Durante la seduta odierna, la Commissione consiliare ha espresso il suo parere favorevole all’intitolazione di sei nuove aree di circolazione, tra vie, piazze e arene riminesi. Nel corso della stessa seduta, la Commissione ha anche approvato il regolamento per case famiglie anziani e disabili.
Sono sei le nuove aree di circolazione, la cui individuazione e redazione della proposta di intitolazione era stata precedentemente vagliata e approvata all’unanimità dalla speciale Commissione tecnica toponomastica, composta da Oreste Delucca, Giovanni Luise’, Anna Maria Bernucci, Federicomaria Muccioli, Davide Bagnaresi, Anna Montini.
Nello specifico, le aree interessate sono:
– L’arena antistante Castel Sismondo con la denominazione;
– Piazza Francesca da Rimini (circa 1260 – 1283 – 1285);
– Quattro tratti nell’area intorno a via Montescudo con le denominazioni che si vanno ad aggiungere a quella recente dedicata all’attrice Dina Sassoli:
via Renata Tebaldi (soprano 1922 – 2004); via Ettore Parmeggiani (tenore 1895 – 1960); via Ferrovia Rimini – San Marino (1932 – 1944); via Belvedere;
– Il Piazzale in località Ghetto Turco, adiacente al Parco Pertini con la denominazione Piazzale Anacleto Bianchi (ex consigliere comunale 1904 – 1977).
Anacleto Bianchi. Biografia
Ex Consigliere Comunale ( Poggio Berni 1904 – Rimini 1977)
Bianchi nasce a Poggio Berni nel 1904.
Emigrò in Francia nel 1923, dove lavorò nelle miniere di carbone e dopo un anno si trasferì in Lussemburgo, ma nel 1925 tornò nuovamente in Francia; e qui inizia un via-vai di viaggi ed espulsioni per motivi politici tra Germania, Belgio e Lussemburgo da dove, nel 1928, assieme a 52 antifascisti italiani, venne espulso per la sua attività politica.
Ma tutti quanti non sapevano dove andare: «la Francia per i nostri precedenti non ci voleva, il Lussemburgo e il Belgio pure; in Italia non potevamo rientrare». Tra la frontiera del Belgio e del Lussemburgo c’erano 500 metri di “terra di nessuno”.
Si fermarono in questa strada con le valigie e la notte dormirono in una scuola. «Arrivò il compagno Di Vittorio e disse loro che si sarebbe rivolto alla Società delle Nazioni, a Ginevra».
Passarono diversi giorni nella “terra di nessuno”, dentro alla scuola, finché accortisi che la sorveglianza si era allentata, passarono tre alla volta il confine. Bianchi si trasferì in Svizzera da dove venne rimpatriato nel 1932, arrestato, e di fronte alla commissione per l’ammonimento tenne un atteggiamento sprezzante, per cui viene condannato a due anni di confino; ma restò in carcere solo un mese perché ricorrendo il decennale dell’avvento del regime beneficiò la clemenza. Nel casellario del ministero dell’Interno, datato 1930, Bianchi risultava «comunista schedato — espulso dal Lussemburgo — rientrato nel regno — pericoloso iscritto nel bollettino ricerche».
Al ritorno a casa Bianchi lavorò come muratore presso la ditta Mussoni di Rimini specializzata nelle costruzione di sponde in cemento del fiume Marecchia. Dopo l’8 settembre 1943 lo vediamo partigiano nelle zone preappenniniche romagnole, e particolarmente di Vergiano, con funzioni di staffetta tra i gruppi impegnati alla lotta contro i fascisti e i tedeschi, e di reperimento di vettovaglie e armi, che nascondeva nei pagliai, azioni che compiva dì notte anche assieme a Mario Cappelli, Luigi Nicolò e Adelio Pagliarani, i tre partigiani impiccati a Rimini. Bianchi in quei tempi doveva nascondersi continuamente nelle case dei contadini e dormire spesso nei campi di granturco a causa dei rastrellamenti dei fascisti.
Era assiduamente ricercato dal gerarca riminese Paolo Tacchi.
Dopo la guerra visse a Rimini, operando attiva-mente nel sindacato CGIL gel settore agricolo e a volte, racconta, «mi capitava per gli impegni sindacali, di dormire nelle stalle».
Fu presente anche nella CGIL di Riccione, partecipando nel Contempo alla riorganizzazione del PCI riminese.
Fu consigliere comunale e partecipò all’amministrazione del ricovero Valloni.
Carattere serio e ragionevole, anche nell’ambito delle organizzazioni politiche e sindacali, evitò sempre soluzioni estreme e massimaliste distinguendosi per la sua coerenza e passione politica. Morì a Rimini nel 1977.
Renata Tebaldi. Biografia
Pesaro (1º febbraio 1922 – Città di San Marino, 19 dicembre 2004)
È considerata una delle cantanti liriche più amate di tutti i tempi, acclamata in particolare come interprete di Verdi e Puccini.
Nacque da Teobaldo e da Giuseppina Barbieri, che era nativa di Langhirano. All’età di tre anni fu colpita da poliomielite, dalla quale guarì completamente.
Studiò al Conservatorio di Parma con Italo Brancucci ed Ettore Campogalliani e poi al “Liceo Musicale Gioachino Rossini” di Pesaro con il celebre soprano Carmen Melis. Nel 1944 debuttò a Rovigo nel ruolo di Elena in Mefistofele.
Nel 1946 debuttò alla Scala nel concerto di riapertura dopo la ricostruzione, sotto la direzione di Arturo Toscanini, cantando la preghiera da Mosè in Egitto e il breve solo del Te Deum verdiano (evento del quale esiste una registrazione).
Nella prima parte della carriera affrontò con eccellenti risultati opere di Wagner in lingua italiana (celebratissima la sua Elsa in Lohengrin, oltre a Elisabeth in Tannhäuser) e titoli mozartiani (la Contessa ne Le nozze di Figaro in particolare), ma anche storiche riprese di lavori di Haendel (Giulio Cesare), Spontini (Olimpia e Fernando Cortez), Rossini (L’assedio di Corinto) e del primo Verdi (Giovanna D’Arco). Iniziò presto ad affrontare anche il grande repertorio italiano: Tosca, Desdemona, Violetta (Teatro La Fenice di Venezia 1947-48), Maddalena (Teatro Regio di Parma 1949), Aida (Teatro Comunale di Firenze 1951).
Particolarmente legato alla carriera italiana fu il Teatro San Carlo di Napoli, il cui pubblico ebbe per lei una costante predilezione, anche quando, a metà degli anni cinquanta, il Teatro alla Scala sembrò preferirle Maria Callas. Nel 1951 vi cantò La traviata, riscuotendo un tale successo da dover interpretare nove repliche fuori programma che registrarono il tutto esaurito, e da indurre la direzione del teatro a donarle una medaglia d’oro. Sempre a Napoli, nel 1952 Rosa Cilea le donò una medaglia d’oro dopo una recita di Adriana Lecouvreur.
Dopo il precoce esordio “toscaniniano” ad inizio carriera, apparve regolarmente alla Scala: Andrea Chenier nel 1949, Otello, Aida e la Messa di Requiem verdiana (ancora con la direzione di Toscanini) nel 1950, La traviata, Falstaff e Mefistofele nel 1952, Tosca e La Wally nel 1953, Otello ed Eugenio Onieghin nel 1954, La forza del destino nel 1955. Successivamente le presenze scaligere si interruppero per oltre 3 anni. Quando nel 1958 ritornò riscosse quaranta minuti di applausi per l’interpretazione di Tosca.
Il debutto americano avvenne nel 1950 interpretando Aida alla War Memorial Opera House di San Francisco, dove nello stesso anno affrontò per la prima volta il ruolo della Contessa ne Le nozze di Figaro e dove apparve fino al 1965. Nei primi anni cinquanta fece inoltre tournée in Sudamerica.
Il 31 gennaio 1955 si presentò al Metropolitan di New York, trionfando come Desdemona nell’Otello a fianco di Mario Del Monaco. Le apparizioni al Metropolitan, diventato la sede principale della sua attività a seguito della temporanea rottura con il Teatro alla Scala, si susseguirono con grande regolarità per diciotto anni, dal ’55 al ’73 (circa duecentosettanta rappresentazioni: fu chiamata “la regina del Met”), in opere come La Bohème, Andrea Chénier, Tosca, Aida, Madama Butterfly, La forza del destino, La traviata, Manon Lescaut, Simon Boccanegra, Adriana Lecouvreur, La Gioconda, La fanciulla del West, Falstaff, Il pipistrello. Dal 1955 al 1965 cantò in quaranta rappresentazioni alla Lyric Opera di Chicago.
Nel 1955 si esibì in Tosca alla Royal Opera House di Londra. Alla Wiener Staatsoper apparve in Tosca e Otello nel 1958, in Aida nel 1959 e in Andrea Chénier nel 1960. Partecipò complessivamente a diciotto rappresentazioni nel teatro viennese. Toccò inoltre tutti gli altri principali teatri del mondo: Parigi, Barcellona, Berlino, Messico, Brasile, Argentina, Giappone.
All’inizio degli anni sessanta la voce, anche a seguito del pesante repertorio, cominciò ad accusare segni di stanchezza, perdendo in parte la duttilità nel registro acuto caratteristica degli esordi.
Nel 1963 prese un periodo di riposo, anche a causa di un momento difficile dovuto alla sfortunata relazione con il direttore d’orchestra Arturo Basile; riprese a cantare nel 1964, dopo un anno di silenzio, interpretando La bohème a Filadelfia. Da quel momento iniziò una specie di seconda carriera, sempre più indirizzata al repertorio drammatico, con l’adozione dell’emissione di petto, a costo di accentuare l’indurimento del registro acuto.
Nel 1966 debuttò con grande successo come protagonista de La Gioconda sulle scene del Metropolitan appena ricostruito. Altrettanto successo le fu tributato nel 1970, sempre al Metropolitan, quando vestì per la prima volta i panni di Minnie ne La fanciulla del west (già eseguita in disco nel 1958). Cantò l’ultima opera nel 1973 interpretando Desdemona nell’Otello, ancora sulle scene del massimo teatro newyorkese.
Successivamente l’attività si limitò ai concerti, dove privilegiò progressivamente pagine cameristiche con accompagnamento del pianoforte e, abbandonando ogni forzatura nel registro grave a favore di un’emissione più fluida, simile a quella degli esordi, dette ancora prova di elevata classe interpretativa. Fra le esibizioni all’estero si annoverano quelle nella stagione 1975-76 in Unione Sovietica.
Si ritirò dalle scene nel 1976 dopo un trionfale concerto di beneficenza alla Scala a sostegno dei terremotati del Friuli, festeggiatissima dal pubblico che l’aveva seguita dagli esordi. Il 28 febbraio 2002 fu organizzata al Teatro alla Scala una serata per festeggiare il suo ottantesimo compleanno.
Pur non essendosi mai dedicata al cinema, nel 1947 partecipò alla colonna sonora di Lohengrin e nel 1953 diede voce a Sophia Loren per il film-opera Aida; la si può ascoltare anche in Casa Ricordi, dove interpreta la morte di Mimì.
Famosissima è rimasta la rivalità con Maria Callas, alimentata, ancor più che dalle dive, dai loro fan più accesi. Comunque fosse, il 16 settembre 1968 la Callas si recò dietro le quinte del Metropolitan a congratularsi vivamente dopo un’esibizione nell’Adriana Lecouvreur, segnando la definitiva riconciliazione tra le due cantanti.
Scomparve all’età di 82 anni; è sepolta a Mattaleto di Langhirano.