Dopo la prima nazionale tenutasi lo scorso 9 maggio, il 13 e 14 giugno sono state organizzate altre due giornate di presentazione del documentario “Lo spazio che vive”, dedicato al Ceis di Rimini, del regista Teo De Luigi, per un totale di 8 appuntamenti e oltre 1.150 persone presenti. Il film, prodotto da Gruppo Icaro, Ceis e Fondazione Margherita Zoebeli, ha avuto un ottimo riscontro in sala ed è stato accolto in tutte le proiezioni da lunghi applausi.
Un film che parte da quel 1946, quando dalla Svizzera arrivarono le prime baracche in una Rimini quasi rasa al suolo. In soccorso alla popolazione stremata SOS – Soccorso Operaio Svizzero, inviò Margherita Zoebeli, una giovane educatrice con già alle spalle esperienze determinanti per la sua formazione, e Felice Schwarz, l’architetto che insieme a lei progettò la scuola. Un racconto che narra la storia del Ceis dalla sua fondazione sino ai giorni nostri, guardando però al futuro. Il film indaga il legame unico che unisce pedagogia e architettura in questo luogo anche grazie all’utilizzo di materiali d’archivio, alcuni inediti, come il filmato del 1946 “Solidarietà”, di Felice Schwarz, restaurato appositamente per questa produzione. Molto apprezzate le numerose testimonianze di architetti, pedagogisti e personalità del mondo della cultura: tra queste Goffredo Fofi, saggista, critico cinematografico, teatrale e letterario che lavorò negli anni Cinquanta e Sessanta in campo pedagogico e sociale; Michele Gulinucci, che per la Rai curò una trasmissione dedicata al Ceis; Maristella Casciato, Pippo Ciorra e Andera Ugolini, docenti universitari di fama internazionale che hanno studiato a lungo la storia dell’architettura e il rapporto tra la stessa e l’archeologia.
Nel documentario è presente anche il contributo di Andrea Canevaro, padre della pedagogia speciale che per anni ha lavorato al fianco di Margherita Zoebeli e dei docenti del Ceis. Questa è una delle ultime interviste rilasciate dal professore recentemente scomparso che ha particolarmente emozionato il pubblico in sala.
La produzione ringrazia sentitamente tutte le istituzioni, gli enti, le imprese e le persone che a vario titolo hanno partecipato a questo progetto oltre al pubblico intervenuto. Le prossime proiezioni in programma si terranno a Bologna, Zurigo e Roma.
Il documentario è stato realizzato con il supporto dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, con il sostegno di Riviera Banca, Focchi e Nuova Ricerca e poi Gruppo Maggioli, Società Italiana Gas Liquidi, SGR, Fondazione Carim. Si ricordano la preziosa collaborazione con Comune, Biblioteca Civica Gambalunga e Cineteca di Rimini, Fondazione Cineteca di Bologna.
Sinossi
Rimini 1946, la guerra è appena finita e la città è un cumulo di macerie. I cittadini non perdono tempo, i giovani vengono mobilitati per sgomberare le strade. La prima giunta comunale ha di fronte a sé una situazione drammatica da fronteggiare. Il vicesindaco Gomberto Bordoni, membro del Comitato di Liberazione nazionale, ha un’idea per far fronte al dramma più grande di quel momento: l’enorme massa di sfollati, in una città che è stata tra le più bombardate d’Italia. Bordoni attiva la rete dei contatti socialista e arriva una risposta solidale dal Soccorso Operaio Svizzero, che a Rimini manda aiuti e persone: tra loro l’architetto Felix Schwarz e Margherita Zoebeli, educatrice e assistente sociale, fin dai tempi della guerradi Spagna, nel corso della quale aveva salvato un centinaio di bambini figli di antifascisti, portandoli personalmente in Francia. Nell’area dell’Anfiteatro di Rimini vengono montate 13 baracche di tipo militare, disposte a villaggio, secondo la nuova filosofia architettonica svizzera, e nate per dare soccorso a bambini e famiglie senza casa: è il primo nucleo di quello che diventerà un progetto educativo straordinario, in cui le idee innovative
dei grandi pedagogisti europei come Freinet, Bovet, Pestalozzi e Montessori, Steiner, Adler, incontreranno le istanze della nascente scuola attiva di De Bartolomeis, Laporta, Borghi, Don Milani e Malaguzzi. Tutti modelli pedagogici che facilitano il rapporto bambino-ambiente e la liberazione dagli schemi precostituiti. Oggi, dopo decenni in cui il Ceis (centro educativo italo-svizzero) ha attraversato tante fasi intrecciate alla storia d’Italia, si prepara alla sfida forse più difficile: l’ipotetico trasferimento da quel luogo originario, dove educazione, storia recente e storia antica della città hanno convissuto per 75 anni…
Teo De Luigi, regista
Autore e regista, ha lavorato per trent’anni nella tv pubblica italiana e prodotto in proprio documentari e reportage che hanno il loro filo conduttore nel tentativo di coniugare fatti, storie, racconti nella società e nella storia. Nel 1988 ha vinto il Premio Guidarello (Ravenna Cultura) per la sezione giornalismo radio televisivo con “Memorie d’amore”. Tra il 1987 e il 1999 è stato collaboratore alle trasmissioni di maggior successo di Sergio Zavoli realizzate per RAI Uno tra cui “Viaggio nel calcio” (1998/99); “C’era una volta la Prima repubblica” (1997/98); “Viaggio nella Giustizia” (1996); “Credere non credere” (1995); “Nostra padrona TV” (1994); “Viaggio nel sud” (1992/93); “Viaggio intorno ai giovani” (1991); “La notte della Repubblica” (1988/90); “Viaggio intorno all’uomo” (1986/87). Dal 1995 al 1999 ha realizzato numerosi documentari per Rai Uno tra cui “Rito e Sangue” riti religiosi nel sud d’Italia, Nomin, Ammy Award USA documentary (1999). Dal 1999 al 2004 è stato direttore artistico di Stream e Sky realizzando numerosi documentari per raccontare la società attraverso lo sport tra cui “L’Urlo del 68” e “Rapiti 1978” (2005-2000), “Valentino Rossi – 46 battiti al secondo” e “Padre e figlio campioni” (2001); “Mermet come Maracanà” (2001); “Il sogno della porta sul muro” (2001), “Viaggio nel mito – Fausto Coppi” (2002); “Diario ai confini del calcio-Lampedusa” (2002), “Eravamo gli Stecca”(2003). Tra gli altri ha pubblicato “Memoria come futuro” sul CEIS di Rimini, edizioni Maggioli, cui è legato da un rapporto di amore e conoscenza sin dalla sua giovinezza.
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