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Rimini, la storia di Sonia Thioro: “Io, senegalese, apro la mia Trattoria romagnola”

Dal Senegal a Rimini con uno scalo in Portogallo, un visto turistico da farsi consegnare e poi l’arrivo all’aeroporto, a Rimini. Era il novembre del 2001, si potrebbe dire un’era fa. Lei si chiama Sonia Thioro, e ora di anni ne ha 43. Da quel giorno ha lottato per la sua integrazione nel Belpaese. Per avere un contratto, un permesso di soggiorno temporaneo e infine per diventare cittadina italiana. Tra sogni e battaglie, nelle storie come le sue, il confine è parecchio labile.

A 25 anni è arrivata in Italia per raggiungere i suoi due fratelli, con un visto turistico che le sarebbe scaduto un mese dopo, facendola di fatto diventare una clandestina. “Non avevo lavoro dovevo rimboccarmi le maniche. Ho iniziato a lavorare a Bologna, facendo la pendolare da Rimini. Lavoravo per pochi soldi per una avvocato. Facevo la donna delle pulizie“.

Fino al 2003 il suo è un girovagare tra la Romagna, Bologna e Milano. “Dove ho fatto la badante. Un contratto, busta paga vuota, giusto il vitto e l’alloggio. E un permesso di soggiorno di sei mesi“.

Era solo il 2003, Sonia non sapeva che la sua “favola” sarebbe stata destinata a durare a lungo. L’anno successivo torna a Rimini. Lavora in una azienda di Santarcangelo, poi conosce Antonio Pari titolare con la moglie di una macelleria in Via Dario Campana. Qui, proprio come si faceva un tempo, impara il duro lavoro del macellaio. “Quei due per me, sono come babbo e mamma“, spiega.

Poi Antonio la presenta ad Enzo, titolare di una nota trattoria, la “Baracca”, che sta sulla Marecchiese e che a Rimini tutti conoscono. A questa trattoria, Sonia rimarrà legata fino a poche settimane fa, con un contratto a tempo determinato in tasca e nel cuore tanta voglia di imparare, di apprendere, rimboccarsi le maniche, ancora e ancora, fino a ottenere la cittadinanza italiana.

E così, che a Sonia Thioro è venuta in mente l’idea di mettersi in proprio. Di aprire un ristorate – anzi una trattoria – tutta sa. “Trattoria Da Sonia”, al civico 30 di via Santa Cristina, in una zona sinonimo di buon cibo e ristoranti di qualità.

Con una premessa che vale il senso della sua storia di vita. “Cucinerò solo cibo romagnolo o comunque italiano”. Perchè lei, Sonia, è senegalese con cittadinanza italiana e alla Romagna è riconoscente. “Mai discriminata, mai trattata male, ho avuto tanta fortuna”, esclama con gioia. Una fortuna che vuole restituire, dando lavoro a cinque persone.”Tutti italiani”, spiega, prima di ridere un po’ dell’ansia che la pervade in queste ore. “Sono molto emozionata, sabato sera, il 22 febbraio, inauguriamo il locale. C’è tanto da fare“.

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