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Il Comune di Rimini invia il suo no definitivo al parco eolico in mare

Sul parco eolico offshore, arriva il parere negativo del Comune di Rimini sulla sua realizzazione a largo della costa. Il documento con cui Palazzo Garampi ha comunicato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti passa in rassegna tutti i criteri che hanno portato a concludere che le pale non dovranno essere installate.

Premessa. Il progetto originario prevede la costruzione di un parco eolico capace di generare 330 megawatt con ben 59 pale eoliche alte 125 metri, posizionate a una distanza compresa tra i 10 e i 22 chilometri dalla costa e disposte su tre mezzelune a largo della zona sud della Provincia di Rimini. Da una parte la società di scopo creata ad hoc per investire sull’opera, ovvero Energia Wind 2020. Come ambiti di utilizzo dell’energia prodotta dalla pale eoliche sono stati individuati il settore del trasporto pubblico locale, nei processi industriali delle fabbriche del territorio, per la produzione di idrometano compatibilmente alle decisioni in materia del legislatore.

Sin dai primi giorni in cui era trapelata la notizia che riportava i dettagli sommari del progetto si era scatenato il fuoco incrociato e bipartisan della politica – sia le bordate avverse del sindaco di Rimini Andrea Gnassi che del primo cittadino di Riccione Renata Tosi  – e delle associazioni – Italia Nostra, tanto per fare un esempio – e di buona parte dell’opinione pubblica.

Tanto che Energia Wind 2020 aveva proposto di ridimensionare da 59 a 51 il numero delle pale e aumentare la loro distanza dalla costa. 

A difendere il progetto era stata la Provincia di Rimini, in particolare il Presidente Riziero Santi ma con il parere espresso dal Comune, Palazzo Garampi ha provveduto a passare in rassegna gli ambiti su cui le 59 pale previste impatterebbero. Il paesaggio, in primis. “L’aspetto visuale – si legge – di intrusione eoliche delle turbine off shore non è poi questione marginale come il documento integrativo di Energy 2020 lascia trasparire.  Un tale impatto visuale non è accettabile ne sulle nostre coste che altrove, dato che le turbine eoliche poggiano su pali alti tra gli 80 e i 90 metri fuori dall’acqua”.

Per il Comune di Rimini inoltre, l’eolico così come presentato nel progetto che prevede la costruzione del parco off shore a Rimini non rispetta gli standard di “altri paesi all’avanguardia come il Regno Unito dove sono stati realizzati 37 impianti off shore ben più distanti dalla costa. tra i 20 e i 40 chilometri e con fondali più profondi, anche 30 – 40 metri“.

Da Palazzo Garampi viene poi messo in evidenza come il Pniec, per la produzione di energia rinnovabile “punti molto di più sul Solare, alla luce del maggior irradiamento di cui gode l’Italia dove invece le condizioni di ventosità sono inferiori a quelle dei Paesi settentrionali“.

Clicca qui per scaricare il parere negativo del Comune di Rimini sul Parco Eolico. 

Alcuni dei punti salienti, soprattutto per quel che riguarda l’ambito pasesaggistico erano già stati riassunti ieri nel parere negativo espresso dalla Commissione Paesaggio.

“La CQAP – si legge nel documento  – in merito al progetto riguardante la Centrale eolica offshore di Rimini, dopo aver sentito in audizione nella seduta del 10 novembre 2020 gli assessori Frisoni e Montini, ed aver analizzato la documentazione ricevuta relativa alla proposta, ritiene che le implicazioni dell’intervento eolico offshore travalichino la semplice valutazione dell’impatto paesaggistico avendo implicazioni di carattere socio-economico”.

E poi ancora.

E’ evidente che tale intervento investe aspetti connessi alle scelte energetiche future, anche alla scala nazionale, per un passaggio verso fonti di energia più ecologicamente compatibili. Allo stesso tempo è altrettanto vero che il territorio dell’entroterra riminese in particolare con le due aree, San Martino Monte L’Abate e Covignano, su cui insistono vincoli non solo nel merito del proprio territorio ma anche come “punti panoramici” verso la riviera adriatica, si configura come un paesaggio digradante verso la costa.

Tale situazione rende di fatto maggiormente visibile l’intervento in mare aperto, rispetto ad un territorio con un entroterra più pianeggiante, rendendo così più impattante l’intervento già di fatto certamente visibile dalla costa. Il confronto con analoghe situazioni, realizzate prevalentemente in nord europa, aiuta poi solo in parte alla definizione dell’impatto visivo dell’intervento, trattandosi nel caso della costa romagnola di un litorale con uso balneare non paragonabile, per vocazione, a quelli prima citati.”.

 

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