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Rimini, Petitti (PD): “Siamo stati inefficienti sul terreno della questione sociale”

Si è svolta ieri la seconda parte della direzione provinciale del Partito Democratico di Rimini sull’analisi del voto. Ecco l’intervento dell’assessore regionale Emma Petitti:

Abbiamo fatto tutti questa campagna elettorale e abbiamo sentito tutti il vuoto attorno, l’isolamento, ma che il disastro sarebbe stato di tale portata nessuno poteva immaginarlo, anche se le premesse c’erano tutte.
 
I 5 Stelle sono divenuti il primo partito, il centrodestra la prima coalizione, a Rimini, come in regione, come nel paese.
 
La stagione delle divisioni a sinistra ha penalizzato tutti, il centro sinistra e i fuoriusciti. Ora siamo nella fase della ricomposizione, della rigenerazione del PD e dell’intero schieramento del centrosinistra.
 
Occorre elaborare il lutto, temo che non abbiamo compreso sufficientemente la portata del rischio che abbiamo di fronte e dobbiamo superare quella pretesa e presunta superiorità intellettuale, che poi non trova riscontro nei consensi degli elettori.
 
I nostri territori, la nostra regione, sono contendibili e se non individuiamo insieme uno Scatto, sul piano della reazione, probabilmente non riusciremo a recuperare. Serve quindi una profonda consapevolezza e unità per affrontare insieme le prossime scadenze amministrative, locali e regionali.
 
Sono stata anche io segretaria provinciale, e so quanto è dura reggere la tensione in alcuni momenti. Ma se la comune sfida da cogliere, è ripartire insieme, dopo aver affrontato una profonda e onesta analisi, una discussione che ci faccia aprire una fase Nuova, diversa; non possiamo dividere il partito in schemi preordinati, i responsabili da una parte, e i rancorosi dall’altra, i riformisti da una parte, e i gufi dall’altra. Perché è riduttivo, serve ad alimentare le tifoserie ma sono semplificazioni inutili sul piano della comune battaglia, che è quella di delineare un nuovo profilo del Partito Democratico, alternativo al centro destra e al m5s. E allora Segretario non parliamo di scontri tra bande, non ci sono capi bande qui, c’è un partito che vuole discutere, decine di interventi, articolati, e serve dare cittadinanza a tutti questi.
Siamo gruppo dirigente di questo partito, sia quando si vince, assieme, sia quando si perde, assieme. Non si scappa, e io non sono mai scappata, non sono mai fuggita dal confronto, e ritengo che le sconfitte non si insabbiano stando zitti pubblicamente; soprattutto se vuoi recuperare quegli elettori che ti hanno voltato le spalle votando, M5s, Lega, LeU o quelli che semplicemente stanno a casa perché non si riconoscono nella nostra proposta politica.
 
Quindi non sottovalutiamo la portata di questo risultato. Facciamo una Riflessione Profonda nel Partito ma che coinvolga anche il campo che lo circonda, la Società.
 
Per me era la discussione che avremmo dovuto fare all’indomani del referendum, che ci offriva esattamente lo scenario che in modo enfatizzato ci hanno consegnato le urne del 4 marzo. E cioè che ci sono 2 Nazioni nel nostro Paese, il Nord e il Sud, la città e la periferia, gli adulti e giovani. Se avessimo provato a fare quella discussione dopo il referendum, forse, avremmo potuto attenuare l’effetto di un’onda che indubbiamente c’è e che ora non possiamo semplicemente limitarci ad enunciare, perché correremmo il rischio di consegnare noi stessi alla contemplazione di ciò che accade, non facciamolo, evitiamo ora questo errore. E cioè di non voler vedere che il voto ci ha consegnato un doppio bipolarismo. Il bipolarismo tra gli INCLUSI rappresentati dal PD e da Forza Italia (da quell’idea delle larghe intese già bocciata con il referendum del 4 dicembre) e tra gli ESCLUSI, che hanno scelto di votare il m5s e la Lega.
 
Il populismo è egemone nei settori popolari, e torna un voto privo di ideologia, ma di classe. Sostanzialmente, la collocazione sociale ha la sua proiezione nel comportamento politico,  cosa che non accadeva da tempo.
Il populismo o quello che noi chiamiamo populismo (forse dovremmo riconsiderare le parole), è stato un impasto di antipolitica, campagna sulla sicurezza e questione sociale. E allora non si può fronteggiare l’antipolitica inseguendo il populismo sul suo terreno e agitando parole d’ordine che alla fine hanno rafforzato i populisti.
 
Noi, siamo stati inefficaci sul terreno della Questione Sociale e se ne siamo consapevoli e se oggi finalmente ne siamo consapevoli serve cambiare radicalmente rotta e rifiutare quell’atteggiamento definito il cadornismo, la persuasione che una cosa sarà fatta perché è un dirigente ritiene giusto e razionale farla in barba al rischio del sacrificio. Evitiamo il cadornismo, il conformismo, le ipocrisie e ritroviamoci come comunità politica e solidale intorno ad una nuova prospettiva.
 
E se siamo consapevoli che il nostro territorio provinciale e il territorio regionale sono contendibili non possiamo pensare di vincere con formule politiche, modelli; perche’ quando cambiano le condizioni e abbiamo i 5s in campo, le carte si rimescolano.
E allora noi abbiamo bisogno di ricostruire un campo largo, competitivo, aperto al centro ma molto largo a sinistra. Non alla sinistra politica ma ai contenuti e ai valori della sinistra.
Lo si è fatto nel Lazio, lo si era fatto prima a Milano, non lo si è fatto con le elezioni politiche, ora lo si dovrà fare alle prossime scadenze amministrative comunali e regionali.

Per la prima volta sappiamo che la nostra regione è contendibile da parte del centro destra a trazione leghista e una lettura del voto in tutta la nostra regione dice chiaramente che non esistono più zone dove lo ‘zoccolo duro’ ci protegge dal rischio di perdere le elezioni. Semplicemente perché lo ‘zoccolo duro’ non c’è più. Esistono delle enclave che hanno permesso di eleggere i nostri parlamentari. A Bologna, Modena, Reggio Emilia, Ravenna ma fortemente ridimensionati nel consenso. I voti li abbiamo mantenuti nei centri urbani, dove la gente sta meglio, perdendoli nelle periferie che una volta davano voti sicuri alla sinistra. E anche da noi, anche in Emilia-Romagna, il centro destra è competitivo trainato dalla lega che è alimentata dai voti dei ceti popolari in particolare dagli operai, dal mondo del lavoro dipendente, Piccoli imprenditori e categorie minacciate dalla globalizzazione dei mercati.
Il movimento cinque stelle attraendo il voto di sinistra deluso ci indebolisce nella nostra compagine favorendo la maggior capacità competitiva del centro destra.
 
COSA FARE. Nel merito della proposta politica e nelle forme di ricostruzione di un nuovo campo di centro sinistra.

È chiaro a tutti noi che non è bastato dire quello che abbiamo fatto, anche se di cose ne sono state fatte. E non è bastato nemmeno il distinguo tra ciò che abbiamo fatto noi e le proposte del m5s.
Reddito di Inclusione/ Reddito di Cittadinanza.
O Dibattito sui Costi della Politica.
 
Io credo sia mancata una proposta convincente e chiara su come intendiamo ridurre e contrastare le diseguaglianze sociali.
Il grande tema è e resta quello di capire come favorire la creazione e la redistribuzione della ricchezza. Oltre alla coesione sociale che in questa regione a permesso di tenere insieme il mondo dell’impresa e il mondo del lavoro.
 
È vero che la crisi viene da lontano ma il divario sociale si è acuito negli ultimi anni.
 
-LE PERSONE SI SONO IMPOVERITE. Sono diminuiti i diritti di chi lavora, le tutele, gli ammortizzatori sociali.
Pensione a 67 anni, precarietà ancora a 30 anni, lo stato sociale si taglia….
È a rischio povertà anche chi lavora.
È di sabato lo studio della CGIA di Mestre che dice che le persone a rischio povertà sono aumentate del 4% raggiungendo il 30% della popolazione. Le persone in difficoltà e deprivazione sono passate da 15 a 18 milioni. (Se guardiamo l’Europa…In Francia e Germania il rischio povertà è addirittura diminuito).
 
-C’è un tema poi di dimensione competitiva delle imprese anche sul piano della tutela della sicurezza del lavoro e rispetto dell’ambiente e di regole europee a tutela anche della concorrenza nella comunità europea.
 
-C’è il tema di come rilanciare il dibattito sul valore della sanità pubblica e del nostro Welfare in Emilia-Romagna in termini di efficienza anche in rapporto al privato.
 
-C’è il tema di come declinare la solidarietà, tenendo insieme l’accoglienza dei rifugiati e degli immigrati con il tema della sicurezza, prevenendo le derive alimentate dalle paure e dal senso crescente di insicurezza (figlia del disagio sociale ed economico che diventa anche disagio sul piano culturale).
 
Quello dell’immigrazione è stato un tema di fortissimo impatto in questa campagna elettorale e come tenere insieme la capacità solidaristica di questa regione,  accogliente da sempre, rispetto al tema di insicurezza che attraversa orizzontalmente e verticalmente questa società, in cui le ricchezze si concentrano nelle mani di pochi, il 5% della popolazione ha il 40% della ricchezza prodotta, e i tanti hanno paura di chi è più povero è più debole di loro…
Porta ad una percezione profonda di insicurezza. E tutto ciò alimenta la Paura che è la principale miscela del populismo.
E non basta di fronte alla paura, che è un tema che riguarda il futuro, non basta raccontare le cose buone che abbiamo fatto nel presente e nel recente passato. Perché in questa campagna elettorale lo abbiamo fatto, lo abbiamo fatto tutti.
La gente vota per quello che si aspetta e non soltanto per quello che pensa di aver ottenuto o conquistato. Vota per la speranza per andare oltre la paura.
 
 
-E poi i Giovani. I giovani che sono stati i grandi esclusi dalla nostra campagna elettorale, non abbiamo parlato a loro, dando prospettive per il loro futuro, dando Strumenti e Contenuti. Coniugando Opportunità, meriti e bisogni.
La Politica è etica è idea del mondo io devo darla questa idea del mondo e lo strumento per avviare il cambiamento, per i giovani.
Edoardo diceva: chiedevo ai miei coetanei di votare Pd, nelle iniziative lo chiedevo ma non arrivavano risposte.
Diamo risposte ai temi posti da Edoardo e dai giovani. Di quello ci dobbiamo preoccupare.
 
Quindi facciamola questa discussione, facciamola in maniera profonda, onesta, ed evitiamo di richiamare i temi e lasciarli cadere perché non possiamo permetterci le reticenze.
Sarà una lunga fase di transizione. Non ci sono rivincite veloci. Non ci sono. Perché lo abbiamo detto tutti la sconfitta è dura e serve una fase costituente che affronti ancora una volta, se pur partendo da premesse diverse, una discussione sulla Forma Partito. Perché noi oggi abbiamo un problema assolutamente inedito. Un centro sinistra diviso a metà: un campo è andato all’esterno e un campo ha radicalizzato la sua ostilità nei confronti di quelli che sono andati fuori. Contrapponendo queste due sfere noi non recupereremo mai la vocazione maggioritaria.

C’è il problema di costruire un dibattito che parli per quanto possibile all’esterno e che sia in grado di non tagliare i ponti con chi ha votato altrove, ma continua a guardare con attenzione a cosa succederà nel PD. Non diamoli per perduti tutti. Perché altrimenti ci rassegniamo a questo risultato.
 
Ecco perché secondo me non basta dire in questa fase che noi siamo all’opposizione.
E non possiamo limitarci a rinfacciare accuse al M5S di inciucio.
Noi abbiamo messo in campo soluzioni migliori? No, si è preferito assistere ad un accordo destra-M5S. È stata una scelta non discuto. Ma in parte è anche il segno del disarmo, politico e culturale, con cui siamo arrivati fin qui. Quello che è accaduto alle Camere è semplicemente la Politica. Ed è il proporzionale. Di Maio e Salvini l’hanno capito.
 
Sperare nella disfatta degli altri non ci porta vantaggi. La linea aventiniana non ci da autorevolezza. Affidiamoci alla Costituzione e al presidente Mattarella e vediamo se riuscirà a incaricare una figura di alto livello istituzionale capace di individuare un programma e una sintesi tra forze politiche.

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