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Rimini, Pizzolante: “Sono sempre rimasto socialista, craxiano e avverso ad ogni forma di moralismo”

Un comunicato dell’Onorevole Sergio Pizzolante a margine delle polemiche circa la sua eventuale candidatura nelle liste del Partito Democratico:

La politica, le elezioni: chi sono io.

Avevo intenzione di tacere di fronte ad argomenti che ritengo profondamente ingiusti.

Però c’è una cosa che non posso non dire, sulla quale non posso tacere. Anche quando ci sono ragioni tattiche per star zitto.

Perché vale più di una candidatura!

È la mia vita! È quello che sono.

E non consento a nessuno di deformare la mia vita.

Io non ho mai cambiato le mie idee di fondo, i miei valori, la mia visione. Questo non me lo lascio dire. Non cambiano le mie opinioni, come non cambia chi continua a non averne. Chi sono io?

Lo devo anche al bel post di Sabrina Ottaviani del Pd, desiderosa, senza pregiudizi, di saperlo.

Nel 78 lessi “pluralismo o leninismo” di Bettino Craxi, scritto con Luciano Pellicani e nel 1982 passai 4 giorni al palazzetto dello sport di Rimini, capì che la “mia” cultura politica, la “mia” sinistra era quella dei “meriti e dei  bisogni” della conferenza Programmatica del Psi. Io non ho mai avuto motivo per cambiare quelle idee, la storia ha poi dimostrato che altri avevano motivo e necessità di cambiare le loro. C’è chi l’ha fatto con serietà e intelligenza e c’è chi non l’ha fatto, facendo finta di farlo.

Chi è intellettualmente onesto sa dove stanno i voltagabbana!

Vengo considerato un politico di lungo corso. È vero! Ho iniziato a occuparmi di politica quando mia madre mi portava a sentire i comizi nel mio paesino, Castrignano del Capo (Le).

Decisi poi che la politica sarebbe stata la mia vita, quando avevo 7 anni. Un vecchio notabile e sindaco democristiano attaccava dal palco mio padre, muratore e socialista.

Dissi a mio padre:”un giorno ti difenderò io”.

Sono passati 50 anni. Un corso lungo, certo.

Ma nel ’93, nel pieno della falsa rivoluzione di Tangentopoli ho interrotto quel corso.

Ero segretario del Psi di Rimini, ero in prima fila nelle vicende politiche riminesi. Crollava tutto. Mi chiesero di candidarmi alla Camera per il Patto per l’Italia, anche qualcuno di Forza Italia mi contattò.

Decisi che non potevo.

Il dolore per quello che succedeva era fortissimo.

Lasciai! Mi cercai un lavoro! Avevo il marchio d’infamia, era difficile trovare un lavoro, ero socialista e non rinnegavo Craxi.

Girovagai un anno intero.

Mentre chi era in seconda o terza fila faceva carriera.

Io sono sempre rimasto socialista, craxiano e avverso, radicalmente avverso ad ogni forma di moralismo, giustizialismo e populismo.

Sono rimasto fuori dalla politica attiva, dalla mia vita, 13 anni. Dal ’93 al 2006.

Quando, in quota socialista, mi candidai in Forza Italia in contrasto ideale e culturale con quella sinistra che da comunista era diventata giustizialista. Il PCI di Togliatti aveva mille difetti ed ha avuto politicamente torto nella storia d’Italia, ma non era mai stato giustizialista!

Poi in questi ultimi anni, come ho detto più volte, il mondo è cambiato ancora, radicalmente. Il ceto medio in crisi profonda non è più argine all’esplodere del populismo e dell’estremismo che si alimenta di moralismo e giustizialismo.

La lunga crisi economica, l’immigrazione, il terrorismo, hanno fatto emergere un populismo di destra…egoismo, razzismo, muri  e un populismo di sinistra… sto male, ci pensi lo Stato.

Nel primo campo, Trump, Le Pen, Salvini, buona parte di Forza Italia, nel secondo campo, Corbyn, Sanders, Grasso, Bersani e company.

Grillo sta in tutti e due i campi. Tutti cavalcano la rabbia, tutti distruggono.

Io che sono un socialista craxiano dove devo stare?

Qual è la mia coerenza? 

Mi sembra chiaro!

Lo dico da tre anni.

Ho fatto scelte conseguenti, rischiando tutto, ho perso tutto e poi ho vinto.

A Roma e a Rimini.

Queste idee e questa visione hanno avuto consenso.

Sono sostenitore corretto e leale di chi sta costruendo a Rimini, dentro una visione e una lettura della politica comune. Penso che mio compito sia far vincere queste idee.

Penso che, a differenza di 25 anni fa, non sia questo il momento di lasciare. Vedo i partiti che creano consenso sulla rabbia quasi in maggioranza, vedo Grasso che strizza l’occhio a Grillo, vedo il vento della destra populista crescere e penso che questi siano i problemi da affrontare. Non le convulsioni tattiche interne alle correnti di partito.

Ho maturato la convinzione che, mollare ora, sarebbe il mio vero e primo tradimento!

Questo è quello che penso!

Vado avanti! Se si può”.

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