“Abbiamo vissuto questo momento di lavoro anche pensando al futuro. Creazione di nuovi spazi, rimodulazione di quelli esistenti, dotazione di nuovi arredi, didattica all’aperto… Cogliendo questa occasione perché l’alleanza tra Enti, Scuola e famiglie può e deve essere rinnovata su principi di ascolto e giusti doveri. Il Comune si impegna a garantire il massimo ascolto e volontà di innovare. Con pazienza, via dalle chat di classe e capire che stiamo parlando non solo di futuro, ma anche di rifondare il più complesso e capillare servizio delle comunità in cui viviamo. Nella sola Rimini stiamo parlando di 25.000 studenti nella fascia 0-18”
E’ il momento centrale dell’intervista al giovane assessore ai servizi educativi del Comune di Rimini. Che sintetizza con queste parole il senso della grande mole di lavoro per aprire in sicurezza a settembre le scuole di pertinenza dell’Ente.
Assessore, le linee guida del MIUR (Ministero all’Istruzione) che indicano le direttive a cui attenersi per la riapertura a settembre, datano 29 giugno. Lei si è mosso molto prima secondo quanto ha dichiarato ai media.
“Vero. Dal 23 febbraio passeranno 7 mesi prima che una scuola riapra. La chiusura più lunga della nostra storia. Guerre mondiali a parte. Io e i miei collaboratori, colgo anche qui l’occasione per ringraziarli, ci siamo tempestivamente resi conto dell’eccezionalità e la complessità di ciò che stava accadendo e insieme abbiamo condiviso l’opportunità di attivare un percorso inedito, costruito per tappe”.
Dunque, se ho capito bene, le scuole erano chiuse, ma voi vi siete messi a lavorare da subito. Senza attendere le indicazioni ministeriali.
“Certo. Abbiamo costruito un progetto, o meglio concordato un percorso nel quale l’attenzione non era focalizzata esclusivamente sulle modalità della riapertura, ma anche sul che fare prima della riapertura”.
Non ho capito…
“Le faccio degli esempi. Potevamo rassegnaci al fatto che i bambini della fascia 0/6 anni, con ciò intendendo i nidi e le materne potessero non salutare compagni e maestre? In particolare i piccoli delle materne che il prossimo anno frequenteranno la primaria. E così abbiamo pensato di permettere un saluto di fine anno in sicurezza all’aperto, nel giardino della scuola… ma non solo questo…”.
Cioè?
“L’andamento della curva epidemiologica dei contagi ai primi di giugno faceva ben sperare. In una realtà socio economica come la nostra questo voleva dire ragionare su una possibile ripartenza. Anche del comparto turistico. Per questo abbiamo deciso in tempi rapidi, rispetto alla normale procedura, di aprire i Centri estivi. Cosa che è avvenuta”.
Lei, come sa, sono un ex docente delle superiori. Le dico subito che una procedura del genere in quella tipologia scolastica sarebbe stata impossibile. Senza provvedimenti legislativi e accordi con le forze sindacali non sarebbe accaduto nulla!
“Beh il personale comunale non ha la stessa normativa contrattuale di quello statale. Ma al di là di questo, non mi sono posto alle insegnanti, alle loro rappresentanze sindacali in termini burocratici normativi. Ho parlato alla loro sensibilità ed intelligenza dicendo loro più o meno: possiamo togliere alla città in un momento delicato come quello della ripartenza dei suoi motori economici un servizio così importante? La risposta è stata no. Poi ovviamente abbiamo insieme concordato le modalità. E, cosa importante da sottolineare, anche con il concorso dei genitori. Perché poi in questo percorso una bella responsabilità l’avevano e l’hanno anche loro”.
Si spieghi meglio..
“Allora, gliela giro in altro modo..Abbiamo considerato quella dell’apertura dei centri estivi come una prova generale di settembre. Diminuzione del rapporto bambini/insegnanti da 1 a 20, a 1/15. Triplicati gli spazi, specie quelli all’aperto, rimodulando gli esistenti e creandone nuovi avvalendosi della collaborazione di Anthea (la società comunale multiservizi in house ndr) Termoscanner ad ogni ingresso ai bambini e insegnanti. Coinvolgimento dei genitori affinchè non mandassero i figli a scuola con problemi di salute, igienizzazione strutture e arredi..insomma tutto quello che faremo nel momento della riapertura su scala più grande”.
Parliamo di un problema non da poco, quello delle mense…
“E’ uno dei settori in cui abbiamo lavorato di più. Perché in questi anni come Comune di Rimini molto abbiamo puntato sul tempo prolungato e quindi sulla necessità di consumare il pranzo a scuola. Le indicazioni delle linee guida in merito sono molto stringenti. Giustamente. Con la GEMEAZ, la società che gestisce le nostre mense, abbiamo discusso molto e raggiunto un ottimo accordo sulle modifiche alle modalità della somministrazione degli alimenti. Coinvolgendo l’USL a cui abbiamo affidato l’ultima parola in merito”.
E’del tutto evidente che tutte queste misure richiedono risorse economiche e umane di non lieve entità. Le avete trovate? E come?
“Si, tutto quello che ho elencato ha la copertura finanziaria. Da parte del Governo e della Regione. Con gli uffici regionali e dell’area Romagna abbiamo lavorato bene avvalendoci degli ottimi rapporti che abbiamo con Versari e Nanni. (I loro dirigenti ndr) Noi siamo stati bravi ad intercettare le risorse disponibili con dei progetti credibili. E soprattutto lo saremo anche nell’immediato futuro. Perché sappiamo come impiegarle, avendo già individuato chi, come e quando dovrà farlo”.
Il comune sotto la sua giurisdizione non ha solo asili e materne, ma anche elementari e medie. Come vi siete mossi in questi ambiti?
“Il metodo sempre quello è stato e lo sarà. Tavoli di lavoro, questa volta con D.S. (dirigenti scolastici) e referenti di plesso. Stiamo parlando delle Panzini o delle Totti ad es. Quindi esame approfondito e dettagliato di ogni spazio, singole aule comprese, per rimodularlo conformemente alle indicazioni delle linee guida, rilievo delle criticità e condivisione delle modalità di intervento e quelle di finanziamento”.
Possono i bambini e le loro famiglie essere sereni sia per la sicurezza che la didattica in presenza a settembre?
“Direi di si. Non sono emerse fino a questo momento criticità rilevanti. Nei prossimi giorni andremo a degli incontri conclusivi con i referenti di plesso. Confrontandoci anche con i genitori. E in quelle sedi scioglieremo gli ultimi nodi”.
Anche per i trasporti? Alle Superiori la situazione è incandescente e al momento pare non ci siano soluzioni…
“Noi non abbiamo i problemi di accesso agli edifici scolastici dei centri studi come Colonnella o Viserba. E anche quando siamo inseriti dentro a queste aree i bambini di questa fascia di età si muovono prevalentemente in bici e comunque non con mezzi pubblici. Ovviamente esistono problemi di distanziamento all’entrata e all’uscita. Ma , ripeto, non abbiamo le criticità delle superiori”.
Ultimo argomento: le paritarie. Nel nostro territorio per la fascia 0/6 anni, il 50% dei servizi scolastici è sostenuto da privati. In particolare da istituti religiosi. Ma non solo. Spesso vengono espletati in edifici residenziali adattati a scuole. Credo non sarà facile renderli compatibili con le norme anti-Covid. Si prospetta una drastica diminuzione del numero dei bambini con forte ridimensionamento delle entrate. Viserba, Gaiofana e Colonnella pare abbiano alzato “bandiera bianca”…
“Nella nostra città il servizio reso dai privati in questa delicata fascia di età è molto importante, perché permette all’Ente locale di diminuire la pressione della domanda e un notevole risparmio di risorse umane e materiali. Per questo motivo non abbiamo considerato quello delle paritarie un problema non nostro. Quindi li abbiamo incontrati in rete, discusso dei vari problemi mettendo a disposizione un finanziamento di 100.000 euro. Non solo: abbiamo offerto la nostra collaborazione sul piano concreto per effettuare quelle modifiche che i loro tecnici, in accordo con l’USL, reputeranno fare per una riapertura in sicurezza”.
L’intervista termina qui. Prendiamo atto di un lavoro saggiamente e diligentemente fatto nei tempi giusti. Con le giuste modalità: condivisione, ascolto, azione. Pensando alla salute e alla sicurezza prima di tutto. Ma anche cogliendo la grande occasione di innovazione qualitativa del servizio che le misure anti-Covid pressantemente sollecitano. E, come vado ripetendo ogni volta che ne ho occasione, in tanti altri settori del nostro Paese. Sanità in primis.