Lo chiamavano “Nonno Carabina” ed era stato ritenuto il mandante del tentato omicidio di Augusto Mulargia, che il 5 aprile 2015 a Rimini in via Carlo Zavagli alla Barafonda era stato vittima di un agguato e bersaglio di tre colpi di pistola. Per quel delitto era stato condannato Karim Emanuel Camaldo, 29enne napoletano, che al processo aveva detto di aver assunto l’incarico in cambio di droga e come pagamento di un debito da 500 euro. Il “contratto” era stato concluso con Attilio Da Corte Zandatina, oggi 75enne e detto appunto “Nonno Carabina”.
Condannato a 12 anni di reclusione invece dei 20 chiesti da pubblico ministero, poiché i giudici del Tribunale di Rimini non avevano riconosciuto nei suoi confronti la premeditazione, per “Nonno carabina” è arrivato però il sequestro dei beni.
Il provvedimento è stato eseguito dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Rimini. Gli stessi militari, durante le indagini sull’agguato, durante le intercettazioni avevano ascoltato dialoghi dai quali emergeva chiaramente che i soggetti monitorati erano dediti allo spaccio di consistenti quantitativi di droga, in particolare cocaina. Sul capo dell’anziano boss e di altri quattro era piovuta quindi anche un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per spaccio e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti continuato.
Alla luce di questi fatti e in considerazione dei numerosi precedenti di polizia da cui Da Corte Zandatina risulta gravato, ritenendolo un personaggio socialmente pericoloso e quindi rientrante nelle categorie che il “Codice delle Leggi Antimafia e delle Misure di Prevenzione” individua come coloro che risultano vivere abitualmente di traffici delittuosi, nei suoi confronti è stata avanzata una proposta per l’applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno, sulla quale il Tribunale di Rimini deve ancora esprimersi.
Contestualmente è stata avanzata la richiesta di sequestro preventivo finalizzato alla successiva confisca dei beni allo stesso riconducibili.
Gli accertamenti effettuati nei confronti di “Nonno Carabina” hanno consentito di stabilire che era abitualmente dedito a traffici delittuosi, nonché di ritenere che viva abitualmente, o almeno in parte, con i proventi di attività illecite: troppo evidenti le sproporzioni tra le fonti di reddito che lui dichiarava e il cospicuo valore dei beni che gli sono stati trovati.
I militari dell’Arma hanno dunque provveduto a porre sotto sequestro due terreni agricoli a Rimini, nella frazione di Corpolò. Inoltre sono state bloccate le disponibilità finanziarie esistenti su alcuni conti correnti e fondi di deposito, nonché i beni contenuti in una cassetta di sicurezza custodita presso un istituto bancario di Rimini, per un valore complessivo di 100.000,00 euro circa.