Oggi il lavoro rischia di essere un problema, specialmente per i giovani: opportunità diminuite, lavori male retribuiti, grande precarietà e incertezza,
poca preparazione… È importante, però, conoscere e mettere in rete anche quanto c’è di buono; e di esempi positivi, per fortuna, ne esistono anche sul territorio. E’ quantomai utile fare rete, conoscere meglio le opportunità più vicine a noi e le modalità migliori per un positivo approccio al lavoro, oltre che affrontare le situazioni più complicate.
L’Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale, in occasione del 1° Maggio, festa di San Giuseppe lavoratore, promuove per giovedì 27 aprile, dalle ore 21, nella Sala Convegni del Palazzo del Turismo di Rimini (piazzale Fellini 3), una serata di riflessione dal titolo: “Giovani e Lavoro per nutrire la speranza”.
Tavola rotonda con interventi, riflessioni e testimonianze.
Partecipa il Vescovo di Rimini, mons. Nicolò Anselmi.
La Serata sarà condotta da Simona Mulazzani, direttore di IcaroTv.
La serata è stata organizzata dall’Ufficio di Pastorale Sociale della Diocesi in collaborazione con le realtà sociali e le associazioni per il lavoro della Provincia di Rimini.
“Ci prepariamo alla festa sociale e cristiana del 1 Maggio, guidati da un tema nazionale proposto dai Vescovi italiani – spiega il ‘tono’ della serata don Pierpaolo Conti, direttore dell’Ufficio per la Pastorale sociale –. Ascolteremo persone che raccontano esperienze di lavoro, problemi, tentativi e proposte di giovani e per i giovani”.
Sarà messa a disposizione anche la recente indagine delle Acli riminesi “Giovani e lavoro”.
Secondo i recenti dati nazionali, un quarto della popolazione giovanile non trova lavoro, specie nel Mezzogiorno. Quanto la nostra società, le istituzioni, le nostre comunità investono per dare realmente prospettive di presente e di futuro ai giovani?
“Il mondo del lavoro è un ambito in cui i giovani sperimentano forme di esclusione ed emarginazione. Oltre a renderli poveri, la mancanza di lavoro recide la capacità di sognare e di sperare e priva della possibilità di dare un contributo allo sviluppo della società” (Papa Francesco, Christus vivit, n. 270).
