Mirco Botteghi, Segretario generale FILCAMS CGIL Rimini, e Isabella Pavolucci, Segretaria generale CGIL Rimini scrivono una nota congiunta sul servizio di salvataggio specificando che è ora di dire basta alle rendite di posizione e che la risoluzione regionale del 16 marzo 2021 stia andando nella giusta direzione.
Ecco la nota completa:
I marinai di salvataggio.
L’ordinanza regionale prevede che il servizio pubblico essenziale di salvataggio venga svolto da lavoratori, una torretta ogni 150 metri di costa, cui si applichi il contratto collettivo di lavoro sottoscritto dalle Organizzazioni Sindacali maggiormente rappresentative.
Questi lavoratori, che durante la stagione invernale, spesso a loro spese, si allenano e frequentano dei corsi di formazione specifica, vengono assunti dalle imprese balneari con contratto di lavoro stagionale. Il reddito complessivo annuale dei marinai di salvataggio (tra lavoro e disoccupazione) non copre nemmeno 7 mesi.
Sta diffondendosi nel mondo delle imprese balneari il dumping contrattuale attuato attraverso l’assunzione di personale non qualificato o retribuito tramite contratti collettivi non rappresentativi e slegati dal Turismo. La concorrenza sleale di queste imprese va tempestivamente stroncata per garantire una qualità del lavoro omogenea.
La Regione può fare molto in tal senso, dettagliando maggiormente lo specifico capitolo in ordinanza, sollecitando attività ispettiva sul lavoro negli stabilimenti balneari ed orientando con più precisione i contributi pubblici alle imprese. Non è più possibile accettare che contributi pubblici vadano ad imprese balneari che impiegano lavoro irregolare o sottopagato.
Salvataggio servizio pubblico essenziale, il nodo della questione.
Sul litorale regionale il servizio di salvataggio è definito (dalla Commissione Garanzia Sciopero e dal TAR) servizio pubblico essenziale. Come tale, il servizio è soggetto a vincoli di Legge e imprescindibilmente legato all’apertura della stagione balneare (altrimenti servizio pubblico essenziale non è).
La Regione, con propria ordinanza, da anni cede l’onere della scelta di estendere il servizio, ai singoli territori. La scelta, apparentemente di buon senso, mira a valorizzare le peculiarità territoriali volte all’incremento dell’offerta turistica (valorizzando con la presenza del servizio di salvamento particolari periodi della stagione). Tale scelta, purtroppo, si è sempre scontrata con una certa parzialità delle Amministrazioni pubbliche locali dato l’evidente condizionamento esercitato dall’imprenditoria balneare. Il risultato finale, da sempre, è che l’opportunità di migliorare l’offerta non viene mai colta, anche se le spiagge sono frequentate per tutto il mese di settembre.
Dunque, bene se la Regione dovesse decidere, tramite l’ordinanza regionale balneare, di innalzare su tutta la costa la qualità del servizio offerto ai turisti (ma anche ai residenti).
Ancora meglio sarebbe riformare completamente il sistema del salvamento, sganciandolo definitivamente dalle imprese balneari ponendo fine a questo periodico balletto su chi deve pagare un servizio pubblico essenziale.
Non sarebbe impossibile farlo, le risorse potrebbero essere reperite attraverso un adeguamento dei canoni demaniali. Tali risorse andrebbero poi destinate a specifici enti di natura pubblica che, tramite l’assunzione diretta dei marinai di salvataggio, potrebbero garantire la sicurezza della balneazione senza condizionamenti determinati dai particolari interessi privati dei concessionari demaniali.
I costi dei concessionari demaniali e il rispetto della direttiva Bolkestein.
Il tema delle concessioni di spiaggia, attraverso l’applicazione della direttiva Bolkestein, può e deve diventare l’occasione, attraverso la scelta di raccordare le normative europee con l’esigenza di abbattere il peso della rendita di posizione, di togliere il freno alla necessità di investimenti nel settore ed alla riqualificazione della qualità dell’offerta turistica.
I canoni demaniali nel 2021 diminuiranno dell’1,85% rispetto al 2020. L’anno scorso erano stati ridotti dello 0,75% a seguito di adeguamenti Istat. L’introito complessivo della Stato si aggira sui 100 milioni di euro per 21.400 stabilimenti con una media di € 4.800 a concessione. Il decreto di agosto dello scorso anno ha fissato il canone minimo ad € 2.500,00, non al mese ma all’anno. Carlo Cottarelli, responsabile dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica, dalle sue pagine social, allora aveva invitato i propri follower a ricordarselo quando avrebbero pagato il costo dell’ombrellone (al giorno). Non possiamo che essere d’accordo con la sua chiosa amaramente ironica.
Stando al riminese, secondo dati pubblicati per il 2019, e soffermandoci ai soli due principali Comuni costieri, i costi medi delle concessioni balneari (singole) si attestavano attorno a € 4.000,00 per Riccione con 129 stabilimenti balneari e circa € 8.000,00 per Rimini con 234 stabilimenti balneari.
A tal proposito servirebbe una maggiore circolazione di queste informazioni a favore di tutti i portatori di interessi verso le concessioni demaniali balneari (cittadini, turisti, lavoratori, imprese concorrenti), con l’esplicitazione aggiornata e dettagliata di questi dati che oggi non sono facilmente reperibili.
Economia turistica balneare e crisi.
Di fronte al prospettarsi in Emilia-Romagna di un allungamento della stagione balneare con obbligo di salvamento, si sono levati gli scudi di imprenditori balneari e politici, essi stessi in qualche caso imprenditori del settore, che evidenziano le difficoltà della crisi. Ma di quale crisi stiamo parlando per le imprese balneari?
Per ammissione di numerosi imprenditori balneari, che si sono avvicendati sui media locali dalla fine della scorsa stagione ad oggi, l’anno scorso è andata bene. Del resto negarlo sarebbe in contrasto con quello a cui tutti abbiamo assistito e cioè: spiagge affollate.
Non solo, abbiamo letto sugli organi d’informazione di un discreto fermento nel “mercato privato” dei passaggi di proprietà di stabilimenti balneari. Affari attorno ai quali emergono cifre considerevoli: fino ad € 600.000,00 per 30-40 metri lineari di fronte mare.
Se la fase di crisi drammatica che sta affrontando gran parte dell’economia turistica vede simili “vivacità” crediamo che sarebbe da mutuare, per il settore balneare, il Protocollo sui cambi di gestione nel settore ricettivo, al fine di garantire – nell’interesse collettivo – che la criminalità organizzata non metta le mani sulle concessioni demaniali.
Sul tema delle concessioni demaniali si giocherà il cambio di passo per il modello turistico nazionale e territoriale. Per farlo servono scelte che guardino all’intesse generale per scardinare rendite di posizione e favorire qualità e concorrenza.