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Rimini, galleria Zamagni: fino a fine mese “Flaneur. Tra i volti del tempo”. La mostra di Massimo Pulini

E’ aperta sino al 31 agosto 2019 (orari d’apertura 9-13; 16-20) la mostra di Massimo Pulini “Flaneur. Tra i volti del tempo” presso il nuovo spazio espositivo (aperto ad aprile di quest’anno) Zamagni galleria d’arte e cornici, in Via Dante Alighieri 29-31 a Rimini, curata dalla riminese Sabrina Foschini (classe 1968, si divide tra scrittura e arti visive, sia in veste di critica che d’artista). 

Massimo Pulini è nato a Cesena nel 1958. E’ pittore e storico dell’arte, titolare della Cattedra di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Come Assessore alla Cultura del Comune di Rimini, dal 2011 al gennaio 2019, ha creato il progetto dello spazio espositivo della FAR ed è stato l’anima delle tre edizioni della Biennale del disegno (nel 2014, nel 2016 e nel 2018).

La sua carriera artistica ebbe inizio nei primi anni ’80 quando iniziò a partecipare a diverse mostre, personali e collettive, in Italia e in Europa. La sua attività è un mix di ricerca pittorica originale (che ha attraversato varie stagioni) e scrittura di volumi di storia della pittura e della memoria, nonché di romanzi sempre ambientati nel mondo dell’arte (l’ultimo è “Mal’occhio. I cinque sentimenti di un pittore” CartaCanta, 2017 il cui protagonista è Guercino, il pittore emiliano del Seicento).

In questa mostra riminese (aperta dal 27 luglio al 31 agosto) Pulini, non più assessore della Giunta Gnassi, tenta – come scrive la Foschini – “un ulteriore, azzardato sodalizio, oltre a quello che già vive all’interno delle sue opere, cercando relazioni esterne, rimandi, alleanze, con alcuni dipinti italiani della prima metà del Novecento, che appartengono alla galleria Cinquantasei di Bologna”. Qui Pulini ha pescato opere di De Chirico, Sironi, Carrà, Depero, Lega da esporre a fianco delle sue più recenti opere. “I dialoghi impossibili hanno sempre rappresentato un’attrazione irresistibile per questo artista della citazione, funambolo della dedica”.

Chi è il flaneur? Un girovago o un poeta, un fannullone o un esteta, un sognatore o un realista?”. Posta così la domanda la Foschini si risponde: “Questa parola che esiste solo in francese, sembra coniugarsi direttamente con Parigi, così come l’ha coniata Baudelaire, che ne ha fatto l’archetipo dell’artista moderno, inserito in un contesto preciso, quello appunto della capitale francese di metà Ottocento, che in quel momento storico è anche caput mundi della cultura. La Parigi di Pulini invece, che ha voluto questo titolo per la sua mostra riminese, è un luogo più vasto, una città ideale, il mondo prescelto per vocazione, ovvero l’intera storia dell’arte”.

Una quarantina le opere esposte, di cui 18 di Massimo Pulini, la sua produzione ultima, di cui diverse realizzate in olio su plexiglass. Di grande impatto visivo, sia le grandi che le piccole dell’alfabeto (“Ut pictura”) (23 opere su vetro a comporre un alfabeto che ha per base il nudo accademico). In un confronto continuo, di volti e figure, con opere di altri grandi artisti italiani.

Il catalogo della Mostra è realizzato da Agenzia NFC di Amedeo Bartolini.

L’alfabeto di Ut Pictura

 

Ut Pictura – G 2019, olio su plexiglass, 130×100 cm.

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