Prorogata fino a domenica 11 giugno la mostra L’arte e l’andare o Dell’andare visto con l’occhio dell’arte, allestita nella chiesa di Sant’Agnese (via Garibaldi, Rimini).
Espongono gli artisti Irene Podgornik Badia, Stefano Campana, Concetta Ferrario, Giancarlo Frisoni, Giovanni Giulianelli, Fabrizio Pavolucci, Leonardo Rossi, Cecilia Coppola, Caterina Sanzo, Maurizio Vitri.
«Corollario e compagna di strada dell’iniziativa ciclo/solidale “I ride for Africa”, la mostra è metafora dell’andare stesso, delle sue motivazioni, della sua percezione del paesaggio – spiega il curatore Moreno Mondaini –. Così, alla fatica, alla passione e all’impegno sociale raccontati da chi è andato pedalando, si sostituiscono, ora, i racconti di chi va creando, complice il pennello, la matita, il pastello o la materia stessa».
La mostra, in collaborazione con la galleria No Limits To Fly, è visitabile tutti i giorni dal martedì alla domenica, ore 16-19. Ingresso libero.
Nota del curatore Moreno Mondaini:
«La testimonianza e la memoria più vera dell’andare, con le sue partenze, i suoi arrivi, i suoi tracciati, non sempre è quella immediata degli occhi o dell’obiettivo fotografico. È necessaria una dimensione, altra, che parli della realtà usando un linguaggio, altro, più emozionante e visionario. Questo linguaggio è quello dell’arte.
Con le sue intuizioni e il suo immaginario, aiuta a vedere quella stessa realtà da altri punti di vista, fautori di altre comprensioni. Questa è l’ambizione delle opere esposte, create da artisti di varia formazione e storia, che si emozionano nel raccontare paesaggi e varia umanità.
Artisti, dal forte sentire, che raccontano di luoghi conosciuti o semplicemente immaginati. Opere visionarie si relazionano così con opere di fanciullesca e disarmante creatività.
Artisti con le loro opere da una parte, ciclisti con i loro tracciati tra montagne, vallate e città, dall’altra, raccontano, ognuno a proprio modo, la bellezza del paesaggio, naturale o artistico che sia, oltre l’idea stessa dello spazio e del tempo, come immagina il poeta Alfredo Oriani “La bicicletta siamo noi che vinciamo lo spazio e il tempo: soli senza nemmeno il contatto con la terra che le nostre ruote sfiorano appena” (“Bicicletta” di Alfredo Oriani – 1852/1909).
L’arte, come il pedale, aggrega appassionati compagni di strada, li porta lontano, libera la mente e lascia spazio a nuove immagini, nuovi orizzonti, nuove conoscenze.
Un’Italia storicamente divisa, sembra ritrovarsi unita nella condivisione di impegni civili e passioni forti, verso cui attivare energie da spendere in iniziative con al centro l’amore per l’arte, per gli altri.
Non è un caso l’accostamento arte/bicicletta. Ambedue muovono e commuovono il profondo del nostro cuore e ci riportano a quel tempo dell’infanzia in cui possedere una bicicletta significava autonomia e libertà di movimento, come disegnare con la matita o creare con il pennello significava conoscere, conoscersi».