Tempo di bilanci anche per l’attività del canile comunale “Stefano Cerni” che ha registrato anche quest’anno risultati non solo positivi per termini numerici, ma soprattutto perché dietro ognuno di quei numeri si nasconde la storia, spesso di dolore ma per fortuna anche di gioia, per i tanti cani e gatti che hanno lasciato un segno del loro passaggio nella struttura e in chi ha scelto di accudirli.
Il canile di Rimini ha sfiorato, nel corso del 2018, le 500 presenze, un dato considerevole soprattutto in relazione alla capacità massima per il ricovero dei cani pari 40. Ma è soprattutto sul fronte degli affidi, ovvero della possibilità di restituire con una nuova famiglia adottiva gli affetti ad animali spesso abbandonati, che il 2018 si è caratterizzato costituendo, con 222 affidi, la possibilità di essere un punto di ripartenza soprattutto per cani adulti anziani e per ben 151 gatti che hanno trovato nuova famiglia bissando il 2017.
Risultati importanti specie a fronte dei numeri che confermano come le entrate di cuccioli nel 2018 – al di sotto di 12 – sono state davvero poche.
Nel corso del 2018 sono stati 203 i cani ricoverati nella struttura di San Salvatore per 28669 giornate di presenza. Le ragioni codificate sono diverse e vanno dalla rinuncia della proprietà (21), all’omessa custodia (101), all’abbandono (30), al sequestro (43).
“In un comune dove il randagismo è inesistente – è il commento degli operatori del “Cerni” – rimane molto alto il numero della rinuncia di proprietà di cani come motivazione di entrata in struttura e nel 2018 vede questo dato pari a 21 cani, dove riscontriamo sempre più soggetti che presentano già problemi comportamentali, dovute all’errata gestione dell’ animale. Ed è per questo che la scelta dell’affidamento è accompagnata da un percorso di crescita e di conoscenza comune tra cane e nuova famiglia sotto la nostra guida”.
Rimangono importanti, purtroppo, le problematiche legate alla mancata microchippatura. Ben 105 dei 203 cani entrati in struttura nel corso del 2018 non lo era, complicando oltremodo il lavoro di restituzione al proprietario come fortunatamente è avvenuto in 92 casi.
Per queste ragioni Comune di Rimini e canile hanno attivato dei veri e propri “Microchip Day”, delle campagne di sensibilizzazione che hanno sicuramente contribuito a diffondere l’esistenza della anagrafe canina per far sì che, con la corretta registrazione del microchip, qualora il cane venga recuperato come vagante sul territorio comunale, possa essere in breve restituito direttamente al legittimo proprietario.
“Importante – dicono dalla struttura – è che tutti i proprietari dotino di microchip identificativo il proprio cane. Non è solo un obbligo di legge, ma uno strumento per la riconsegna dell’animale ritrovato al legittimo proprietario anche, come spesso accade, in sole 24 ore”.
Una problematica presente anche sul fronte dei gatti dove più ancora che tra i cani è con gran fatica che si fa largo il tema della dotazione di microchip esteso anche alla popolazione felina seppur non obbligatoria. Dei 2019 gatti transitati dal “gattile” per 13668 giornate di presenza solo 62 sono stati identificati attraverso questa opportunità.
Il canile di Rimini nel rispetto di quanto previsto dalla Legge Regionale n. 27/00, ospita infatti anche gatti (solo se feriti, traumatizzati oppure cuccioli in lattazione). Sono stati 309 quelli transitati nel gattile (erano stati 324 nel 2017), 113 dei quali per abbandono. 151 però hanno trovato una nuova casa e nuovi affetti a testimonianza del cuore grande dei riminesi.
“Dati in crescita frutto di un bellissimo e professionale lavoro – ha commentato l’assessore Jamil Sadegholvaad – che il canile comunale “Stefano Cerni” e le associazioni di volontariato che lo gestiscono in sinergia con il Comune stanno – e non da oggi – portando avanti che ci riempie di soddisfazione”.