Spiagge deserte, con il sindaco Andrea Gnassi in divisa a pattugliare insieme all’assessore Sadegholvaad e il capo della Polizia Municipale Andrea Rossi.
E pensare che solo una settimana fa la città di Rimini era stata dichiarata “zona ad alta sorveglianza” per l’emergenza Coronavirus, sul modello dell’ex zone rosse, dove “non si entra e non si esce” e dove anche gli spostamenti interni sono di fatto limitati o quantomeno poco raccomandati. Un provvedimento che di fatto anticipata di 24 ore il decreto che avrebbe poi di fatto esteso le misure all’intero Belpaese.
Ma che perlomeno a poche ore dall’entrata in vigore dei provvedimenti a Rimini era stato tutt’altro che rispettato. Complice una giornata primaverile piuttosto calda i centinaia si erano riversati sulle spiagge. Bar e locali straripavano di avventori seduti spesso a tavoli che di certo non erano stati distanziati a norma di legge tra loro nel rispetto delle misure “anti droplet” o meglio, anticontagio da Coronavirus.
FOTO CONFRONTO: SOPRA UNA FOTO SCATTATA LA SCORSA DOMENICA SOTTO UN’IMMAGINE DI OGGI.
Tanto che nelle ore e nei giorni successivi sono arrivati appelli e vidomessaggi da parte dei sindaci della Provincia, Andrea Gnassi in primis, a non replicare quanto successo domenica. E nel corso della settimana sono scattate le prime denunce (più di 80 quelle verbalizzate nel corso della settimana dalle Forze dell’ordine) nei confronti di chi usciva di casa senza comprovati motivi di necessità e urgenza.
In più il numero dei contagi è cresciuto vertiginosamente in Provincia di Rimini attestandosi ieri a 398, con due giornate critiche, quella di giovedì e venerdì in cui i casi accertati giornalieri sono stati rispettivamente 67 e 51.
Nella mattina di oggi, all’inizio di una giornata assolata e calda tanto quanto quella di una settimana fa, le spiagge appaiono deserte e al porto in Piazzale Boscovich risuonano i messaggi dai megafoni installati sull’automobile della Polizia Municipale.
