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Rimini, Fulgor: domani colazione con “I 400 colpi” di François Truffaut

Domenica 25 febbraio proseguono le matinée domenicali al Cinema Fulgor. Appuntamento alle 10.30 per la colazione, e alle 11.00 per la proiezione de I 400 colpi (1959), il primo lungometraggio di François Truffaut recentemente restaurato dalla Cineteca di Bologna: una pellicola fondamentale per la storia del cinema, che, dopo più di trent’anni dalla morte del grande regista francese, può tornare a riempire le sale cinematografiche italiane.

Innanzi tutto bisogna sottolineare come la traduzione italiana del titolo originale (come spesso capita) ne fa perdere completamente il significato: “Les Quatre Cents Coups”, infatti, è un’espressione che in francese corrisponde pressappoco al nostro “fare il diavolo a quattro”, “combinarne di tutti i colori”, o altri modi di dire simili.

Antoine Doinel (Jean-Pierre Léaud), personaggio che Truffaut utilizzerà anche in altre opere, è un vivace quattordicenne che vive con i genitori in un piccolo appartamento di Parigi. Incompreso dalla famiglia e dagli insegnanti, incapaci di interpretare i bisogni affettivi e le inquietudini tipiche dell’adolescenza, il ragazzo si fa notare per la sua irrequietezza, lo scarso profitto e per gli scherzi che puntualmente combina, finendo spesso per essere incolpato anche delle marachelle altrui.

Attraverso le sue azioni di ribellione, non sempre in modo consapevole, il ragazzo cerca di attirare l’attenzione degli adulti, protestando contro la loro insensibilità e la loro ostilità. Il solo conforto alla sua solitudine è l’amicizia con il coetaneo Renè (Patrick Auffay), con cui marina frequentemente la scuola andando al cinema, nei parchi parigini o al Luna Park.

Una serie di episodi e di incomprensioni portano Antoine a finire in un riformatorio. Abbandonato a se stesso, il giovane manifesta una continua malinconia che lo porterà, nell’ultima scena, a tentare una fuga rocambolesca verso il mare. Quel mare che tanto ha sognato, e che ora può guardare negli occhi, da vicino.

Un film follemente ambizioso e follemente sincero per quegli anni, come dichiarò lo stesso Truffaut, che per la prima volta nella storia del cinema tratta l’adolescenza al di là di ogni stereotipo e convenzione, evidenziandone anche gli aspetti più inquieti e dolorosi. Un’opera che mostra come un bambino possa diventare adulto senza dover seguire, necessariamente, gli adulti che lo circondano.

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