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Rimini: “Quale futuro?”. 350 riminesi all’incontro con Andrea Gnassi e Stefano Zamagni

Ci vuole coraggio a parlare di futuro in una fase storica dove ci sentiamo così bloccati. E questo coraggio è stato ripagato dalle oltre 350 persone che hanno scelto di essere presenti ieri sera alla piazza Francesca da Rimini per il primo incontro del ciclo “Non aver paura di tirare un calcio di rigore”, la serie di confronti aperti per discutere insieme del domani della nostra città che ho avuto il piacere di aprire. Sono state oltre due ore dense di contenuti e di scambi, grazie ai contributi del sindaco Andrea Gnassi e dell’economista Stefano Zamagni, egregiamente guidati da Silvia Sanchini, con un tema al centro: la necessità del protagonismo della comunità. E la presenza ‘fisica’ di ieri sera – oltre ai tanti messaggi di apprezzamento che anche oggi continuano ad arrivarmi – è la testimonianza concreta di una voglia di partecipazione reale, un segnale da tenere bene a mente in previsione di un 2021 che sarà un crocevia per il futuro della nostra città e che necessita dell’apertura alle forze, alle idee, alle persone anche al di fuori del campo ristretto dei partiti e delle correnti. 

Si è parlato di civitas e comunità, del diritto di ognuno di sentirsi parte di un qualcosa più grande di noi. Discorsi che non sono rimasti nella sfera delle dissertazioni filosofiche, ma che sono stati tradotti in prospettive, in semi per far germogliare quell’attivismo che aspetta solo di avere lo spazio per esprimersi. 

Se c’è una cosa che il Covid ci ha insegnato è che ognuno di noi è imprescindibilmente legato alla responsabilità dell’altro. E di responsabilità ha parlato Stefano Zamagni, richiamando l’“I care” di don Milani, la necessità cioè di promuovere una cultura del prendersi cura,  di una civitas che si regge sul potere delle relazioni e che per farlo ha bisogno di tre gambe: il pubblico, il privato e la società civile, che mettano insieme le forze attraverso forum partecipativi aperti al contributo di tutte le espressioni della comunità. 

Responsabilità è anche il motore su cui si regge l’azione di chi amministra una città. Il sindaco Gnassi lo ha ricordato, ripercorrendo le tappe di un percorso che ha portato Rimini ad intraprendere un cambiamento strutturale, dallo stop al consumo del territorio, alla ricucitura con le periferie che tali non sono, passando per la valorizzazione dei motori culturali, con la stessa piazza Francesca da Rimini quale plastico esempio della radicale trasformazione urbana in atto. Un lavoro innovativo – frutto di quella consapevolezza di essere eredi e non discendenti – che non può e non deve fermarsi nei prossimi anni e che dovrà essere portato avanti anche da chi sarà prossimamente chiamato alla guida della città, in un’azione che necessariamente dovrà tenere conto dello scenario emergente provocato dalla pandemia, tra nuove esigenze e anche nuove opportunità. 

Così come non si ferma l’esperienza di Non aver paura di tirare un calcio di rigore: per il prossimo appuntamento l’invito è stato rivolto alla vicepresidentessa della Regione Emilia Romagna Elly Schlein.  

Ieri sera su proposta del sindaco nata anche una mail (nonaverpauraditirareunirigore@gmail.com) e un hashtag #NonAverPauraDiTirareUnCalcioDiRigore per iniziare a raccogliere contributi, opinioni e stimoli per costruire un futuro con coraggio, altruismo e fantasia.

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