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Rimini: l’impegno della Polizia contro la violenza alle donne

Prosegue l’attività della Questura di Rimini per realizzare un efficace contrasto e una mirata prevenzione al fenomeno della violenza di genere.

Dall’inizio del 2017 a oggi sono state presentate 37 le istanze di ammonimento. 11 soggetti sono stati ammoniti, 15 istanze rigettate per mancanza di presupposti, e 11 archiviate su richiesta dell’istante.

Dal 1° gennaio 2018, invece, sono state presentate 12 istanze di ammonimento. Attualmente sono 4 gli ammonimenti adottati, 5 i provvedimenti di archiviazione o rigetto, mentre 3 istanze sono in fase di istruttoria/valutazione.

Gli ammonimenti riguardano in maggior parte uomini di età compresa tra i 30 e i 55 anni con differente grado di scolarizzazione e categoria sociale e professionale. Lo stalker, normalmente un ex fidanzato, esordisce sempre con sms e telefonate e “inseguimenti” virtuali su social e chat. I contatti diventano sempre più frequenti fino a diventare ossessivi e tali da indurre la vittima a cambiare le abitudini di vita alla donna che vive nel terrore di incontrare la persona che aveva allontanato. Lo stalker a volte unisce a quei comportamenti anche veri e propri appostamenti o inseguimenti; il passo successivo è rappresentato da minacce e poi da atti violenti.

E’ proprio quello che è avvenuto più volte in questa provincia e che ha determinato l’adozione del provvedimento di ammonimento: si tratta di un ex fidanzato che ha tenuto comportamenti persecutori nei suoi confronti, controllandole i contenuti del proprio telefono cellulare, effettuando molteplici telefonate, inviando numerosi messaggi intromettendosi nella sua vita privata anche attraverso social network, oltre a presentarsi improvvisamente sotto casa, pedinandola e seguendola ovunque, anche in presenza di testimoni.

Al fine di garantire riservatezza e tutela della vittima, necessarie per garantire una maggiore genuinità delle dichiarazioni, la Questura di Rimini sta progettando l’allestimento di una sala di ascolto protetto, ove accogliere con dispositivi tecnici donne e minori vittime di violenza.

Nel corso del 2017 la Questura di Rimini ha denunciato 43 episodi di maltrattamenti in famiglia e 35 episodi di atti persecutori.

Dal 1° gennaio alla data odierna ha denunciato 3 episodi di maltrattamenti in famiglia e 4 episodi di atti persecutori.

Da sempre la Polizia di Stato è infatti impegnata nel contrasto e nella prevenzione di inammissibili aggressioni fisiche, morali, psicologiche, economiche, sessuali e persecutorie che invalidano l’esistenza delle vittime, aggravandone la percezione personale per la difficoltà di riconoscersi tali, anche a causa della tendenza psicologica di rimanere ancorate al mito dell’amore eterno, che ostacola la sovrapposizione della figura dell’offensore al proprio partner.

La Polizia di Stato, nell’ambito di una campagna nazionale, ha deciso di compiere un ulteriore passo di avvicinamento nei confronti delle vittime di questi reati: l’avviato progetto “…Questo non è amore ” ha infatti come finalità la creazione di un contatto diretto tra le donne ed un’equipe di operatori specializzati pronti a raccogliere le testimonianze dirette di chi, spesso, ha paura di denunciare o di varcare la soglia di un ufficio di polizia.

Per fornire un rigoroso impulso all’azione di prevenzione del reato, favorendo una migliore conoscenza di un fenomeno dal numero oscuro e delle sue trasformazioni, la Questura di Rimini, stimolata dal Ministero dell’Interno – in un rapporto di sempre più intensa e sinergica collaborazione con la locale Procura della Repubblica, Amministrazioni comunali e locali centri antiviolenza – sta realizzando una campagna di informazione e sensibilizzazione presso i luoghi simbolo della provincia  – parco Fellini, piazza Tre Martiri, Arco d’Augusto, Piazza Ganganelli di Santarcangelo, centro di Riccione, con il prezioso contributo del personale dei locali centri antiviolenza.

L’iniziativa si sviluppa con il supporto di un gazebo della Polizia di Stato e prevede il contatto diretto sia con le potenziali vittime, alle quali verrà offerto il sostegno dell’èquipe istituzionale multidisciplinare composta da personale della Divisione Polizia Anticrimine, Squadra mobile e del Medico della Polizia di Stato, sia con la generalità della cittadinanza per discutere delle caratteristiche e peculiarità del fenomeno, anche con l’ausilio di filmati e distribuzione propagandistica di brochure predisposte per l’occasione della Polizia di Stato.

Finora sono state migliaia le persone che hanno chiesto informazioni e hanno ritirato gli opuscoli e i pieghevoli predisposti dalla Polizia di Stato: l’attività ha soprattutto consentito di acquisire alcuni preziosi elementi informativi che hanno consentito di istruire procedimenti per i provvedimenti di ammonimento e di raccogliere ulteriori segnalazioni ritenute meritevoli di approfondimento da parte degli specialisti della Divisione Anticrimine della Questura di Rimini.

Come ha ricordato il Capo della Polizia, Prefetto Gabrielli: “Questa iniziativa è un momento di riflessione perché riteniamo che il tema della violenza di genere sia un tema culturale. Un tema sul quale gli uomini, e per certi aspetti anche le donne, debbano fare un salto culturale. Le donne perché devono riuscire a far emergere la condizione di sofferenza e di violenza, e in questo è fondamentale il ruolo delle istituzioni e delle forze di polizia. Per questo rivendico orgogliosamente l’attenzione della polizia di Stato attraverso i suoi uffici e attraverso le sue donne, che hanno una sensibilità ed empatia fondamentale“. Così il capo della Polizia, Franco Gabrielli, ha insistito sull’importanza di far emergere gli episodi di violenza, “le donne hanno paura di denunciare perché temono di essere ulteriormente vittimizzate, di passare da vittime a motivo della violenza – ha spiegato – hanno paura delle ritorsioni e di perdere i figli e talvolta preferiscono tacere, fino al punto estremo di perdere la vita. Noi ci siamo, ci siamo con le nostre donne, con i nostri operatori e i nostri psicologi“.

Altro progetto attuato a livello locale dalla Questura di Rimini, su impulso del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, è quello del protocollo “EVA”: si tratta di una procedura che codifica le modalità d’intervento nei casi di lite in famiglia e consente di inserire nella banca dati delle forze di polizia una serie di informazioni utili a ricostruire tutti gli episodi di violenza domestica che hanno coinvolto un nucleo famigliare.

La violenza non avviene solamente nell’ambito domestico ma anche nel contesto lavorativo. Si deve considerare anche il rapporto di potere tipico della gerarchia nelle organizzazioni aziendali che troppo spesso portano a travalicare ogni limite consentito e accettabile. Comportamenti che inducono gravissime ripercussioni sulla salute delle lavoratrici e che, oltre ad avere rilevanza dal punto di vista del diritto civile e del lavoro, possono costituire violazioni di norme penali e integrare reati come quello di “maltrattamento”, di “atti persecutori”, di “violenza privata” e altri ancora.

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