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Ipotesi di truffa, “Rompi il silenzio” di Rimini si ribella

Il Fatto Quotidiano in un articolo del 13 luglio riferisce la vicenda che ha coinvolto l’associazione riminese “Rompi il silenzio”, ente che fornisce assistenza alle vittime di maltrattamenti e violenze.

Sette ex socie il 10 giugno 2021 hanno presentato un esposto in Procura in cui segnalavano di essere venute a conoscenza di un “accordo” intercorso tra l’ex presidente Paola Gualano e la collaboratrice Loretta Filippi, che sono quindi state indagate per truffa e concorso in truffa. Il pm di Rimini a marzo ha chiesto l’archiviazione, ma le denuncianti hanno fatto opposizione, si attende la decisione del gip.

Paola Gualano, che ha presentato le dimissioni (a maggio 2021) poco prima dell’avvenuta denuncia, è stata accusata dalle ex colleghe di “Rompi il silenzio” di aver indebitamente percepito 650 euro al mese a partire da gennaio 2018 fino a maggio 2021, per un totale di oltre 26.000 euro. Insieme all’altra indagata, Loretta Filippi, la Gualano svolgeva per l’associazione l’attività di reperibilità notturna attraverso la quale “Rompi il silenzio” fornisce il servizio di disponibilità alle chiamate delle forze dell’ordine e dei pronto soccorso in situazioni di rischio per le donne vittime di violenze. L’ex presidente Gualano, a differenza della Filippi, rivestiva anche il ruolo di socia dell’ente e di conseguenza non era legittimata dallo statuto dell’associazione a percepire un compenso per l’attività prestata. Inoltre la Guardia di Finanza ha accertato che, sebbene la Filippi prestasse servizio solo per 15 giorni al mese, nelle fatture emesse la prestazione sarebbe stata conteggiata per il mese intero ed avrebbe consegnato alla Gualano la metà “non dovuta” del compenso.

Come riporta Il Fatto Quotidiano, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Rimini, in un’informativa del 7 marzo 2022, ha spiegato che “la Presidente e socia dell’associazione Gualano Paola non poteva in alcun modo essere retribuita”, citando il dettato dell’art. 2 dello statuto dell’associazione, che afferma che “la qualità di volontario è incompatibile con qualsiasi forma di rapporto di lavoro subordinato o autonomo e con ogni altro rapporto di lavoro retribuito con l’ente di cui fa parte o tramite il quale svolge la propria attività di volontariato”. La Procura ha definito “circostanze provate” sia “l’esistenza di un accordo tra le due indagate” sia “l’effettiva consegna di denaro”, poi il 23 marzo ha chiesto l’archiviazione. Secondo il pm, il delitto di truffa non ricorrerebbe poiché “difetta la prova del danno come conseguenza dell’induzione in errore”, dal momento che i servizi di reperibilità venivano effettivamente assicurati. Il 2 maggio le ex socie hanno presentato opposizione, evidenziando che l’emissione di fatture non veritiere avrebbe avuto lo scopo di indurre in errore l’associazione e inquadrando nei 26.000 euro percepiti dalla Gualano il danno effettivo cagionato alle casse dell’ente.

Entrambe le indagate continuerebbero a svolgere attività per l’associazione “Rompi il Silenzio”: Loretta Filippi da collaboratrice sarebbe diventata dipendente, mentre la Gualano, dopo le dimissioni da presidente, svolgerebbe ancora il servizio di reperibilità.

“Noi ci chiamiamo Rompi il Silenzio – commenta l’associazione su Facebook – e zitte non possiamo e non dobbiamo stare. In questo modo ci lasceremmo fare violenza. Con quale coraggio potremmo poi sostenere altre nell’uscirne…..e allora rompiamolo, questo silenzio. Ieri è apparso un articolo che scredita due donne, una nostra collaboratrice e la nostra ex presidente. Un articolo non condivisibile già nelle premesse, e ancor di più nel proseguo della lettura. Rompi il Silenzio non è e non si ritiene “danneggiata” da queste due donne. Queste due donne hanno lavorato per anni e anni senza risparmiarsi e senza chiedere nulla. La nostra collaboratrice trascorreva notti e giorni a correre di qua e di là dimenticandosi anche di “segnare le ore”, come diceva lei. Toccava ricordarglielo. E la nostra ex presidente per un decennio non ha avuto una vita personale, sacrificando tempo, libertà, salute per questa associazione e per le donne che seguiamo. No, noi non ci sentiamo danneggiate da donne come queste. Noi ci sentiamo lese da chi mette pubblicamente alla berlina, citandole per nome e cognome, due donne che hanno dedicato la loro esistenza alle altre e che di questo dovrebbero e potrebbero essere fiere, certo non provare imbarazzo o peggio, vergogna. Leggiamo che un pubblico ministero si è già pronunciato su questa denuncia chiedendone l’ archiviazione. Ma non è questo, il punto: queste due donne, queste due nostre compagne di lavoro hanno tutta la nostra stima e il nostro affetto e meriterebbero a nostro parere solo plauso e riconoscimento. Siamo al loro fianco.”

Hanno espresso il loro sostegno a Paola Gualano e Loretta Filippi diversi rappresentanti delle istituzioni: il sindaco e la vice sindaco di Rimini e la presidente dell’assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna:

La dichiarazione di Emma Petitti, presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna:
“Le donne hanno sempre vinto le battaglie più importanti stando unite. Questo è ancora più valido quando si opera per sostenere le donne che subiscono violenza e la ricostruzione di percorsi di vita. Conosco Paola Gualano e Rompi il silenzio, esprimo vicinanza e fiducia nella verità e giustizia. Impariamo la solidarietà, impariamo a riconoscerci nelle differenze e a lavorare insieme, per il bene delle comunità, soprattutto noi donne. La rete territoriale per la prevenzione e protezione delle donne costruita negli anni con tanto lavoro e sacrificio è un bene che va sostenuto.”

La dichiarazione del sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad:
“Esprimo la mia massima vicinanza e solidarietà a Paola e Loretta e a tutta l’associazione Rompi il Silenzio.
Sono sicuro che la vicenda giudiziaria che le riguarda, riportata dai giornali locali, troverà rapidamente una positiva conclusione per queste due straordinarie persone e volontarie che da sempre mettono enorme passione e impegno in un’attività fondamentale per i diritti delle donne e in generale per la crescita di cultura e di consapevolezza della comunità riminese. A Paola, a Loretta, a Rompi il Silenzio ancora una volta il mio grazie e la mia stima.”

La dichiarazione della vicesindaca di Rimini, Chiara Bellini:
“Voglio esprimere tutta la mia massima solidarietà a Paola Gualano e Lorella Filippi per questa accusa (per altro su un fatto di cui il Pm ha già chiesto l’archiviazione) della quale oggi hanno dato ampia notizia organi d’informazione non solo locali. Conosco Paola abbastanza bene per dire che è una donna che ha dedicato tutta la sua vita per aiutare altre donne. Non aggiungo altro. Anzi, si: ho molta fiducia nella giustizia e stima per chi la esercita e davvero poca per chi ama far del male agli altri, soprattutto quando il danno lo si vuole fare, come in questo caso, a tutte le donne e alla comunità riminese. La ex Presidente e la collaboratrice di Rompi il silenzio sono si state querelate da 7 ex – guarda caso ex – socie dell’Associazione, ma va detto che il 23 marzo la Procura ha chiesto l’archiviazione del procedimento ed il 2 maggio le querelanti hanno depositato opposizione al Decreto di archiviazione. Titolare “Fondi spariti” mi sembra onestamente se non altro diffamante per due donne che hanno profuso impegno e svolto un’importante attività di tutela per le donne sul territorio nonché poco veritiero vista la richiesta di archiviazione da parte della Procura. Mi auguro davvero che la legge faccia il suo lavoro e che questa vicenda possa essere chiarita definitivamente. Personalmente sono vicino a Paola Gualano e Loretta Filippi.”

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