Notificato questa mattina il decreto penale di condanna per l’occupazione di Casa Madiba e di Villa Florentina ed Eva.
I fatti risalgono al 20 maggio del 2015. Una giornata di protesta in cui hanno preso parte più di duecento cittadini che hanno manifestato contro il doppio sgombero del centro sociale di Via Dario Campana (ex palazzina dei Vigili del Fuoco) e di Villa Florentina ed Eva. Quest’ultima, una casa disabitata sita nella stessa via, dove i militanti di Casa Madiba avrebbero voluto realizzare una spazio che ospitasse i senzatetto, sia italiani che stranieri.
La manifestazione era partita dopo che i poliziotti avevano sfondato entrambe le porte degli edifici, portando via e caricando sul camion tutti gli oggetti degli esponenti del centro sociale, compresi i materassi su cui dormivano alcuni homeless.
Il corteo era andato avanti per circa sette ore, per poi concludersi sotto il Municipio di Pizza Cavour, dove era scoppiato uno scontro tra i manifestanti – che avevano iniziato a inveire contro l’amministrazione Gnassi – e i poliziotti in tenuta antisommossa.
Una contestazione finita male per alcuni madibers e altri esponenti della manifestazione. Ora, infatti, su undici di loro pende il reato per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale e una multa di oltre 82 mila euro. Una notizia che li ha mandati su tutte le furie.
«Pare inverosimile che l’accanimento della Procura prosegua con fare sempre più punitivo, – protestano i militanti sul Facebook – nonostante il fatto che proprio grazie a quella giornata e alle cariche e alle modalità dello sgombero di Villa Florentina ed Eva con più di venti persone buttate in strada e senza alcuna soluzione, e anche grazie alle reazioni della città, si posero le basi per riconquistare lo spazio sociale di via Dario Campana, senza bandi gerarchizzanti ma attraverso un’istruttoria pubblica che portò gli e le attiviste di Casa Madiba a rientrare in possesso dell’immobile pochi mesi dopo, i primi di ottobre del 2015».
«L’accanimento repressivo e punitivo – proseguono- dell’azione penale svela allora ancora una volta il suo significato, tentare di riscrivere e delegittimare una grande storia di dignità e conflitto istituente intorno al nodo del diritto all’abitare e alle pratiche mutualistiche e antirazziste contro la povertà».