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Rimini, la mostra “Revolutions” fa il pieno di visitatori in una città che cambia

Ultimi giorni. La mostra “Revolutions. 1989-2019 l’arte del mondo nuovo 30 anni dopo” (a Castel Sismondo dal 6 luglio al 25 agosto 2019, aperto tutti i giorni dalle 18 alle 23) chiuderà i battenti fra poco registrando un notevole successo di pubblico.

Ma prima di parlare della Mostra vorrei farvi partecipi del mio entusiasmo per la straordinaria illuminazione (con scritte) realizzata sulle mura del castello malatestiano antistanti Piazza Malatesta ideata dalla curatrice del progetto di allestimento e dell’immagine coordinata Roberta Pagani (figura di cui di solito non si parla mai). Per un mese e mezzo la struttura del castello è stata usata come lavagna luminosa per promozionare la mostra. Un’idea straordinaria resa possibile grazie alle nuove tecnologie (così come qualche mese fa erano stati realizzati gli ologrammi in Piazza Cavour in occasione dell’inaugurazione del Teatro Galli).

La Mostra, un progetto del Comune di Rimini, a cura di Luca Beatrice, espone oltre 60 opere di giovani (allora) artisti italiani che vissero, fra il 1989 e il 1991, tre anni straordinari in un mondo che si stava rivoluzionando. Scrive nel catalogo della Mostra (edito da NFC) il curatore Beatrice: “Stavamo vivendo una rivoluzione e non lo capivamo, d’accordo, però ciò che fecero i giovani artisti italiani allora fu uno degli ultimi momenti di straordinaria e compatta inventiva per dire Goodbye al Novecento e prepararsi al Duemila”.

Tre anni in cui cadde il Muro di Berlino, finì l’Unione Sovietica, i carri armati repressero la protesta dei giovani cinesi in Piazza Tienanmen, scoppiò la prima Guerra del Golfo, nacque internet e i telefonini divennero onnipresenti, in Italia si giocarono i campionati mondiali di calcio, il PCI cambiò nome, il mare di Rimini venne invaso dalla mucillagine. Dal 1989 al 1991 il mondo cambiò.

Ogni tanto penso che non ce ne eravamo accorti, o almeno non completamente” – ancora Beatrice. “Chi ha vissuto quei tempi da ragazzo si è trovato in un giro vorticoso di cambiamenti cui non era affatto abituato, perché allora si tendeva a misurare tutto per cicli e decenni – gli anni Settanta, gli anni Ottanta – intanto che aspettavamo il Duemila. Invece il 1989 riscrisse di colpo la storia”.

E si dirà: l’arte? In Italia furono anni di straordinaria vitalità artistica, sulla coda di un decennio che l’aveva riportata sui maggiori palcoscenici internazionali, espressa soprattutto dalle nuove generazioni. Nel nostro Paese emergevano e si affermavano giovani artisti dal mondo indipendente, dagli spazi alternativi, dalle gallerie di proposta e dai primi musei interamente dedicati al contemporaneo.

Pablo Echaurren “Le mie malattie simboliche” del 1990 (acrilici su tela, 130×130 cm.)

“’Revolutions’ racconta quei giorni” – sostiene il Sindaco Andrea Gnassi – “e quei fermenti artistici, liberatisi all’improvviso in un’Italia che viveva il ‘frattempo’ e la ‘vigilia di non si sa bene cosa’. Alla giusta distanza di 30 anni, ecco tornare sul luogo del delitto gli autori e le opere, impregnate degli umori di un’epoca che si lasciava  e già in odore di un’altra ancora sconosciuta. Nella città di Tondelli, della ‘Milano da bere in vacanza’, del Bandiera Gialla, dell’Apocalisse ora. 1989-2019 è il tempo e lo spazio di un cambiamento, anche e soprattutto per Rimini. Oggi Rimini è la città che forse più di tutte le altre in Italia sta facendo i conti con il proprio passato (…). Una rivoluzione urbana, una trasformazione strategica del proprio assetto verso la sostenibilità, la cultura, l’apertura alare ad abbracciare l’intero arco dei 12 mesi dell’anno e non solo dei 3-4 estivi”.

La mostra “Revolutions” testimonia attraverso le opere di oltre sessanta artisti, l’ottima salute di quei giovani artisti italiani di allora, nati generalmente tra gli anni ’50 e i ’60. Una presenza che si estende da nord a sud, dalla metropoli alla provincia, confermando così ancora una volta l’Italia come un paese multietnico. Luca Beatrice, classe 1961, curatore d’arte contemporanea tra i più noti del panorama italiano nonché uno dei ‘saggi’ chiamati a far parte del comitato scientifico per il nuovo museo Fellini, ha selezionato queste opere. Alcuni di quei giovani di fine anni ’80 sono diventati nel frattempo artisti rilevanti sulla scena italiana e internazionale e con la loro presenza a “Revolutions” testimoniano il punto di partenza della loro carriera artistica: Maurizio Catellan,, Pablo Echaurren, Igort, Maurizio Cannavacciuolo, Monica Carocci, Gennaro Castellano, Mario Dellavedova, Massimo Kaufmann, Thorsten Kirchhoff, Corrado Levi, Eva Marisaldi, e ancora di Occhio Magico, Alessandro Pessoli, Marco Petrus, Alessandro Papetti, Luca Pignatelli, Alfredo Pirri, Premiata Ditta Sas, Vedovamazzei, Velasco.

Un orario, dalle 18 alle 23, che è piaciuto ai riminesi e ai turisti che sempre più nelle ore serali danno vita alla movida cittadina, spesso preferendola ai viali di marina.

Paolo Zaghini

Alessandro Papetti “Ritratto di Elisabetta” del 1990 (olio su tela, 180×100 cm.)

Cartolina d’invito alla mostra

 

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