Dichiarazione del vicesindaco Gloria Lisi sulla condanna dei tre minorenni condannati per stupro:
“Con la sentenza di condanna a 9 anni e 8 mesi da parte del Tribunale dei minori di Bologna la Giustizia mette la parola fine, mi auguro definitiva, su una delle pagine più dolorose della storia recente di Rimini. Si mette un punto comunque non aggirabile, dopo nemmeno sei mesi, da quella terribile notte di violenza di fine agosto che vide carnefici protagonisti un gruppo di giovanissimi e un maggiorenne, sconvolgendo brutalmente la vita dei ragazzi polacchi e della peruviana aggrediti. Un fatto drammatico che turbò profondamente anche la comunità riminese. Dopo la condanna a sedici anni dell’unico maggiorenne del ‘branco’, emessa già a novembre, oggi è arrivata la pronuncia nei confronti dei tre minorenni, sulla quale non è mio compito né è mia intenzione entrare nel merito. A nome dell’Amministrazione però voglio ancora una volta ribadire la soddisfazione nel sapere che la giustizia ha fatto il suo corso in tempi rapidi, chiudendo così una vicenda che ha visto tutte le componenti della comunità e delle istituzioni stringersi, collaborare, consentendo di rispondere efficacemente alla richiesta di giustizia delle vittime prima e della città poi. E non mi stancherò mai di ringraziare chi, a vario titolo e con il proprio impegno e lavoro, ha consentito di arrivare a chiudere questo capitolo. Scelgo oggi, come immagine simbolica di questi mesi, la determinazione delle due agenti della Polizia di Stato in servizio durante l’arresto dei colpevoli.
Vedere sul banco degli imputati tre ragazzi di 15, 16 e 17 anni, per episodi così violenti e per reati così gravi come lesioni, rapina e violenza sessuale, è motivo di grande turbamento e occasione di riflessione. Voglio aggrapparmi con forza ad alcune parole rilasciate da uno dei legali dei giovanissimi imputati e riportate in mattinata dalle agenzie di stampa e dai siti internet, secondo cui i ragazzi sarebbero ben consapevoli dei crimini di cui si sono macchiati, del dolore che hanno provocato, delle conseguenze delle loro azioni. Mi aggrappo a quelle parole perché voglio sperare che non passi giorno, d’ora in avanti, in cui quei tre ragazzi non pensino alle azioni di cui si sono macchiati, alle ferite profonde inferte alle tre persone che quella sera hanno avuto l’unica ‘colpa’ di incrociarli sul loro cammino. Più che chiedere clemenza o sperare in sconti di pena in altri gradi di giudizio, i responsabili farebbero bene a costruirsi da adesso in poi vite ed esistenze a totale servizio degli altri”.