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Rimini, Ponte di Tiberio: una precisazione di Giovanni Rimondini

Ci perviene una richiesta di precisazione di GiovanniRimondini che puntualmente pubblichiamo:

In un articolo di oggi di chiamamicittà.net sulla riunione nel bar Commercio di giovedì 20 luglio del Comitato per la difesa del ponte di Tiberio contro le manomissioni che sta attuando l’Amministrazione Comunale, ho precisato che i muri a mare alla destra e alla sinistra del ponte sono preziosi palinsesti archeologici che hanno basi romane, strati medievali, settecenteschi e anche ottocenteschi e novecenteschi. Inoltre che gli “addetti ai lavori” hanno manifestato poco interesse ad approfondire le problematiche archeologiche dell’area. Non ho mai attaccato la società adArte, la cui serietà scientifica e correttezza stimo grandemente, come viene riferito nel vostro articolo con il brano virgolettato seguente: “Mentre la Soprintendenza ha dato il suo secondo permesso, sempre positivo, basandoli sulla consulenza di una società privata denominata adArte, secondo la quale  nel sito non esistono beni archeologici che debbano essere tutelati”. Esiste una registrazione degli interventi alla quale faccio riferimento. Il mio risentimento di ‘storico locale’ verso gli “addetti ai lavori” riguarda la ventennale mancanza di pubblicazioni di resoconti di scavi – compresi gli scavi della “Domus del Chirurgo” -, e la trascuratezza con cui sono stati affrontati gli scavi sotto l’ultimo arco del ponte negli anni ’70, o in tempi più recenti, lo scavo del presunto porto romano nella costruzione dell’edificio delle poste preso la Stazione ferroviaria. Vi chiedo di pubblicare questa precisazione. Giovanni Rimondini“.

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