Venerdì 2 marzo alle ore 17.30, nell’ambito di Frontespizio4 Piccola rassegna di libri nuovi, presso il Museo della Città “Luigi Tonini”, Sabrina Foschini presenterà il libro di Juan Vicente Piqueras, “Vigilia di restare”.
La vigilia è attesa di qualcosa di grande, un movimento eccezionale, un fatto che sovverte le abitudini. Si cova il giorno che verrà, preparandosi ad accoglierlo con cura, si fa la guardia al tempo per guadagnare la sorpresa di un cambiamento conclamato. Per Juan Vicente Piqueras, poeta spagnolo dalle continue partenze, la vigilia è quella di restare. Impresa impossibile, miraggio maturato nella bonaccia, nella mitica “latitudine dei cavalli” di una sua cruciale raccolta, la veglia è appunto quella di stare fermi, rimanere, appendere al muro le scarpe da viaggio, tirare in secca la barca e tapparne i buchi. Restare, trovare un luogo fermo nel vortice del vivere, una casa che non rimpicciolisca negli anni, non impallidisca rispetto a quelle vicine, e che possa gareggiare fieramente con quella dell’infanzia, sempre rimpianta e mai recuperata. Piccola Itaca, pietra di paragone fatta di sole sulla calce e di mandorle infilate nella polpa dei fichi, di donne terrestri che ripetono il loro nome nelle generazioni, di un mare che è stato visto una sola volta, per la prima volta. I panni indossati nel frattempo non cambiano, sono sempre quelli di un Ulisse volontario, ma senza gloria, un esule volenteroso con un bagaglio fatto di sole parole, una lingua che deve resistere alle interferenze di nuovi paesaggi, quelli francesi, italiani, greci, algerini, che accumulano barricate d’anni, in attesa dello scontro, fino a quando un nuovo viaggio, una nuova residenza, non le farà crollare.
Sabrina Foschini
Juan Vicente Piqueras è un caso singolare nella poesia spagnola contemporanea. Nato e cresciuto in campagna, in una casa senza libri, nel piccolo villaggio di Los Duques de Requena (Valencia), ha pubblicato il suo primo libro, Tentativas de un héroe derrotado, nel 1985. Laureato in Filologia Spagnola all´Università di Valencia, ha lasciato presto la Spagna e ha vissuto, e scritto le sue opere, in Francia, Italia (dichiara che Roma è la sua “anima città”), Grecia e Algeria. Ha lavorato come attore, sceneggiatore, annunciatore radio, doppiatore, traduttore e professore di spagnolo per stranieri. Si è dedicato alla poesia e alla diffusione della lingua e della cultura spagnola ed ispanoamericana. Lavora per l’Istituto Cervantes. Da settembre 2017 la sua nuova città è Lisbona.
Sedici i libri di poesia pubblicati: Tentativas de un héroe derrotado (1985), Castillos de Aquitania (1987), La palabra cuando (1991, premio José Hierro), La latitud de los caballos (1999, premio Antonio Machado), La edad del agua (2004), Adverbios de lugar (2004), Aldea (2006, premio Valencia e premio del Festival Internacional de Medellín), Palmeras (2007), La hora de irse (2010, premio Jaén de poesía), Yo que tú (2012), Atenas (2013, premio Loewe), El cielo vacío (2013), La ola tatuada (2015), Padre (2016), Animales (2017), Narciso y ecos (2017).
In Italia ha pubblicato: Mele di mare (ed. Le Lettere, Firenze, 2003), Palme (ed. Empiría, Roma, 2005) e Braci (ed. Empiría, Roma, 2010).
Intensa la sua attività di traduttore: Poesía Completa di Tonino Guerra (2011), Una calle para mi nombre (antologia del poeta bosniaco Izet Sarajlic, 2003), Cosecha de ángeles (antologia della poetessa rumena Ana Blandiana, 2007), El hambre del cocinero e Encima del subsuelo de Kostas Vrachnós (2008 e 2014), El huésped en el bosque (antologia di Elisa Biagini, 2010), e Refugiarme en una palabra di Cesare Zavattini (2016).
“Nelle sue poesie i miei occhi hanno raccolto schegge di luce che mi hanno portato lungo rotte e sentieri così carichi di nuvole misteriose e avvolgenti da farmi capire che Juan Vicente Piqueras è poeta alto”. (Tonino Guerra);
“La poesia di Juan Vicente Piqueras è precisa e vibrante come l’ago della bussola. Indica un porto che non sta in nessuno dei quattro punti cardinali ma in luogo incerto e sicuro tra la mente e il mondo”. (Marco Lodoli);
“Juan Vicente Piqueras è uno dei poeti che accorrono in mio aiuto quando mi accingo a scrivere. Mi nutro della sua freschezza, dellasua musicalità, e mi diverto. E non esiste cosa più seria dello humour con cui circonda le sue poesie, perché con esso rivela una visione generosa della vita, di quella vita che i Poeti sono condannati a cantare”. (Luis Sepúlveda);
“Piqueras ci cattura nella sua invisibile ragnatela magica. Ci ammalia prima di capirlo. Dice di più di quello che dice”.(José Hierro);
“Una voce errante, beduina, che ci canta i suoi sogni d’insonne, che lancia le parole sulla strada o sul mare per non perdersi, per trovare la rotta del ritorno. Piqueras va d’isola in isola, isola egli stesso, imparando dal mare una brutale lezione di trasparenza e scrivendo i suoi versi sul filo ombelicale dell’orizzonte”. (Carlos Edmundo de Ory);
“Estraneo a mode, etichette e correnti letterarie, lontano da tutto e da tutti, Piqueras è una delle voci più originali del panorama poetico spagnolo”. (Jesús Bregante)