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Rimini, Giorno della Memoria: gli eventi e le testimonianze degli studenti di Rimini che hanno visitato i campi di sterminio

Il 27 gennaio è la data in cui si celebra il Giorno della memoria, in coincidenza con la liberazione di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa. Rimini lo celebra con un ricco programma di iniziative culturali e di approfondimento storico aperto alle scuole e alla collettività.

Sabato 27 gennaio alle ore 10.30 si terrà la cerimonia commemorativa al Parco “Ai Caduti nei Lager 1943-1945” in via Madrid. La cerimonia sarà alla presenza delle autorità civili e militari, dei rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma e di una rappresentanza di studenti delle scuole di Rimini.

Sempre sabato 27 gennaio, ma alle ore 17, alla Sala del Giudizio del Museo della Città si terrà la lezione magistrale del professore Dan Stone.

Il tema della liberazione dei campi su cui si è fondato tutto l’immaginario popolare sul nazismo e sulla Shoah sarà oggetto di una lezione magistrale di Dan Stone, storico britannico con all’attivo numerosi saggi sulla Shoah e direttore dell’Istituto di Ricerca sull’Olocausto presso la Royal Holloway University di Londra. Col titolo Rethinking Liberation. Ripensare la liberazione, Stone racconterà come l’arrivo dei soldati alleati nei lager non coincise affatto con il ritorno alla vita dei sopravvissuti. La conferenza si terrà in inglese con traduzione simultanea (ingresso libero fino ad esaurimento dei posti).

La Memoria a teatro e al cinema

Anche il teatro e il cinema affronteranno il tema della memoria del nazismo e della Shoah. Sabato 27 gennaio alle ore 21 e domenica 28 gennaio alle ore 16.30 (ingresso gratuito) la Cineteca Comunale presenterà il film in lingua inglese con sottotitoli in italiano Otto Frank, padre di Annadi David de Jongh (Paesi Bassi, 2010, 75 minuti). Sopravvissuto ad Auschwitz, nel giugno del ‘45 Otto Frank ritorna ad Amsterdam, dove entra in possesso del diario della figlia Anne, morta solo pochi mesi prima. “Quello che leggo – racconta – è così emozionante, ed è per me una rivelazione: in queste pagine scopro una Anne completamente diversa dalla bambina che ho perso”. Gli amici ne sono profondamente commossi, e insistono perché lo pubblichi. Come unico superstite della famiglia, Otto sente tutta la responsabilità di rendere pubblico il diario: cosa fare delle parti che Anne intendeva restassero private, delle scene sessualmente esplicite, dei diverbi tra Anne e la madre? Attraverso la lettura e l’edizione Otto sviluppa un nuovo rapporto con Anne, consacrando il resto della sua vita alla memoria della figlia, fino a rendere Il diario di Anna Frank uno dei libri più letti al mondo.

Il Teatro Novelli ospiterà da domenica 28 gennaio a martedì 30 gennaio alle ore 21 lo spettacolo Copenhagen di Michael Frayn con tre attori del calibro di Umberto Orsini, Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice (ingresso a pagamento, consultare i prezzi su www.teatroermetenovelli.it). Lunedì 29 gennaio alle ore 17.30 gli attori incontrano il pubblico nella Sala del Ridotto del Teatro. Divenuto un classico della drammaturgia contemporanea, Copenhagen è ispirato ad una storia vera e drammatica che offre l’occasione di riflettere su un tema di grande complessità come il rapporto tra libertà della ricerca scientifica e vincoli morali. In un luogo che ricorda un’aula di fisica si incontrano gli scienziati Niels Bohr (Orsini) e Werner Heisenberg (Popolizio), entrambi considerati i padri della meccanica quantistica, premiati dal Nobel. Insieme alla moglie di Bohr, Margrethe (Lojodice) i due colleghi, amici di lunga data, tentano di comprendere che cosa avvenne nel lontano 1941 a Copenaghen, quando in piena occupazione nazista Heisenberg fece improvvisamente visita al suo maestro Bohr e perché da allora interruppero ogni contatto. La guerra li schiererà poi su posizioni opposte: Heisenberg, tedesco, rimase al servizio del Terzo Reich, dirigendo il programma di sviluppo nucleare per la produzione di armi chimiche, mentre Bohr, danese di madre ebrea collaborerà al programma nucleare sviluppato dagli Alleati da cui nascerà la prima bomba atomica all’uranio che nel 1945 provocherà la catastrofe di Hiroshima. Che cosa si dissero quel giorno del 1941 i due fisici? E qual è il confine tra progresso scientifico ed etica?

Per un mese intero, dal 27 gennaio al 27 febbraio, la Biblioteca Gambalunga promuoverà per il Giorno della Memoria e il Giorno del Ricordo (10 febbraio) una selezione di proposte di lettura e bibliografie ragionate sul tema “Scrivere per raccontare, resistere, sopravvivere”.

Il programma di Attività di Educazione alla Memoria – avviato già dallo scorso ottobre con un seminario di formazione storica intitolato “Non lo saprà nessuno che abbiamo vissuto. La demolizione dell’umano nei lager nazisti” e che coinvolge oltre 200 studenti e studentesse da tutti gli istituti superiori di Rimini – proseguirà fino a maggio con tante iniziative, in particolare dedicate al tema del drammatico esodo giuliano-dalmata dell’immediato dopoguerra, dei Giusti e dei cittadini italiani che salvarono gli ebrei perseguitati al rischio della propria vita e dei poeti russi perseguitati dallo stalinismo, in una prospettiva di studio anche comparata tra lager nazisti e Gulag.

Il programma completo è online al sito memoria.comune.rimini.it e sulla pagina facebook facebook.com/progettomemoriarimini

 

2012-2017 alcune riflessioni e pensieri degli studenti partecipanti ai viaggi studio nei luoghi della memoria organizzati dal Comune di Rimini

2017

Enrico
Torno a casa sicuramente con altre domande perché in tutti gli incontri e i dibattiti che abbiamo fatto in questo viaggio si sono sollevate tante questioni morali ed etiche proprio sull’idea di ciò che è umano e ciò che non è umano. Mi porto a casa una gran voglia di approfondire questi temi che troppo spesso sono trattati con superficialità.

Andrea
Pensavo di rimanere impressionato dalla visita dei campi di sterminio ed è stato così ma in realtà quest’esperienza mi ha lasciato anche un nuovo modo di guardare alla mia vita, di guardare alla realtà di ogni giorno ed una nuova chiave di lettura per degli eventi che accadono oggi.

Eugenio
Non ci limitavamo a guardare ma immaginavamo. Con l’immaginazione e la particolare spiegazione dei nostri accompagnatori siamo riusciti davvero ad entrare nella storia e per un momento siamo riusciti ad unire il passato ed il presente in un unico attimo che è stato davvero molto intenso e che ci ha dato la spinta a continuare ad informarci e studiare questa storia.

Samir
Dopo il viaggio mi sono nati più dubbi perché con questa esperienza ci si apre un pochino di più la mente. Ciò che non capisco è come possa esistere una logica nell’uccidere altre persone solo perché sono ebree.

Niky
La cosa che più mi ha colpito sono stati gli spazi vuoti e grandi e immaginare ciò che accadeva in quei luoghi in cui passavamo. Per me il viaggio non si conclude in quanto inizia per noi la testimonianza di ciò che abbiamo visto e non dovrebbe concludersi mai.

Giulia
Bisogna sempre tenere in considerazione quello che è il confine labile tra il bene e il male, tra giustizia in quanto legge e giustizia in quanto morale. Dopo questo viaggio voglio fare del mio meglio per continuare sempre a passare ad altri questo filo che mi è stato passato con questa esperienza, in modo che non si spezzi mai il ricordo e che non si interrompa mai la memoria di questi fatti.

2015

Chiara

Nel primo luogo, appena ho visto le foto ho pensato a quella che ho nel portafoglio con mio fratello e quelle in camera appese all’armadio e mi è quasi mancato il fiato perché ho capito che inconsapevolmente sono un punto fermo per me, un riferimento, e ai deportati è stato tolto anche questo. Nel secondo posto, poi, ho fatto fatica ad entrare e sono uscita quasi scappando perché non ho sopportato il pensiero che milioni di vite umane fossero state polverizzate proprio lì sotto i miei piedi e davanti ai miei occhi.

2013

Jonathan

Il luogo che più mi è rimasto impresso è stato l’appelplatz, questo spazio, questa distesa che mi ha fatto sentire letteralmente come una foglia caduta da un albero… inerme, leggero, in balia del vento…
Questo esempio mi ha permesso di capire l’atmosfera che vigeva in questo luogo….come tutto era stato concepito per l’annullamento fisico e mentale di una persona, un essere umano… di come un si o un no possano cambiarti la vita. Una piccola vittoria l’ho avuto tenendo fede all’ impegno di avere 10 instoria, perché al ritorno del viaggio ho avuto un’interrogazione proprio sul nazismo e sull’esperienza del viaggio, ed è stata l’unica interrogazione dove le parole mi uscivano spontaneamente, in maniera automatica dal profondo del mio cuore, tanto che ho lasciato letteralmente la mia prof. di storia a bocca aperta
.

Giulia

Un conto è vivere attraverso pagine di storia, presentazioni power point e racconti. Un altro è poter toccare quella terra, poter vedere il filo spinato e il cemento.
Avevo già letto tanti libri e tanti documenti anche prima del corso ma questo non basta. La gravità dell’atto la si mette a fuoco davanti al forno crematorio o davanti alla beffarda scritta “il lavoro rende liberi” . 

Per ogni ragazzo viene piantato un seme di memoria che permetterà di far crescere un albero di testimonianza!

2012

Gaia

Ancora di una cosa sono rimasta stupita, che molto probabilmente vi sembrerà sciocca: che la natura sembra rispettare i luoghi della memoria. Non ci sono rumori, non si sentono i versi degli animali, non vola una mosca. Davanti al memoriale di Gusen ho visto una distesa di soffioni, quasi che la natura voglia ricordare tutte le anime di coloro che sono morti, spazzati via dal vento che ne ha disperso le ceneri, e che l’uomo copre di pesante cemento.

Beatrice

Mentre visitavo questi posti ho pensato spesso ad un verso della poesia “Veglia” di Ungaretti. “Non sono mai stato tanto attaccato alla vita”.

Ho provato insieme a una fortissima rabbia, un sentimento di attaccamento a quello che ho, e che persone come quelle di cui ho parlato non hanno potuto avere, o perlomeno non hanno potuto vivere. Non sono potuti stare con il loro figlio, hanno dovuto lasciare la propria moglie o il proprio marito, non hanno potuto avere la loro libertà, la serenità.

Miriam

L’esperienza più struggente del mio soggiorno in Austria è stata la visita al Castello di Hartheim dove prima della guerra le suore accudivano i disabili, dopo l’arrivo dei nazisti venne trasformato in un centro d’esperimenti del progettoT4. Il progetto T4 prevedeva L’Aktion T4, nome dato dopo la prima guerra mondiale al Programma nazista di eutanasia che sotto responsabilità medica prevedeva la soppressione di persone affette da malattie genetiche, inguaribili o da più o meno gravi malformazioni fisiche. Non ho potuto fare a meno di pensare che, se fossi nata in un’altra epoca, forse sarei stata coinvolta in quella situazione.

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