Alcol ai minori: sono quasi mille i controlli effettuati dalla Polizia municipale di Rimini nei primi dieci mesi di quest’anno.
“Noi agenti che svolgiamo i controlli – spiega Letizia Orioli, responsabile dei Servizi territoriali della Polizia Municipale di Rimini – siamo anche madri, il che ci porta ad avere una partecipazione emotiva forte quando si tratta di controllare la vendita di alcol ai minori. Un doppio ruolo che ci rafforza e che ci fa anche immedesimare nei genitori che incontriamo e con cui ci confrontiamo spesso”.
Confronti con genitori che, nell’arco dei primi dieci mesi del 2018, sono avvenuti almeno 25 volte, ovvero ogni volta che è stata emessa una sanzione per vendita di alcol ai minori ai minimarket controllati. I controlli sono però molti di più, un’attività continua, puntuale e scrupolosa: sui 930 effettuati da gennaio ad ottobre, oltre alle 25 sanzioni per vendita ai minori, sono state emesse altre 44 per vendita di alcol da asporto (in bottiglia) dopo le 22. 6 i locali fatti chiudere nell’arco annuale, con sanzioni molto pesanti (esempio, la chiusura per 90 giorni di un esercizio in centro, in via Garibaldi).
“Per noi, oltre ai numeri – continua la Orioli – ciò che davvero conta è il rapporto con i genitori, le famiglie. Nella grande maggioranza dei casi si tratta di minorenni che acquistano una birra al minimarket, non compiendo alcun illecito, che invece è a capo del commerciante. Manca però, spesso, la percezione del rischio. Per esempio manca la consapevolezza che il codice della strada, e relative sanzioni, si applicano anche alle biciclette, il mezzo con cui escono i ragazzi che abbiamo incontrato. Un rischio che ribadiamo anche ai genitori. Spesso si tratta di famiglie molto educate ed attente, non di persone disagiate o in condizioni di difficoltà. Ci ringraziano, stupiti che la Polizia Municipale non sia solo “quella delle multe” ma anche un servizio di prossimità come questo. I casi estremi sono davvero pochissimi.
“A noi comunque – continua la Orioli – non spetta la parte educativa, che è compito delle famiglie. Anche se, per sensibilizzare i giovani, facciamo corsi di educazione stradale nelle scuole, in cui i rischi della guida in stato di ebrezza occupano un posto importante. Nel corso degli anni abbiamo anche ottimizzato il rapporto con le altre Istituzioni, come la Prefettura, con la quale ormai abbiamo sviluppato una collaborazione importante. Ciò che emerge dalla mia esperienza – conclude la Orioli – è che a premiare sia il lavoro corale di Istituzioni, famiglie e giovani stessi, che è anche il metodo che ci stiamo dando per ottimizzare il nostro lavoro”.