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Rimini, morta Isotta Frisoni, la “sindaca” del Borgo Sant’Andrea

Si è spenta la scorsa notte a 92 anni Isotta Frisoni. Il Borgo Sant’Andrea di Rimini piange la scomparsa una delle sue anime più note e ben volute. Qui era soprannominata affettuosamente la “sindaca” proprio nel quartiere che assieme ad altri residenti fece intitolare a Giuseppe Mazzini.

Anche per questo fu nominata “sindaco onorario” e vestì la fascia tricolore consegnata personalmente dal primo cittadino Andrea Gnassi. Isotta Frisoni è morta a 92 anni a causa di uno scompenso cardiaco e lascia le figlie Paola e Franca.

Lo scorso 22 settembre la figlia Paola scrisse una lettera al Pronto Soccorso per ringraziare il personale per le cure riservato alla madre. “In data 2 settembre mia mamma ha dovuto con urgenza andare al Pronto soccorso di Rimini e, tra i vari controlli, ha dovuto passarci parecchie ore. In queste ore ha avuto modo di constatare l’efficienza del servizio e ci teneva a sottolineare e ringraziare, non solo per la professionalità, che ovviamente è d’uopo, ma anche per la gentilezza, la comprensione, l’assistenza e anche le coccole che ha ricevuto da tutto il personale, ma in modo particolare dal dottor Massimo Battista che le ha infuso anche tanto ottimismo e solarità; l’infermiera Alice Amadori che l’ha assistita e seguita con dolcezza e pazienza. Mia mamma Isotta è sindaco onorario per la memoria storica, con tanto di fascia consegnatale dal sindaco Andrea Gnassi, e quindi li avrà riempiti di racconti e ricordi: gli anziani quando li ascolti non si fermano più, mia mamma in modo particolare, perché pur essendo un’arzilla vecchietta di 91 anni ha una presenza di spirito invidiabile”.

La nota del Comune di Rimini:

Era la vera memoria storica del Borgo Sant’Andrea, dove abitava da sempre. Ne rappresentava l’anima. Una presenza costante che le è valso il titolo di ‘sindaco del Borgo’, con quella fascia consegnatale in forma ufficiale in piazza in occasione della festa del Borgo Sant’Andrea. Una fascia che sfoggiava con orgoglio e ironia, che indossava ridendo e fiera, con il suo immancabile sorriso durante i ‘momenti ufficiali’, come in occasione dei festeggiamenti per le sue novanta primavere, nel luglio del 2019. La scorsa notte il borgo Mazzini ha perso la sua prima cittadina, Isotta Frisoni, punto di riferimento per generazioni di borghigiani e conosciuta in tutta la città.

“Un borgo che ha amato profondamente dal primo all’ultimo giorno – ricorda il sindaco Andrea Gnassi – che ha contribuito a far crescere, che ha animato, che ha difeso, grazie alla sua inesauribile voglia di fare, alla sua contagiosa allegria e soprattutto con la tenacia tipica di quella generazione di donne e di uomini che ha la pelle segnata da tante cicatrici, ma che proprio per questo si aggrappa alla vita con passione e senza mai tirarsi indietro.

Fervente ‘mazziniana’, fede ereditata dal padre storico scultore (e orgogliosa della foto originale dei mazziniani riminesi fatta al Borgo), non c’era momento della vita della ‘sua’ comunità in cui lei non ci fosse, dalla presenza quotidiana a piedi o con la sua bicicletta, fino alle feste del Borgo di cui oggi siamo forzatamente privati e che servono a ricordarci da dove veniamo. Una donna sincera e garbata, ben voluta da tutti, una donna che ha vissuto pienamente il Novecento e l’inizio del nuovo millennio sempre con lo sguardo avanti.

Isotta per me era, è, il simbolo di cosa significhi vivere il presente restando fedeli alle proprie radici. E grazie a donne e persone come Isotta che sentiamo di appartenere, che sentiamo da dove veniamo. E anche un po’ le cose che contano. La sua presenza, la sua generosità, le sue battute in dialetto, per strada, in una festa, in un’iniziativa di volontariato. Parlavamo, le chiedevo, ascoltavo. I bombardamenti, i morti in via Montefeltro, gli operai alla fornace, i nuovi lavori della città (e ultimamente i disagi per quelli delle fogne, “lì dré, in via Melozzo da Forlì”). Una memoria orale preziosa, che ci mancherà. Che ci ha insegnato.

“Lò, e su bà, lêa…”. Storie di uomini e donne della nostra città, delle cose che sai di lei, di un borgo. Tra queste, una a cui teneva che ha voluto regalarmi. “La tu nona. La faseva la modista. E i tù ì aveva na butega. Dop la guera, lêa la cipasôe a brusè i quaderni ndov la zeinta la sgneva parché i n’aveva un french da paghè. Arcordte enca te ades a la povera zeinta”.  

Ciao Isotta, ti abbracciamo tutti, ci mancherai. Tu che anche nei momenti dure che hai attraversato in questi anni sei stata un punto di riferimento per tutti, dai quasi coetanei ai ‘nuovi’ concittadini. Ti arrivi forte il mio abbraccio, che allargo a nome dell’Amministrazione Comunale alle figlie Paola e Franca e a tutti coloro, tantissimi, che ti porteranno nel cuore”.

 

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