Secondo Concommercio Rimni e Federmoda, “per il piccolo commercio continuano a sommarsi le difficoltà. Come gli operatori di spiaggia, gli hotel e i parchi divertimento, anche per i negozi del comparto moda, abbigliamento e calzature la mancata primavera del 2019 è stata un’autentica mazzata, con una diminuzione sensibile delle vendite dei capi di stagione”.
“I negozi e i magazzini sono stracolmi di merce – sottolinea Giammaria Zanzini, vicepresidente regionale e consigliere nazionale di Federmoda –. Il maltempo è diventato l’ulteriore tassello di una crisi che non accenna a cessare. Una circostanza che purtroppo si sta ripetendo spesso in questi ultimi anni, provocando ingenti danni economici e una marginalità sempre più risicata al punto che, lavorando su collezioni stagionali, Federmoda chiede a gran voce che il nostro settore venga assimilato all’agricoltura e di poter dunque invocare lo stato di calamità del dettaglio moda. Contrazione costante del potere di spesa, imposizioni di ordini elevati dai produttori, concorrenza delle multinazionali che producono e pagano tasse all’estero con costi irrisori rispetto a quelli italiani, commercio on-line internazionale drogato da contraffazione e abusivismo, outlet senza adeguata regolamentazione… I problemi continuano a sommarsi. Ora poi, arrivano i saldi estivi (inizieranno il 6 luglio, ndr) e non c’è molto tempo per recuperare, anche se è ancora presto per tirare le conclusioni sul 2019 dopo un 2018 con acquisti del tutto fermi, per non dire peggio (-1,7%). La situazione sta diventando insostenibile per le microimprese e i numeri la fotografano bene. Negli ultimi tre mesi in provincia di Rimini ci sono 150 imprese del commercio al dettaglio in meno: quelle attive sono passate dalle 5.117 del 31/12/2018 alle 4.967 del 31 marzo scorso. Il commercio continua ad essere il principale settore economico provinciale (27,7% sul totale delle imprese attive), ma fa registrare un brusco -1,9% sul primo trimestre dello scorso anno. (Fonte Infocamere/Movimprese)”.
“Il clima che cambia impone più flessibilità nel settore del commercio stagionale – spiega il presidente provinciale di Confcommercio, Gianni Indino -. Non giriamoci attorno: per tutto ciò che è successo, i saldi arrivano prestissimo. Ma adesso non si può intervenire con nessuna azione, anche volendo. Anche se la Regione decidesse di posticipare le date, come chiede più della metà dei commercianti, il rischio del nomadismo commerciale verso i territori di confine diventerebbe certezza, vanificandone i benefici. Queste decisioni vanno prese nell’ambito della Consulta delle Regioni e a livello nazionale con ulteriori misure a sostegno del settore che continuiamo a chiedere con insistenza, perché purtroppo la crisi del commercio non accenna a mollare la presa, anzi. Sappiamo già che a fine anno chiuderanno altri negozi di abbigliamento e che il nostro territorio continuerà a perdere l’offerta di eccellenza, con il rischio di vederla rimpiazzata dall’ennesima infornata di chincaglieria low cost”.