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Rimini, la protesta di Rom e Sinti: “Maggioranza va dietro alla Lega”

Lo avevano annunciato con una conferenza stampa lo scorso weekend e puntualmente hanno mantenuto la promessa. Nel tardo pomeriggio di ieri le famiglie di Sinti giostrai di Rimini, con l’appoggio delle associazioni Roma e Sinti italiane si sono date appuntamento nel centro del capoluogo romagnolo per protestare davanti alla sede del Consiglio Comunale per la mancata applicazione della legge regionale numero 11, che norma proprio l’inclusione sociale di queste due comunità.  Nel 2015 la regione Emilia-Romagna ha infatti approvato una legge che consentirebbe ai sindaci di modificare la destinazione d’uso delle case mobili su terreno agricolo – come quelle posizionate dai sinti giostrai – per favorire l’integrazione delle comunità in micro aree dedicate. A 30 famiglie, il comune di Rimini ha invece inviato pochi giorni fa le lettere di esproprio.

Per le famiglie sinti la condotta del Comune è sintomo “dell’ottusa e ostinata volontà della giunta di lasciare per strada un centinaio di Sinti Riminesi di cui la metà sono minori che frequentano le scuole locali“.

I Sinti giostrai di Rimini considerano la loro comunità “come l’esempio migliore di integrazione, pur senza rinunciare all’identità culturale“.

Con queste premesse le famiglia hanno protestato ieri nel centro di Rimini. Al grido di “dignità”, si sono presentati in 30 in rappresentanza di una comunità di circa 300 persone. “La vice sindaco del Comune di Rimini ha dichiarato l’intenzione di voler fare disobbedienza al decreto sicurezza di Salvini, eppure lascia tranquillamente che 50 minori riminesi rimangano per strada senza nulla e pesando per altro in termini di costi per la pubblica assistenza sociale“, ha spiegato una delle partecipanti alla manifestazione davanti alle telecamere di Teleromagna. Nel dettaglio hanno spiegato i manifestanti, sempre ai microfoni di Teleromagna, i sinti chiedono un incontro al sindaco di Rimini Andrea Gnassi per spiegare le loro ragioni. “Non voler applicare la norma regionale, per altro già recepita dal comune di Misano Adriatico, significa inseguire inutilmente voti e andare dietro alla Lega e alla destra“.

Le immagini sono gentilmente concesse da Mirco Paganelli  (Teleromagna)

Nella giornata di ieri, durante il consiglio comunale, Mario Erbetta aveva rivolto alla Vice Sindaco Gloria Lisi un’interrogazione a riguardo sollecitando soluzioni a stretto giro. “Tutto è saltato – ha risposto la Lisi – maggioranza e minoranza non riescono a trovare un accordo e in più il dibattito ha infiammato l’opinione pubblica, con molti cittadini che si oppongono alla realizzazione di micro aree. Per quanto mi riguarda io mi rimetto al consiglio comunale che dovrà decidere su una questione spinosa“.

Da mesi imperversa il dibattito sulle sorti del campo nomadi sinti di Via Islanda, che versa in precarie situazioni igieniche e di sicurezza. L’ipotesi portata avanti dal Comune era stata in origine quella di creare microaree sparse nel territorio comunale per risistemare gli abitanti del campo. Per la Lisi “doveva essere il primo step per arrivare a dare una risposta in questi termini anche ai sinti che possiedono i terreni agricoli e le case mobili”.

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