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Rimini, Riziero Santi: “Ascoltiamo il disagio dei giovani. Tiriamo giù muri”

Alcuni “appunti di viaggio” di Riziero Santi tra le scuole di proprietà dell’ente che presiede:

Ho iniziato un giro nelle scuole della Provincia per incontrare i Dirigenti e con loro fare un punto sulla qualità delle infrastrutture, valutare i bisogni e le criticità. Fin dalle prime uscite l’iniziativa si è mostrata senz’altro utile.

 

  1. Ci sono muri da tirare su. C’è bisogno di muri, nel senso che c’è bisogno di spazi adeguati per rendere le nostre scuole sempre più performanti, per consentire lo sviluppo delle attività didattiche specialistiche e complementari, i laboratori, le palestre, spazi per lo studio, la lettura. 
  1. Il patrimonio edilizio scolastico della Provincia di Rimini è costituito da 25 Edifici scolastici, 4 Strutture sportive indipendenti ad uso scolastico. Le attività richieste riguardano principalmente la sicurezza, in particolare quella sismica, l’igiene e la funzionalità delle strutture. L’obsolescenza di molti edifici comporta un impegno piuttosto oneroso, in termini di risorse umane ed economiche. Dovremo tornare ad investire anche risorse proprie dell’Ente e ad ottimizzare gli interventi rimettendo in campo forme, anche innovative di global service.

2. Ci sono muri da tirare giù. Ciò che mi è anche utile, come amministratore pubblico, è capire quelli che sono i muri da abbattere: fisici e sociali. Questa si rivela essere la parte più interessante, fin dalla prima uscita. La prima scuola che ho visitato è quella dove i ragazzi sono stati beccati a fare “parkour” sui tetti. Azione senz’altro scriteriata. In un angolo dello stesso polo scolastico una recinzione che separa due plessi mi dicono che viene regolarmente divelta. Ci sono poi atti vandalici che si ripetono e che provocano danni e disservizi. Sono problemi, certo, ma sono soprattutto messaggi, campanelli. Certo: sono azioni che vanno perseguite. Tuttavia in questi casi ci sono anche dei muri da abbattere. Sono i muri che non ci fanno vedere e leggere certi messaggi che vengono dal mondo giovanile. Forse è il caso di realizzare qualche infrastruttura che consenta di praticare il parkour in legalità e sicurezza. Forse è semplicemente il caso toglierla quella recinzione, ed è quello che ho chiesto, per consentire il passaggio dei ragazzi. Forse è il caso di ascoltare un disagio che ci indicano quei vetri rotti, che ci rimandano alle nostre responsabilità di genitori, educatori, amministratori. Tirando giù muri appunto”.

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