A Rimini si attende la svolta per le indagini sull’omicidio di Makha Niang, 27enne senegalese immigrato regolare in Italia ucciso con due colpi di pistola nella notte del 17 aprile e ritrovato su di una panchina della Passeggiata degli artisti presso il ponte di Via Coletti.
Gli inquirenti sembrano puntare sui due albanesi di 22 e 28 anni fermati nelle vicinanze poco dopo il delitto a bordo di un suv nero; all’interno dell’auto c’erano una pistola di grosso calibro, proiettili e bossoli. Fortemente indiziati per una sparatoria contro l’abitazione di un connazionale avvenuta il 31 marzo scorso a S. Ermete di Santarcangelo, i due restano in carcere con la sola accusa, per ora, di porto abusivo di arma da fuoco. Una misura cautelare adottata anche per il più giovane, sebbene risulti incensurato.
Ma le indagini vogliono verificare se gli indizi raccolti possano raccontare un’altra storia, ben più tragica. E cioè che siano proprio loro gli autori del delitto, forse per un movente legato al mondo della prostituzione. Al momento manca una casella che potrebbe rivelarsi decisiva: la prova dello Stub che è stata eseguita sul veicolo degli arrestati, che dirà se da quell’abitacolo qualcuno ha sparato. Di certo fra gli elementi raccolti c’è il fatto che i colpi sono stati esplosi da un veicolo in corsa di colore nero.
I risultati del test dovrebbero arrivare in giornata e oggi pomeriggio è in programma un vertice presso la Procura della Repubblica di Rimini fra il sostituto procuratore Paolo Gengarelli, Polizia e Carabinieri.
Nella lente degli investigatori anche i rapporti della vittima con una prostituta ungherese, che aveva sentito più volte il senegalese per telefono poco prima che fosse ucciso. I due avevano probabilmente un appuntamento, che per Makha Niang si è rivelato una trappola mortale.
Nel frattempo, la comunità senegalese attende il nulla osta per poter trasferire in cadavere del giovane in patria, dove sarà sepolto.