Internazionalizzazione e innovazione sono i due cardini di Macfrut, la fiera dell’ortofrutta che oggi chiude i battenti a Rimini. Oltre il 25% degli espositori è straniero e tra le new entry quest’anno c’era anche il Mozambico, grazie al programma di sostegno all’internazionalizzazione di Unido, l’organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale.
Ieri, presso l’università di Parma, la delegazione mozambicana, guidata dal viceministro all’Agricoltura Luisa Celma Meque, ha incontrato l’assessore regionale all’Agricoltura Simona Caselli assieme ad Andrea Carapellese di Unido e Luciano Centonze in rappresentanza del Cefa, onlus bolognese da 45 anni nel mondo per vincere fame e povertà.
Al centro dell’incontro il progetto di cooperazione Salsa, per il rafforzamento del settore agro-zootecnico in due province del Mozambico. Del valore di 2,2 milioni di euro e della durata di tre anni, è cofinanziato all’80% dal ministero per gli Affari esteri italiano e vede coinvolti oltre al capofila Cefa, la Regione Emilia-Romagna, Granarolo, Federunacoma, Federazione industriale dei costruttori italiani di macchine agricole, Comune di Reggio Emilia, Fondazione E35, Federazione sviluppo comunità, Coopermondo, Consorzio Associazioni con Mozambico di Trento.
Da parte dell’assessore Caselli è stata espressa grande soddisfazione per le attività con il Paese africano e per il finanziamento ottenuto dal Ministero: “Premiato – ha sottolineato Caselli – un lavoro condotto da tempo in questa regione dell’Africa per sviluppare e ammodernare la filiera produttiva del latte e promuovere il settore lattiero-caseario con l’obiettivo di rispondere ai fabbisogni della popolazione locale, garantendo adeguati standard di qualità e sicurezza alimentare”.
Obiettivi del progetto, sviluppato insieme ai governi provinciali e alle comunità locali, sono il rafforzamento della filiera locale del latte grazie alle azioni di Africa Hand project: dalla produzione, alla trasformazione, fino alla vendita avendo cura di migliorare la produttività, la sostenibilità e il miglioramento degli standard igienico sanitari. Un altro asse riguarda il miglioramento e la diversificazione della dieta della popolazione locale, attraverso la coltivazione e l’utilizzo di colture leguminose e un programma di educazione alimentare che coinvolgerà più di 1000 insegnanti di scuola primaria. Africa Handproject, avviato dal Cefa con tutti i partner istituzionali nel 2016 per una prima fase pilota, da giugno entra nel vivo anche con l’obiettivo di aumentare la produzione locale e ridurre la dipendenza dalle importazioni.
In particolare, fa leva sulle donne, sostenendo la loro attività di allevatrici e sviluppando l’allevamento della vacca da latte per produrre e commercializzare latte e yogurt.
“Vogliamo mettere a disposizione dei Paesi in via di sviluppo – ha spiegato l’assessore Caselli – la nostra esperienza di territorio leader in Europa per un’agricoltura sostenibile. Siamo orgogliosi di partecipare a questo progetto che ben rappresenta la collaborazione tra mondo produttivo, del no-profit e delle istituzioni. È indispensabile – ha continuato l’assessore – una stretta relazione con le autorità locali mozambicane per favorire questa attività che punta sulla crescita delle comunità locali, sulla loro formazione e sulla sostenibilità a lungo termine da un punto di vista ambientale e sociale”.
Il viceministro all’agricoltura del Mozambico ha garantito l’appoggio del governo centrale per sostenere le attività e promuovere il coinvolgimento di trasformatori e distributori del Mozambico che possano poi portare avanti gli obiettivi del progetto anche dopo il termine previsto per il 2021. L’avvio ufficiale si terrà a inizio giugno con un incontro che vedrà coinvolte tutte le istituzioni.
I partner del progetto hanno anche lanciato la campagna di fund raising “Adotta un’allevatrice” con l’obiettivo di sostenere le 200 allevatrici di mucche di Beira, seconda città del Mozambico. Bastano 150 euro all’anno per dare a una famiglia una mucca da latte, con l’assistenza tecnica di cui ha bisogno. La campagna è aperta a tutti: privati e soggetti pubblici, profit e no profit possono partecipare a questa particolare adozione a distanza che si traduce nell’aiuto a un’intera comunità. I risultati sono di migliorare il lavoro delle allevatrici, integrare la dieta dei bambini con un alimento sicuro come il latte pastorizzato e come conseguenza offrire più istruzione e cure sanitarie ai bambini.