Rimini e la sua riviera sono abituate a stare di fronte a una macchina da presa. È stata raccontata in tanti modi diversi, da commedie come “Rimini Rimini” di Bruno Corbucci a drammi come “La prima notte di quiete” di Valerio Zurlini, da “La casa del sorriso” di Marco Ferreri a “Da zero a dieci” di Luciano Ligabue; e sono solo alcuni esempi. Ma sulle orme Fellini, sono tanti i riminesi hanno scelto di mettersi dietro all’obiettivo e intraprendere la strada della settima arte.
Per capire cosa si sta muovendo in questo momento a Rimini, proviamo a zoommare su alcune realtà.
“Chiudi gli occhi” è il titolo di un lungometraggio che nel 2016 compie 10 anni e che ha saputo fissare sulla pellicola numerosi volti riminesi. La regia è di Marco Ristori, mentre la sceneggiatura è stata scritta da Germano Tarricone (santarcangiolese d’adozione) insieme a Stefano Bisulli, partendo da un’idea dei giovani Gianluca Vannucci e Andrea Amati; il primo, attore impegnato attualmente in ruoli cinematografici e televisivi, mentre il secondo ha trovato la sua via come cantautore.
Il lavoro venne realizzato con un piccolo budget e per una serie di vicissitudini non poté contare su una distribuzione forte, ma ora torna a presentarsi al pubblico grazie alla pubblicazione su youtube (https://www.youtube.com/watch?v=1VCtqz1lWHg), mentre la sua presentazione ufficiale venne accolta calorosamente da numerosi spettatori nel 2006 allo Sferisterio di Santarcangelo.
In “Chiudi gli occhi” si possono riconoscere attori come Dany Greggio, Nicoletta Fabbri, Maurizio Argàn e Pier Paolo Paolizzi, accanto ai protagonisti Vannucci e Amati, che si susseguono nell’intreccio di una trama molto coinvolgente. «Come sceneggiatore lavoro principalmente su Roma – racconta lo sceneggiatore Tarricone -. Tra i miei ultimi lavori ci sono il thriller “In the box” e la commedia “Una notte agli Studios” ambientata a Cinecittà. Inoltre è uscito da poco il libro scritto a quattro mani con Fabio Orrico, “Giostra di sangue”. Il mio desiderio è però cercare di realizzare altri progetti sul territorio coinvolgendo operatori del settore che vivono qui, anche se come ambiente è un po’ difficile perché non ci sono le risorse».
Gianluca Vannucci, anche grazie all’incontro con Tarricone, ha deciso di continuare a lavorare come attore prendendo parte negli anni anche a film come “L’uomo che verrà” di Giorgio Diritti o “Meraviglioso Boccaccio” dei Fratelli Taviani. Al momento sta girando le puntate televisive di “Tutto può succedere 2” interpretando l’avvocato Rattini, ruolo che sente piuttosto vicino, data la sua laurea in giurisprudenza. In primavera tornerà sul piccolo schermo con “Scomparsa” accanto a Vanessa Incontrada. Recentemente avrebbe voluto realizzare una web serie volta a presentare la città di Riccione con cinque specifici spot, ma purtroppo le ristrettezze economiche dell’amministrazione non glielo hanno permesso.
“In a lonely place”, film diretto da Davide Montecchi e scritto a quattro mani con Elisa Giardini (Meclimone Produzioni), è stato presentato in prima nazionale lo scorso ottobre alla XVI edizione del TOHorror Film Fest. Si tratta di un horror con protagonisti Lucrezia Frenquellucci e Luigi Busignani che sta riscuotendo grande successo e che al TOHorror Film Fest ha ricevuto il premio “Anna Mondelli”, come migliore opera prima.
In questo momento c’è poi un altro film che sta prendendo forma ed è quello che Marco Bertozzi ha scelto di dedicare al grattacielo riminese. Si tratta di un «film documentario sul grattacielo di Rimini, un luogo particolare, pieno di storie, della nostra città – racconta il regista -. Quando nasce, Rimini è ancora ferita dalla guerra, le sue cicatrici ancora evidenti e il Grattacielo diviene il simbolo di una rinascita epocale, di una speranza potente… Non a caso il progetto ebbe l’approvazione di tutti i membri del consiglio comunale, mettendo d’accordo le varie componenti politiche, da destra a sinistra. Io ci abito da dieci anni e da subito ho pensato meritasse un film: un primo aspetto a catturarmi è stata la luce, in continuo cambiamento, con mille sfumature. Un luogo artificiale ma nel quale hai l’impressione di essere a stretto contatto con la natura, con gli elementi atmosferici, le nubi, la pioggia, la nebbia in cui sei immerso. Poi un film sul Grattacielo è anche un film sull’Italia che cambia. Vi si trovano abitanti di diverse culture, ognuno con i suoi modi di vivere, di arredare la casa, di comunicare con gli altri. Può essere difficile, ma è anche molto stimolante e se ci abiti sai di far parte di un microcosmo aperto, che riflette il cambiamento attraversato dalla nostra città, e dall’Italia, in questi ultimi decenni. Dunque sto cercando di raccontare la storia di un edificio, certo, ma anche i desideri, le paure, gli immaginari di chi vi abita. Il film è fatto con i suoi abitanti. Dopo aver organizzato la festa dei 50 anni della torre, recentemente abbiamo messo in scena un happening sulla vita stessa all’interno dell’edificio. L’happening – con il Comune che ci ha dato la possibilità di utilizzare il Teatro degli Atti – è stato l’inizio del crowdfunding, con cui, anche, abbiamo finanziato il film».
Bertozzi si ritrova a lavorare spesso fuori, il montaggio di questo film lo ha realizzato ad esempio a Montréal, in Canada. Di recente ha fatto parte del tavolo tecnico istituito dalla Rai per apportare modifiche al palinsesto ed è docente di Cinema documentario e sperimentale all’Università IUAV di Venezia, ma ha sempre mantenuto un legame molto forte con Rimini. Qui è nata la sua passione per il cinema e sono tanti gli omaggi che le ha fatto a partire dalla sua tesi di laurea in Architettura che comprendeva anche un documentario dal titolo “Lo scenario della vacanza nella Metropoli balneare romagnola”, poi ancora “La nave d’argento” (sulla condizione degli anziani in città), “I frutti puri impazziscono”, un cinelaboratorio Erasmus tenutosi a Rimini, “Dalla testa ai piedi” un film sul CEIS, “Fieri… e basta!”, un corto sulle bande degli adolescenti e “Rimini Lampedusa Italia”, sulla comunità dei pescatori lampedusani residente a Rimini.
«È una questione di immaginari: la nostra è una città complessa, ben più ricca di alcuni stereotipi che la irrigidiscono in un unico modo di intenderla, per cui ho sempre cercato di rappresentare Rimini in modo non banale – continua Bertozzi -. A volte c’è un abisso tra il modo in cui alcuni la pensano e come invece realmente è. Molte sono le idee circolanti sulla nostra città ma importante è comprendere che nessuna di queste è esaustiva e che Rimini è città complessa, ricca di accenti e sfumature inaspettate».
Ma cosa manca a Rimini oggi che farebbe bene al cinema? «Per molti motivi penso che Rimini sia una città di cinema – spiega il regista -. Ha dato i natali ad autori di fama internazionale, come Federico Fellini e Paolo Rosa. Ha in sé una cinematograficità diffusa, che ha portato non solo grandi registi – si pensi a Zurlini – ma anche cantanti e letterati, e qui ricordo De Andrè e Tondelli, a raccontare in forma poetica la nostra città. I riminesi, poi, sono visionari come pochi, procedono per sintetiche immagini folgoranti. Rimini “è” cinema, e il suo potenziale filmico ancora dirompente!».
All’ultima edizione del Bellaria film festival ha trionfato il primo lungometraggio di Natalie Cristiani, riminese d’origine, ma che si divide da anni tra Roma e l’Argentina, lavorando principalmente come montatrice. Dopo Toronto e Londra il suo film “Nicola Costantino. La artefacta”, con la colonna sonora di Roberto Paci Dalò, è arrivato in Italia, vincendo a Bellaria il concorso “Casa rossa”, riservato ai documentari sul mondo dell’arte. Nicola Costantino è una delle più controverse e ammirate artiste sudamericane. Contraddistinta da un immaginario macabro ispirato alla violenza della storia argentina, l’artista è divenuta celebre con opere provocatorie come calchi di feti animali, saponette fabbricate con il grasso delle liposuzioni, collezioni di scarpe, borse e cappotti che paiono fatti di pelle umana. Al momento sta lavorando al montaggio del film di finzione che la compagnia Teatro delle Albe ha scelto di fare intorno allo spettacolo “Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi”. «Sono molto emozionata per questa collaborazione – racconta Cristiani – perché è un gruppo che seguo da quando ero piccola. Come regista sto invece cominciando a pensare a un altro film in Argentina, un road movie musicale che si ispirerà alla cumbia argentina».
Nel campo della produzione cinematografica, primeggiano poi Laura Paolucci e Ivan Fiorini, tuttora attivi per la Fandango. È partito da Rimini per inseguire il cinema fino a Roma anche Gastone Salerno, che tra i suoi ultimi lavori ha fatto da aiuto regista per la serie “Squadra antimafia 8″ (in onda su Canale 5) di Renato De Maria, per il cortometraggio “L’amore che vorrei” (che Michelle Hunziker ha realizzato con la associazione Doppia difesa), e sta per intraprendere un nuovo incarico per un film prodotto dalla Taodue.
Sul fronte delle web serie si sta invece facendo strada “3U- La notte dell’uomo”, psicothriller ispirato al romanzo vincitore del premio Mondolibro 2014 “Tre uomini” del giovane autore riminese Andrea Conti. Un progetto realizzato da tutti romagnoli: i registi Simone Campanati e Andrea Bartoli, la sceneggiatrice Anna Calise, il direttore della fotografia Luigi Schiavoni e Stefano Renzi al montaggio. Le musiche sono composte da Stefano Ravaioli, mentre il sound design è affidato a Andrea Spadaro. Nel cast sono presenti, tra gli altri, i riminesi Alberto Baraghini, Michele Abbondanza, Isabella Pieroni e gli episodi si possono vedere su Youtube o Vimeo.
Infine la top model santarcangiolese Chiara Baschetti, dopo essere approdata al cinema accanto a Claudio Bisio nella pellicola “Ma che bella sorpresa” del 2015, tornerà sul piccolo schermo in primavera in una fiction che la vedrà protagonista insieme a Gianni Morandi dal titolo “L’isola di Pietro”, ambientata in Sardegna.
Irene Gulminelli irene.gulminelli@delficomunicazione.it