Imprenditori, stakeholder e “visionari” che operano day by day nel sistema di sviluppo di un’economia civile: erano loro i protagonisti, oggi, del Green Social Economy Summit di Rimini, patrocinato dal Ministero dell’Ambiente. Brevi talk e dibattiti sotto forma di storytelling hanno animato, al Teatro Galli, il forum che ha chiuso il GreenSocialFestival 2017: al centro, le esperienze più interessanti del Made in Italy green, un settore che aspira a diventare un vero e proprio motore di crescita sostenibile per questo Paese.
Per tutta la mattina e fino alle ore 15.00 si sono alternati sul palco i Vision show, singolare format che ha riunito gli interventi dei protagonisti di questa rivoluzione verde, incalzati dalle domande della giornalista e blogger Maria Latella. Nel pomeriggio, il testimone è passato agli ospiti degli “Storytelling show” condotti da Antonella Zangaro, direttrice Tg Telesanterno e Enrico Fontana, giornalista, scrittore e coordinator di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie.
Il pubblico ha potuto scoprire e conoscere best practice e case history che raccontano un’Italia diversa, il volto sostenibile e pulito di quel laboratorio permanente che si chiama Made in Italy.
Ma le imprese italiane nel loro complesso come stanno reagendo a questi stimoli? “Potrebbero fare di più” ha spiegato Claudio Andrea Gemme, Presidente del Gruppo Tecnico Industria e Ambiente di Confindustria. “L’impresa nel nostro paese è vecchia, obsoleta, datata, ma qualcosa si muove. Dal momento che abbiamo bisogno di un grande piano di manutenzione, molte aziende approfittano del necessario restyling per rinnovarsi profondamente e investire in ricerca e sviluppo, almeno sotto il profilo del risparmio energetico”.
Il turismo sostenibile è stato indicato tra gli asset più importanti dello sviluppo di una politica green in Italia. Ne ha parlato, in particolare, Valeria Ghezzi, presidente dell’ANEF, associazione che riunisce i gestori di impianti funiviari: “investire nella tecnologia più avanzata, come facciamo da molti anni, è fondamentale per ridurre il consumo energetico e l’impatto ambientale. Abbiamo inoltre collaborato alla realizzazione di uno studio, il primo in Italia, dedicato alla carbon e water footprint degli impianti di innevamento, a cura di ENEA, e promosso dal Ministero dell’Ambiente”.
Le associazioni ambientaliste, naturalmente, sono in prima fila quando si tratta di analizzare e promuovere una vera cultura ecologica. Rossella Muroni, Presidente di Legambiente, ha raccontato come la malavita organizzata, in Campania, riesca a sabotare delle esperienze importanti come quella di Mater-Bi, la filiera di sacchi biodegradabili e compostabili, vendendo delle contraffazioni in plastica. “Servono regole trasparenti contro gli ecoreati, la cultura della legalità può fare moltissimo anche in tema di sostenibilità”.
Tra i temi più interessanti affrontati, la sostenibilità d’impresa, una questione ancora più cruciale in un paese come l’Italia, dominato dalle piccole e medie imprese. Sostenerle ne loro percorso è una delle mission di Fondazione Global Network Italia, come ha spiegato la Program manager & analyst Margherita Macellari.
Molto spazio è stato dedicato alla presentazione di case history virtuosi, come quelli raccontati da Stefano Arvati, presidente Renovo Spa, azienda che ha fatto dell’economia circolare la propria ragione d’essere, aiutando le piccole realtà locali a fare rete per costruire progetti sostenibili. “In Sardegna, nel Sulcis, recuperiamo materiale forestale – anche per prevenire gli incendi – e scarti del sughero per produrre energia termica, mentre in Sicilia siamo impieghiamo gli scarti prodotti da agrumeti e frantoi per l’industria cosmetica e farmaceutica”.
Ma in prima fila non ci sono solo le piccole realtà: anche una grande azienda può valorizzare un approccio creativo ed ecologico. Lo ha raccontato Alberto Frausin, CEO di Carlsberg, il colosso danese della birra: “Qui in Italia abbiamo sviluppato una nuova tecnologia per o trasporto della birra, sostituendo la PET all’acciaio. Una scelta che riduce il consumo di CO2 e ha un impatto positivo sulla qualità e la durata del prodotto: ecco perché la stiamo esportando in tutto il mondo, perfino in Danimarca, terra d’origine dell’azienda”.
Parlando di Made in Italy, non si può non menzionare l’agricoltura e l’alimentazione. In questi due ambiti esistono esperienze pilota davvero promettenti, come quella di Day Ristoservice, che con il supporto di LifeGate, il principale portale dedicato all’ambiente, ha realizzato un’App dedicata alla lotta allo spreco alimentare. “Siamo partiti da Torino, abbiamo raggiunto Milano, ci stiamo diffondendo in tutta Italia e ci prepariamo al lancio internazionale” ha raccontato Marco Buisson, di Day Ristorvice. “Bastano poche parole, un twit, e si può primuovere i propri prodotti in scadenza, a prezzi estremamente interessanti. Un ‘iniziativa win win, che soddisfa sia la domanda che l’offerta”.