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Rimini: la ricerca di una casa in affitto. Storia di ordinaria disperazione

La ricerca di una casa in affitto, per una famiglia o per singoli, è diventato a Rimini un problema drammatico. E’ un dramma per chi cerca o deve lasciare una casa e non sa dove andare. 

Da agosto sto cercando tutti i giorni una casa in affitto per una giovane famiglia albanese composta da moglie, marito e un bambino di sei anni.

Chi mantiene la famiglia è la moglie e mamma.

Chiamerò la signora con un nome albanese di fantasia: Mira. Ma chi mi conosce sa di chi parlo. E conosce la storia di Mira, la “sua” storia.

Ha fatto la badante per tre anni ad una signora ammalata, che viveva da sola e che è deceduta nell’estate dell’anno scorso.

Mira era rimasta in quella casa, su concessione della famiglia, a titolo gratuito, per due mesi dalla scomparsa della signora. Dal momento che la casa era libera Mira chiese ai famigliari della signora se potevano concedergliela in affitto fino a quando avrebbe trovato un’altra casa. Era in grado di pagare l’affitto perché le avevo trovato un lavoro in un albergo di un caro amico a Marina Centro.

Poi le ho fatto un contratto come collaboratrice domestica perché necessito di aiuto soffrendo di una patologia molto seria alla schiena. Mira va anche due volte alla settimana ad assistere un anziano e così riesce a mandare avanti la famiglia.

Purtroppo i famigliari della signora che aveva assistito non le consentirono di restare in quella casa pur garantiti dal pagamento dell’affitto.

Dopo la morte della signora, Mira fece venire a Rimini suo marito, che non vedeva lei e anche il figlio, da più di un anno.

Da ottobre, il mese in cui ha lasciato la casa della signora che assisteva, Mira riuscì a trovare un Residence a Rimini pagando 650 euro al mese, ma nel mese di gennaio di quest’anno, il Residence ha aumentato l’affitto di 110 euro al mese, per un totale di 760 euro, che assorbe quasi tutti gli introiti della signora Mira. 

Non credo che sia legale ciò che ha fatto il Residence aumentando l’affitto con la motivazione che erano aumentate le bollette di gas, luce e acqua.

Nel contratto con i Residence credo che non siano previste le spese di condominio.

Il 15 maggio finiva il contratto con il Residence e le hanno concesso di restare fino alla fine del mese pagando 50 euro al giorno.

Alla fine del mese dovrà lasciare il Residence perché non potrebbe pagare 1500 euro al mese se restasse lì.

Ho continuato tutti i giorni ad interessarmi per una casa, e lo faccio tutt’ora, contattando la Caritas, l’assessore ai servizi sociali e potete immaginarvi le risposte.

Poi ho anche chiamato un amico prete della Curia col quale ero stato in Albania per portare aiuti nel momento del collasso di quel Paese. Anche lui, mi ha detto, che sta cercando una casa per una ragazza albanese che si trova nella stessa situazione di Mira. So che se troverà qualcosa mi contatterà.

Sono angosciato per questa famiglia perché sono brave persone e non so come finirà questa brutta storia.

Mira e il figlio hanno i documenti per restare in Italia, mentre il marito ha un permesso provvisorio.

Mira non avendo una casa non può richiedere la residenza e senza residenza non può chiedere i documenti per il ricongiungimento del marito, il quale, nel settore dell’edilizia, avrebbe trovato un lavoro a 1.500 euro al mese.

Se avessi avuto due camere da letto li avrei ospitati io, anche se sono in affitto.

Se qualcuno leggerà questo appello e ha una casa da affittare lo comunichi, per favore, al mio cellulare che è questo 340 5246479 e io contatterò la signora Mira.

So che sono state trovate decine e decine di case, giustamente, per le famiglie ucraine fuggite da un’orribile guerra.

Le persone come Mira e la sua famiglia non hanno bombe che cadono sulle loro teste o distruggono le loro case , ma non hanno, però, una casa dove andare. Probabilmente il padre e il figlio torneranno in Albania e Mira resterà a Rimini per poter lavorare. Un’altra famiglia verrà scomposta con tutte le conseguenze negative che ne deriveranno.

A Rimini, si dice, che ci siano circa 10.000 case sfitte. Molte vengono tenute chiuse in inverno perché poi sono affittate durante l’estate ai turisti.

Provi il Comune ad applicare una quota Irpef più alta a chi non vuole affittare.

Si legge anche che a Rimini ci siano più di 200 alberghi dismessi, alcuni dei quali ormai in degrado.  Il Comune acquisti alcuni di questi alberghi, li trasformi in appartamenti e li affitti a coloro che possono pagare un canone e non trovano casa. 

Il percorso delle Case Popolari, che aiuta la gente che non può pagarsi un affitto, è ormai obsoleto perché l’urgenza di trovare casa, come nell’angosciante storia che ho raccontato, esploderà in modo incontrollabile se non ci sarà la volontà di gestirla subito.

Giorgio Giovagnoli già Presidente del Consiglio Comunale di Rimini

   

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