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QUANDO RIMINI SCELSE LA REPUBBLICA, LE RARE IMMAGINI DEL 1946

Poco più di un mese fa abbiamo festeggiato (verrebbe da dire in pochi) i 70 anni della nostra Repubblica, nata il 2 giugno 1946 grazie a quei cittadini che la preferirono la Repubblica alla Monarchia. I voti per la Repubblica (a livello nazionale) furono 12.717.923 (pari al 54,3%) contro i 10.719.923 (45,7%) per la Monarchia (le schede nulle furono 1.498.136). I risultati furono proclamati dalla Corte di cassazione il 10 giugno 1946.
La notte fra il 12 e 13 giugno, nel corso della riunione del Consiglio dei ministri, il presidente Alcide De Gasperi, prendendo atto del risultato, assunse le funzioni di capo provvisorio dello Stato. L’ex re Umberto II lasciò volontariamente il paese il 13 giugno 1946, diretto a Cascais, nel sud del Portogallo, senza nemmeno attendere la definizione dei risultati e la pronuncia sui ricorsi, che saranno respinti dalla Corte di Cassazione il 18 giugno 1946.
Il 2 giugno 1946, insieme con la scelta sulla forma dello Stato, i cittadini italiani (comprese le donne, che votavano per la prima volta in una consultazione politica nazionale) elessero anche i componenti dell’Assemblea Costituente che doveva redigere la nuova carta costituzionale. Alla sua prima seduta, il 28 giugno 1946, l’Assemblea Costituente elesse a capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, con 396 voti su 501, al primo scrutinio.

A Rimini città (come del resto in tutta l’Emilia-Romagna) le proporzioni del voto furono assai diverse: l’82,57% dei cittadini si espressero a favore della Repubblica contro solo il 17,43% per la Monarchia. Nella Provincia di Forlì (di cui allora il riminese faceva parte) 212.472 elettori (pari all’84,75%) si espressero per la Repubblica.
Fu il primo confronto elettorale vero, a guerra finita, che divise l’Italia. A Rimini il fronte a sostegno della Repubblica vedeva in primo piano i partiti della sinistra e quelli laici; anche la DC, seppur in forma molto blanda, optò per la Repubblica.
Il Partito Comunista riminese per mesi condusse una serrata campagna elettorale per convincere gli elettori a scegliere la Repubblica. Esistono, in sede locale, ben pochi documenti fotografici che testimonino di quel lontano confronto politico elettorale.

Pubblichiamo quattro rare immagini di uno dei momenti più importanti di quel confronto: la manifestazione del PCI riminese il 12 maggio 1946 in Piazza Tripoli (oggi Marvelli), a Marina Centro, per sostenere la Repubblica. Occorre una nota: in quei mesi il Centro storico di Rimini era ancora, per gran parte, un ammasso di rovine e macerie, lascito dei bombardamenti del 1944. Per contro Piazza Tripoli era diventato il luogo di ritrovo, oltre che il “mercato” legale (ed illegale) della Città ancora piena di truppe militari alleate e di decine di migliaia di prigionieri tedeschi. Qui presero la parola la domenica pomeriggio il prof. Bruno Toni (1917-1960) e Sara Croce (1918-1996).
Bruno Toni era fra i giovani intellettuali comunisti venuti alla ribalta nei mesi della Resistenza. Insegnante, fu poi corrispondente de L’Unità e direttore di “Nuova Voce”, il periodico della Federazione Comunista dal settembre 1949 al febbraio 1956. Oratore capace.
Sara Croce, figlia dell’on. Ettore Croce, e moglie dai primi anni ’40 di Decio Mercanti (segretario del PCI riminese clandestino e Presidente del CLN), partigiana, militante comunista, fu da subito (dentro e fuori il Partito) l’interprete delle rivendicazioni delle donne. Per anni responsabile della Commissione femminile del PCI e dirigente dell’UDI. Anche lei insegnante ed efficace oratrice.
I due dirigenti comunisti, con i loro interventi, invitarono le centinaia di persone presenti ad impegnarsi per le ultime settimane della campagna elettorale a convincere la gente ad andare a votare e a preferire la Repubblica. Naturalmente Sara Croce batté con forza sulla necessità delle donne di partecipare, anche con la scelta per la Repubblica, alla costruzione della nuova Italia democratica.
Il 2 giugno 1946 gli italiani scelsero la Repubblica e i “Costituenti” diedero il via alla costruzione del nuovo Stato democratico italiano.

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