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Rimini: la direzione PD alla ricerca delle cause della sconfitta elettorale e delle politiche future

Si è conclusa ieri sera, la riunione della direzione provinciale del Partito Democratico di Rimini per analizzare i risultati delle recenti elezioni politiche del 4 marzo.

Molti gli interventi durante le otto ore di dibattito, una sessantina, anche accalorati, tutti a cercare di capire le ragioni della cocente sconfitta che ha  visto il Partito democratico perdere consenso, fino ad arrivare al di sotto del 20%.

Come è naturale non sono mancate le critiche al gruppo dirigente anche se, numerosi, sono stati gli appelli all’unità e al senso di responsabilità come ha detto Marco Parmeggiani nel suo intervento: “Oggi ascoltiamo tanti ed innumerevoli appelli al senso di responsabilità, provenienti da più parti, che non possiamo che condividere”. Anche Maurizio Melucci ha sottolineato come “Non ci sono conti da regolare, stiamo discutendo di una sconfitta senza precedenti per la storia della sinistra italiana. La nostra discussione non è un litigio ma analisi e soluzioni diverse”. Sempre a questo proposito Tonino Bernabè: “L’unità è il risultato di un processo di discussione critica, in cui le differenti posizioni si ascoltano, confrontano e rispettano, recuperando solidarietà all’interno del gruppo dirigente. Chi esprime posizioni critiche non è un dissidente. I dissidenti esistono solo nei regimi totalitari e non nei partiti democratici”.

Il dibattito è stato incentrato – nei vari interventi – anche sugli errori commessi nel governo e nell’analisi della realtà, con particolare riferimento al problema della sicurezza e dell’immigrazione: “Abbiamo trascorso questi anni raccontandoci che stavamo governando bene, che il paese stava risorgendo, che le persone iniziavano a stare meglio, sia dal punto di vista sociale che economico, che le aziende stavano ingranando un marcia in più, che la disoccupazione stava diminuendo, che il PIL stava aumentando, che sotto la nostra guida si erano portate in porto importanti conquiste sociali… Del tutto negative sono apparse le percezioni sul livello di sicurezza ambientale e sociale, fatto ricadere principalmente sulla evidente difficoltà dello stato nel contrastare concretamente l’immigrazione ed i reati ad essa connessi, rafforzate anche da un evidente impasse operativa, dovuta a leggi che prevedano certezze di pena per chi commette reati, unitamente alla difficoltà nell’eseguire i rimpatri e far rispettare i fogli di via”, ha detto Marco Parmeggiani.

Una analisi a detta di molti che doveva essere approfondita già successivamente alla luce del risultato del Referendum del 4 dicembre. “Un mancato consenso che già il 4 dicembre 2016 ci doveva allarmare ma che non abbiamo voluto analizzare pensando che il modo migliore per superare quel momento fosse far finta di nulla e proseguire con le primarie”, ha detto nel suo intervento Cristina Belletti, che ha proseguito dicendo che “Renzi ci ha riconsegnato un partito spaccato e distrutto nella sua forma politica, non è stato in grado di rappresentare tutti. Ha fallito. Il primo errore, quello più grave, è che abbiamo dato l’impressione di non stare più con chi soffre, con chi subisce la crisi, con chi resta indietro”.

Credo che dopo la batosta del referendum si sarebbe dovuta fare una analisi più approfondita e precisa. “Il PD è stato percepito come il potere, come l’establishment ed è stato punito”, è intervenuta Barbara Di Natale che ha proseguito “Credo che in questi anni il PD non ha saputo leggere al meglio i cambiamenti della società mi riferisco alla guerra tra poveri italiani e poveri immigrati, all’impoverimento del ceto medio con una globalizzazione senza regole che sarà sempre più incalzante, per non parlare delle problematiche relative al lavoro e alla sicurezza”.

Sono state poi affrontate le politiche del Partito sulle alleanze passate e, eventualmente future. “Il Pd alleato di una lista (Patto Civico) che doveva rappresentare il ceto medio riminese – ha detto Maurizio Melucci – con una visione programmatica lontano dai populismi. Modello in qualche modo riproposto a Riccione (con i noti risultati). Il voto alle politiche ha dimostrato la totale inconsistenza politica di quel progetto – ha proseguito Melucci – nonostante fosse candidato una dei teorici di questa proposta, Sergio Pizzolante, ed ampiamente sostenuta in campagna elettorale dal Pd. L’elettorato di quella lista civica ha votato centro destra, anzi una buona parte Lega”. Anche Yuri Magrini ha sottolineato l’aspetto riferito a Patto Civico: “Quello di Patto Civico non è un modello politico, non esiste nella realtà e non può essere esportabile”.

I vari interventi si sono conclusi cercando di trovare le soluzioni politiche e le prospettive per il futuro.

La strada da imboccare, senza se e senza ma, è quella di riallacciare quel dialogo interrotto da troppo tempo e dai tanti personalismi, fra le nostre sinistre e con l’elettorato”, è intervenuto Marco Parmeggiani.

Dobbiamo lavorare ad una proposta alternativa e credibile alle proposte di Lega e 5 Stelle. Meno racconto, meno dati sul Pil e più consapevolezza dei problemi”, ha sottolineato Maurizio Melucci.

Mirna Cecchini ha invece evidenziato come “Occorre ristabilire il contatto, velocemente, con chi ci ha abbandonato perché si è sentito ‘escluso’ da chi doveva rappresentarlo. Riapriamo le porte, torniamo in mezzo alla gente”.

Per ricominciare ad essere credibile e costruire il progetto politico, il partito democratico debba mettere al centro del suo programma una proposta che si radichi con forza ai territori che ascolti veramente i bisogni delle persone e si faccia portavoce dei disagi” ha detto nel suo intervento Barbara Di Natale. Sempre sull’argomento il segretario del PD comunale di Rimini ha detto che “Occorre una nuova fase costituente – è intervenuto Vanni Lazzari, segretario comunale  – del partito e che si dovrà lavorare sin da subito per costruire coalizioni sempre più larghe, aperte al centro, al civismo ed a sinistra. Riprendendo il confronto con tutti i corpi intermedi. Il tema delle grandi alleanze è stato superato dai fatti”.

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