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Rimini, oggi la “marcia per la dignità” promossa da Ciclofficina e Casa Madiba

Una manifestazione contro lo sfruttamento e il razzismo e le discriminazioni nel mondo del lavoro, ricordando Bafode, Ebere e Romanus, i tre braccianti che erano stati accolti in alcune strutture del riminese deceduti pochi giorni fa nel tragico incidente di Foggia. L’iniziativa è promossa da Ciclofficina e Casa Madiba Network ed è in programma oggi alle 18.30 con ritrovo alla Fontana dei Quattro Cavalli.

Di seguito il comunicato diffuso da Casa Madiba:

«“Rimini in marcia per la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici stagionali contro le disuguaglianze e il razzismo ”
Lunedì pomeriggio avevamo deciso di promuovere una conferenza stampa partecipata davanti alla sede degli albergatori di Rimini, in solidarietà con tutti i lavoratori e le lavoratrici stagionali di questo paese sfruttati nell’industria turistica e in agricoltura, con i braccianti morti nei due incidenti a Foggia e in sostegno della mobilitazione dei berretti rossi promossa da Usb.

Nella notte è arrivata la notizia che fra i braccianti uccisi da un sistema radicato di sfruttamento della manodopera migrante da immettere nella filiera produttiva del pomodoro c’era anche il nostro piccolo Bafode.
Bafode era prima di tutto per noi un calciatore di quelli veri, la palla nei piedi gli strappava sempre un sorriso a tutto tondo. Da due anni era il difensore dell’Autside Social Football, un progetto di calcio popolare e antirazzista di cui lui era molto orgoglioso.
Bafode ha affrontato tutti i passaggi dell’accoglienza emergenziale fino all’ultimo periodo nello Sprar. Forte era il suo desiderio di autonomia, doloroso quando ci comunicò che sarebbe andato a Foggia a lavorare per la raccolta del pomodoro. Non sono bastati nemmeno i racconti di chi lì nella Capitanata c’era già stato.

Sono decenni che funziona così, in questo caso lo chiamano caporalato in altri casi sono i trafficanti ma la realtà ci dice che è proprio il sistema economico a produrre queste stragi quelle sulle strade, nei campi, nelle industrie e nel mare Mediterraneo. Sono decenni che funziona così ma nulla è cambiato, anzi ora si è legittimati anche a sparare contro i braccianti di colore, contro le persone di colore e da consumatori a spendere pochi centesimi per una passata di pomodoro o un capo di abbigliamento senza chiederci chi ha pagato la differenza. L’hanno pagata loro ragazzi come Bafode.

Nel pomeriggio apprendiamo che un altro ragazzo transitato nei progetti di accoglienza Cas e Sprar nel Comune di Santarcangelo, Ebere e attivo nel progetto della grande famiglia della Cicloofficina Rimini è deceduto insieme a Bafode nel terribile incidente di Foggia dove sono morti altri dieci braccianti. Ebere aveva molto sofferto per la morte del fratello durante il viaggio verso l’Italia. A loro si è aggiunto Romanus, la notizia della cui morte ci è giunta in tarda serata.

Un altro ragazzo accolto sempre nei progetti a Rimini è in gravissime condizioni.
Bafode, Ebere e Romanus erano nostri concittadini, nuovi riminesi, nuovi santarcangiolesi. Abitavano qui, qui avevano i loro affetti e le loro relazioni amicali. Il Comune di Rimini e quelli di Santarcangelo proclamino un giorno di lutto cittadino.
Siamo chiamati tutti e tutte a dare un grande segnale questo Giovedì a Rimini, con la nostra partecipazione, condivisione del dolore che proviamo ma anche la determinazione di denunciare questo sistema economico e produttivo.

Il nostro territorio avrebbe comunque offerto loro un lavoro stagionale magari in qualche ristorante o hotel, stessa paga e condizioni della raccolta di pomodoro (2 o 3 euro all’ora, senza giorno libero, nessuno straordinario riconosciuto, alloggi fatiscenti) e stesse umiliazioni.
Anche nel turismo se ve lo siete dimenticati abbiamo pianto i nostri morti, Eva, Florentina due lavoratrici stagionali morte in due aziende turistiche sono li a ricordacelo. Per loro nessuna giustizia e nessuna verità.

E’ arrivato il momento di dire basta a questo stato di cose, dove il costo del lavoro, della vita umana viene stabilito dalle aste elettroniche al doppio ribasso della Grande distribuzione organizzata (Gdo), soprattutto tra i gruppi discount, aste che causano un effetto a cascata, “ogni attore della filiera finisce per rivalersi su quello più debole: le aziende strozzate dalle aste cercano di ottenere il prodotto agricolo a prezzi più bassi e i produttori provano a risparmiare sul costo del lavoro” come recentemente emerso in un inchiesta di Liberti e Ciconte su Internazionale.
E’ arrivato il momento di rivendicare politiche del lavoro e politiche sociali degne di questo nome, alloggi, trasporti gratuiti e sicuri, guardia medica e presidio sociale per tutti i lavoratori stagionali occupati nel nostro paese, perché l’alloggio e la mancanza di denaro o di reti amicali sono il primo strumento di sfruttamento e di ricatto su questa tipologia di lavoratori e lavoratrici.
È il momento del dolore, quello forte, che deve lasciare spazio però alla forza di organizzarci, di scendere nelle strade, di scandire questi nomi, i tanti morti del lavoro, del razzismo, delle mancate politiche sociali.
Ciao Bafode Ciao Ebere Ciao Romanus vi ameremo per sempre».

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