emozioni, ad allargare le amicizie, intessere amori, esprimere la propria diversità: era la ‘lingua naturale’ dei protagonisti della ribellione.

La scaletta delle canzoni del concerto sta tutta in un pugno di anni, dal 1964 al 1971, da You Really Got Me dei Kinks (’64) e Satisfaction degli Stones (’65) fino al John Lennon militante e pacifista dei primi ’70 con Instant Kharma e Give Peace a Chance. In mezzo tutti i migliori, da Bob Dylan a Jimi Hendrix, dai Jefferson Airplane ai Buffalo Springfield, Crosby, Stills, Nash and Young, Canned Heat e Credence Clearwater Revival. E sull’altra sponda dell’Atlantico quelli della ‘British Invasion’ con gli Stones, gli Who, i Kinks, i Beatles. Tanti gli spunti sessantotteschi del concerto, da quelie esistenziali come buttarsi sulle highways e andare andare andare, come in Easy Rider o direttamente politici come le song di Neil Young contro il razzismo in Southern Man o di denuncia della repressione sanguinaria di Nixon in Four Dead in Ohio.

Il concerto non cerca la celebrazione nostalgica, il ‘com’eravamo’ avaro di vibrazioni vitali, ma la ricerca di un’aria nuova, un nuovo inizio che si desidera intensamente ma non si sa ancora bene cosa sia: la key-note la danno i Buffalo Springfiel,  nel ’66, con For What is Worth di Steve Stills: ‘ There’s something happening here / What it is ain’t exactly clear…'(Qui sta succedendo qualcosa/Ma precisamente cosa non è chiaro…)

E’ anche un viaggio tra le incertezze e nell’ambiguità, come nella versione distorta di The Stars Spangled Banner di Hendrix a Woodstock, nel ’69: Jimi ha preso posizione contro la guerra in Vietnam o ha invece voluto omaggiare a modo suo l’inno americano? Non lo sappiamo, ma la chitarra distorta ha i suoni della guerra e così il suo pubblico l’ha interpretata e ancor più voluta.

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