Intervista al Dottor Lorenzo Bianchi, specialista in urologia, che sta effettuando il dottorato di ricerca presso la Clinica Urologica del Sant’Orsola Malpighi di Bologna. Il Dottor Bianchi, entra a far parte dell’equipe di specialisti del Valturio.
Tumore della prostata, vecchi problemi nuove soluzioni?
I tumori della prostata sono in costante aumento, le chiedo di fare il punto sulle cause di questo aumento; l’aumento esponenziale verificatosi negli ultimi 15 anni sembra sia legato da una parte all’ allungamento della vita media, dall’altra a controlli più mirati con particolare attenzione al dosaggio del PSA ci spieghi in maniera sintetica cos è il PSA.
“Il PSA è un giano bifronte, infatti se da una parte è l’esame che ci permette di fare diagnosi di tumore alla prostata, dall’altra non è in grado di dirci con sicurezza se un suo aumento sia legato alla presenza o meno di un tumore; soprattutto, nel caso che lo sia, non è in grado di classificare il tumore secondo la sua aggressività, questo è un rilievo molto importante, infatti oggi ci sono tumori della prostata a bassa aggressività con cui il paziente può convivere senza alcun rischio”.
Seguendo le indicazioni delle linee guida, i tumori della prostata non sono tutti uguali. Possiamo classificarli?
“E’ una domanda molto centrata, cercherò di risponderle in maniera chiara. Le più recenti classificazioni, ci dicono che i tumori della prostata non sono tutti uguali, anzi ce sono diversi tipi, molto diversi tra loro; un tempo, dopo la diagnosi, si poteva ricorrere solo all’intervento o alla radioterapia oggi, grazie alla possibilità della classificazione con l’utilizzo di strumenti ad alta precisione, si possono adottare tecniche mini invasive, variabili da soggetto a soggetto, questo comporta nel post intervento una qualità di vita certamente migliore”.
Scendiamo nei particolari, le chiedo cosa è cambiato nella diagnosi di tumore alla prostata e soprattutto cosa si intende per biopsia prostatica fusion?
“Quando si fa diagnosi di tumore alla prostata, fare una diagnosi corretta è davvero difficile, in questa fase è decisivo saper differenziare i tumori non aggressivi o indolenti da quelli aggressivi. Fino a non molto tempo fa questo problema era quasi irrisolvibile, infatti non si disponeva di apparecchi in grado di risolvere il problema e l’ecografia trans-rettale non era sufficiente per una diagnosi precisa, negli ultimi 10 anni con l’utilizzo della risonanza magnetica parametrica combinata con l’ecografia, si è compiuto un notevole passo avanti ed oggi è possibile diagnosticare fino al 90% la presenza di tumori prostatici, evidenziare la loro aggressività e determinare il loro rapporto con retto e vescica.
Come vede, la tecnica fusion (risonanza magnetica con ecografia guidata), rappresenta la vera nuova frontiera nella diagnosi e terapia dei tumori prostatici; con questa tecnica, le immagini della risonanza magnetica si sovrappongono a quelle dell’ecografia ed i prelievi bioptici sono mirati e non più random”.
Bene Dottor Bianchi, adesso mi dica cosa deve fare un paziente quando gli è stato diagnosticato un tumore prostatico.
“Molto volentieri, chiaramente le cose variano da soggetto a soggetto, in rapporto alle condizioni generali presenti ed all’aggressività ed estensione della forma tumorale.
I tumori a basso grado di aggressività non necessitano di terapia chirurgica o di radioterapia, infatti queste due tecniche sono gravide di complicazioni (incontinenza urinaria, deficit di erezione, peggioramento della qualità di vita) ed il gioco, considerando che l’andamento della malattia è lento, non vale la candela. Oggi sono disponibili protocolli di sorveglianza attiva in cui il paziente viene monitorato nel tempo con la ripetizione degli esami compresa biopsia e visita urologica e si interviene solo se è necessario. Diverso il comportamento nei tumori, che presentano caratteri di elevata aggressività, in questi casi si ricorre in prima istanza al trattamento radicale utilizzando la chirurgia o la radioterapia.
- I nuovi apparecchi radioterapici sono molto più precisi con riduzione quasi completa delle complicanze a carico di vescica e retto, infatti poiché i raggi vengono inviati solo sul tessuto malato, si può ritardare l’inizio della terapia ormonale e possono essere trattate anche solo piccole zone;
- la chirurgia robotica sta sostituendo la chirurgia tradizionale e porta notevoli vantaggi, infatti con questa tecnica sono sufficienti solo 5 piccole incisioni e grazie all’ingrandimento delle immagini vengono evitate complicazioni a carico di vescica e retto, minore è il sanguinamento, ridotta la degenza, migliore è il recupero post operatorio, meno problemi di incontinenza e disfunzione erettile”.
Grazie Dottor Bianchi, la sua esperienza universitaria è certamente il valore aggiunto e siamo certi che i riminesi apprezzeranno la sua competenza.
Il Dottor Bianchi riceve tutti i Venerdì dalle ore 15,00 alle 20,00 ed effettua visite urologiche con ecografia trans-rettale.
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