Ex consigliera ed ex portavoce del MoVimento 5 Stelle nell’assemblea regionale dell’Emilia Romagna, la riminese Raffaella Sensoli fornisce oggi una lettura dei risultati elettorali un po’ diversa rispetto a quella data ieri dai candidati grillini Ghinelli, Livi e Fratta.
Sensoli, che si era dichiarata contraria alla presentazione di una lista pentastellata alle regionali da contrapporre a quelle del centrosinistra e del centrodestra, con un lungo post su Facebook fa notare innanzi tutto: “Dal 2018 ad oggi il M5S ha perso in Emilia-Romagna oltre l’82% del suo elettorato. Circa 810 voti in meno al giorno, con un leggero rallentamento (-780) dalle Europee ad oggi, probabilmente perché il bacino elettorale di riferimento si era già ampiamente ridotto, visto che nei 450 giorni fra il trionfo del 4 marzo 2018 e la sconfitta delle Europee del 26 maggio 2019 già si era dissolto il 52% del proprio consenso”.
“Se i voti fossero iceberg, se ne sarebbero sciolti tanti da sommergere ormai quasi tutte le terre”, commenta amaramente la ex consigliera regionale.
E prosegue: “Questi numeri, replicabili o già replicati nel resto d’Italia, danno la testimonianza della sofferenza del M5S. Di cento elettori che il 4 marzo 2018 hanno assegnato il proprio voto al M5S 82 si sono diretti altrove in meno di 22 mesi. Non sono scomparsi, hanno semplicemente guardato da altre parti, delusi.”
“Questo è il nodo: le scelte politiche si fanno andando, cercando, scegliendo una destinazione o almeno una direzione. Muovendosi quindi, consapevolmente o meno, sulla base di ragionamenti e ideali, con la testa e con il cuore, verso un luogo preciso o almeno verso una parte. O sapendo qual è quella verso cui non si vuole andare”.
“E il M5S non ha deciso dove andare. Non una direzione, ma oggi neanche una destinazione, cioè un obiettivo.
Non andare significa non essere. Perché noi, le persone, la gente, i cittadini e, conseguentemente, gli elettori, siamo prima di tutto in viaggio. La nostra vita è essenzialmente un viaggio. Non c’è bisogno di scomodare il Vangelo, o Ulisse o Dante. Ognuno di noi sa che la propria vita e quella di tutti intesi come collettività consiste nell’andare, nel cambiare, nel maturare. Nell’essere, appunto, in “movimento”.
“Questo è e deve essere il M5S. O, almeno, questo è stato il M5S. Prima delle elezioni politiche erano stati indicati alcuni obiettivi fondamentali, fra i quali il reddito di cittadinanza, i provvedimenti anticorruzione, il taglio dei parlamentari, il contrasto del gioco d’azzardo. Operazioni, ormai quasi tutte, realizzate. E tutto questo in un quadro che lo stesso Grillo ha dipinto parlando di “destra un po’ pericolosetta” e di “una sinistra che si che si deve formare” e con la quale “si possono fare progetti bellissimi”.
“Fra queste parole di Grillo forse ce ne sono due più importanti di altre. Vale a dire “formarsi”, riferito alla sinistra, e “progetti”, relativo a ciò che il M5S può fare con la sinistra. Entrambe queste parole parlano del futuro, del dove andare, dell’esigenza di andare, di muoversi, di viaggiare verso una direzione comune. Una visione completamente diversa rispetto a quella, immobile, dell’ago, fisso al centro della bilancia. Una visione, quella delle parole di Grillo, che di intreccia con l’idea e la natura di Movimento”.
“Ed è da qui che bisogna ripartire. Appunto, partire, muoversi, avendo un’idea della direzione e della destinazione. Saper cosa vogliamo e cosa non vogliamo. Io mi sento parte di questo Movimento, di una comunità aperta, di una comunità che non ha paura delle idee e delle idee degli altri. Di una comunità che è capace di produrre, di partorire progetti, di confrontarli al proprio interno e con gli altri. Di una comunità che si muove con l’intento di aprirsi, allargarsi, migliorarsi e di migliorare le condizioni di vita di tutti. Credo che fra questa idea di apertura e di movimento e il concetto di progresso e di innovazione sociale ci sia una naturale e profonda consonanza”.
“Credo che stare fermi, fissi, pensare di essere un ago della bilancia, peraltro sempre più sottile, sia la negazione dell’idea di movimento, di progetto e di futuro di cui ha parlato spesso Beppe Grillo. Un’idea nella quale credo anch’io. Credo che lo pensino i tantissimi elettori che nel 2018 hanno votato per il M5S , che lo pensino i 22.000 elettori che hanno esercitato il voto disgiunto; bisogna andare verso il cambiamento e l’innovazione e rendere, in questo modo, il nostro un paese migliore, più giusto, più bello, più equo, più pulito. Credo che fosse questo il desiderio dei cittadini che ci vollero al governo e che oggi, insoddisfatti, si stanno dirigendo altrove”, conclude Raffaella Sensoli.