Il luogo, Megawatt Court, è un ex capannone che ospitava la produzione di una delle aziende simbolo della Milano che lavora (non quella “che beve” ), della Milano rinata dalle macerie della seconda guerra mondiale che insieme a Torino e Genova veniva identificata come il triangolo industriale icona del boom economico degli anni ’50. Oggetto d’impresa erano le cinghie di trasmissione e, metaforicamente parlando, l’obiettivo era proprio quello di trasmettere una nuova linfa vitale a quel centrosinistra che dal momento dell’esito del referendum ha cercato di intercettare parte del mondo, di quei 20 milioni di elettori, che il 4 Dicembre hanno lanciato un messaggio “costituzionalmente” chiaro all’allora capo del Governo Renzi e al PD che lo esprimeva.
Si è capito dal primo giorno, nel corso del dibattito ” i Giovani e la Costituzione” che l’ingranaggio nel PD e con il PD di Renzi si era irreversibilmente rotto con il Referendum Costituzionale e che occorreva quella nuova “cinghia di trasmissione” per tentare, da una parte, di recuperare quella fetta di elettori che avevano da tempo voltate le spalle al Partito Democratico sempre più appiattito verso posizioni centriste e di quelli che non si riconoscono nelle posizioni della cosiddetta sinistra radicale; dall’altra quella di attirare le simpatie di quella fascia dell’associazionismo laico, liberale, cattolico che ad oggi non si sente rappresentato da nessuna forza politica presente nell’arco parlamentale.
Si è anche capito, dall’energia trasmessa e dalle competenze sfoggiate dai tre giovani, due già con esperienze politiche di peso, e una studentessa musulmana nata in Italia che frequenta giurisprudenza a Modena. Sì, proprio lei, Chaimaa Fatihi, che ne 2015 ha lanciato l’ invettiva (“terroristi io vi odio”) contro i radicali dell’Islam che incitavano alla “guerra santa contro l’Occidente corrotto”, perché la fascia giovanile è stata fondamentale per l’esito referendario del 4 Dicembre.
Si è capito dalla passione e dalla competenza in Diritto Costituzionale dell’avvocato Anna Falcone, e dalla “lectio magistralis” di Carlo Smuraglia su cosa fosse l’Assemblea Costituente perché la nostra Carta Costituzionale, più che mai attuale e moderna, non solo ha resistito alla proposta di riforma ma ha addirittura “spazzato via“, con quella che può essere definita la sua seconda fase costituente votata dal 60% degli italiani, le velleità propagandistiche di chi voleva rottamarla con gli slogan e con le veline…..
Il giorno dopo il dibattito è entrato nel vivo, con le testimonianze di D’Alema, Caracciolo, Nelli Feroci, Enrico Rossi ed Emma Bonino, che è riuscita a scaldare i cuori di tutti. Poi Carlo Galli, sugli effetti della globalizzazione, sui rapporti con le quotidiane evoluzioni politiche e sui conseguenti effetti, che ci arrivano dal Medio Oriente e dal Nord Africa. Con le ondate migratorie e con i pericolosi anatemi provenienti da esponenti dell’ISIS e da chi ha un interesse (vero) che esso esista per armare la mano di chi vorrebbe e/o dovrebbe – la linea di demarcazione tra realtà e finzione è molto sottile – contrastarlo, più o meno convintamente, lanciando anatemi, uguali e contrari.
La politica italiana ha avuto come “plenipotenziari”, Pier Luigi Bersani e Pierluigi Ciocca, coordinati da un ottimo Massimo Giannini e l’oggetto non poteva che la forte legittimazione di ART. 1 MDP di accreditarsi come “sinistra di Governo” e non certamente “opposizione di testimonianza” passando da un netto rifiuto da parte di Bersani alle proposte delle leggi elettorali (“Rosatellum e Verdinellum”), definite da Giannini come partorite in momenti di “etilismo elettorale”. Bersani, è noto ha riaffermato la sua preferenza per un “Mattarellum con primarie di coalizione” . La parte più propriamente politica ha avuto come centro di riferimento, e non poteva essere diversamente, i difficili rapporti attualmente in essere tra Art. 1 MDP e Renzi.
Sia D’Alema che Bersani in vari passaggi hanno più volte “scisso” (termine che va di moda) il PD da Renzi (tra di noi che ascoltavamo attentamente la domanda di come è possibile questa dicotomia, a maggior ragione dopo l’esito referendario, ce la siamo, a dir la verità, posta….) ed hanno riaffermato aperture programmatiche sul tema del Lavoro solo se si abbandonano “le politiche degli sgravi fiscali e della libertà di licenziare” : “ meno tasse per tutti “ , ha urlato Bersani è uno “slogan di destra”.
“Investimenti strutturali pubblici ad alto moltiplicatore fiscale che superino la soglia dei 9 anni del ciclo di spese per le opere pubbliche e favorire gli investimenti degli enti locali sotto la soglia comunitaria che hanno tempi di esecuzione più rapidi” , indica Bersani.
Fantastica la battuta di D’Alema sulla le rilevazioni dell’Espresso dei paradisi fiscali maltesi: “ Alla Leopolda qualcuno ci spiega che cosa è la sinistra, ma poi ha una società offshore a Malta”, riferendosi al finanziare Davide Serra, che non ha mai fatto mistero delle simpatie renziane partecipando anche al finanziamento delle sue campagne elettorali.
Il pomeriggio di sabato è proseguito con i cinque convegni tematici: 1) Ambiente e Conversione Ecologica; 2) Sanità e Welfare; 3) Lavoro e Giustizia Fiscale; 4) Scuola Università e Beni Culturali; 5) Legalità e Questione Morale.
Avendo partecipato a quest’ultimo (questione Morale), coordinato dal Claudio Fava, senza dubbio la testimonianza più toccante è stata quella di Andrea Franzoso, il funzionario di Ferrovie Nord che ha denunciato nel 2015 il Presidente Norberto Achille per le sue spese pazze di 430.000 € con i soldi dell’ ente . Il coraggioso whistleblower, è poi stato emarginato all’interno dell’Ente e si è dovuto licenziare, intentando poi una causa di lavoro nei confronti dell’azienda stessa.
Di elevata fattura, come sempre, gli interventi di Armando Spataro, attualmente Procuratore della Repubblica a Torino e della senatrice Doris Lo Moro, che hanno toccato il tema delicato tra infiltrazioni mafiosi, appalti, corruzione negli enti pubblici.
La giornata finale di Domenica è stata tutta incentrata dall’attesa delle decisioni di Pisapia che con il suo movimento si è riproposto di “rianimare il vecchio Ulivo”, di rifare il centrosinistra. Egli propone un momento fondativo del centrosinistra in Giugno non scaricando nessuna delle due parti (PD e Art.1 MDP) che lui vorrebbe mettere insieme ed invita a confrontarsi sui programmi.
Non mi è sembrato tanti convinto, pur apprezzando i toni e i propositi, e a dispetto del suo cognome, Roberto Speranza che salendo sul paco per le “conclusioni” della conferenza di Fondamenta fa capire che lo spartito è quello che già aveva “suonato” Bersani in queste ore: gli accordi si fanno col Pd, non con Renzi… Vedremo…
Roberto Biagini