No dad, non mask e adesso anche contro la “carriera alias”, cioè la possibilità di farsi chiamare per nome secondo il genere che ciascuno sente suo. “Il comitato per la Scuola in presenza di Rimini, aderente alla Rete Nazionale che ha promosso con successo iniziative presso i tribunali, contro le ordinanze della Regione Emilia Romagna e il Dpcm che ha chiuso illegittimamente le scuole, ora chiede per alcuni genitori di studenti del Liceo “Serpieri” di Rimini il rispetto delle regole”.
Il 20 aprile scorso il Consiglio d’Istituto del Liceo – composto dai rappresentanti di docenti, personale Ata, genitori e studenti – ha approvato all’unanimità e quindi pubblicato sul sito dell’Istituto il regolamento che offre agli alunni la facoltà con il nome di genere in cui si ricoscono. Una delle prime scuola superiori in Italia da adottare il la “carriera alias”, ma non l’unica. Mentre diverse università compresa l’Alma Mater di Bologna si erano già mosse in questo senso.
“Siamo un gruppo di genitori – scrive il Comitato – che hanno scelto per i propri figli un percorso scolastico presso uno dei licei più rinomati della nostra città ed apprendiamo con sorpresa e sgomento dai giornali che il Liceo Serpieri abbia introdotto a nostra insaputa la cosiddetta carriera alias, con tanto di possibilità di cambio nome e di assecondamento nell’utilizzo di spazi dedicati a ragazzi e ragazze”.
“Non abbiamo nessuna obiezione a una formazione attenta all’inclusione e alla cura dell’altro – prosegue – perché l’unicità del singolo deve restare un valore per tutta la comunità. Ma altra cosa è l’istituzionalizzazione del cambio nome anche per i minori che sentono di avere un orientamento sessuale diverso da quello biologico. Tutti i nostri ragazzi sono in una fase delicata e ancor più oggi in epoca Covid, le fragilità emergono sempre più frequentemente in modo allarmante. Non crediamo che il contrasto a fenomeni di bullismo si realizzi attraverso la sollecitazione a chiamare il compagno con un nuovo nome e condividendo il proprio spogliatoio. Anzi riteniamo si contribuisca a creare una grande confusione, privando tutti gli studenti della certezza della propria identità in una fase evolutiva già instabile di per sé”.
“Siamo stupiti che il Consiglio di istituto abbia ignorato il rischio di favorire l’incertezza dei ragazzi verso sé stessi e gli altri, assecondando e contribuendo alla promozione di una tendenza modaiola che potrebbe essere anche l’atto finale di un capriccio adolescenziale: si potrà cambiare nome con la stessa facilità con la quale si cambia la maglietta. Ed è proprio per il richiamato articolo 3 della Costituzione che riteniamo simili iniziative illegittime e non autorizzate da alcuna circolare del Ministero dell’Istruzione. La dignità umana, che non può essere parzialmente tutelata, pensiamo passi da ben altro ed è rilevante che il patto educativo firmato con la scuola da centinaia di genitori all’inizio del percorso scolastico e che non prevedeva carriere alias, sia stato ignorato”.
“Abbiamo consultato alcuni rappresentanti di genitori ma anche loro hanno appreso la novità dai giornali”, sostiene il Comitato.
“Chiediamo pertanto al Dirigente Scolastico di ripristinare il precedente regolamento scolastico nel rispetto del patto educativo firmato che garantisce la tutela del processo formativo ed educativo di tutti quanti gli studenti com’è stato fino ad oggi. Il rapporto di fiducia tra scuola e famiglie, così duramente messo alla prova negli ultimi anni, è per noi il presupposto principale per il benessere dei ragazzi che in tutta la loro eterogeneità devono restare i veri protagonisti della scuola”, è la conclusione.