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Rimini FC, questione di feeling

Questione di feeling… solo di feeling.
Così Mina e Riccardo Cocciante anni fa spiegavano come e perché può esistere un’intesa tra due persone.
Un concetto per niente complicato ed espandibile a qualunque forma di interazione tra le persone e non solo.
Non fa eccezione il rapporto che si può instaurare tra una società e i suoi tifosi.

Usciamo da una stagione vincente, ma in una categoria che in tanti non hanno voluto minimamente seguire.
La società ingaggia un allenatore e uno staff che sicuramente non si può non definire ambiziosi, ma abbandona un protagonista della passata stagione molto amato dei tifosi come Mastronicola.
Potrei proseguire con una lunga serie di fatti, situazioni e decisioni in cui, come nei vecchi 45 giri, al lato A si contrappone sempre un lato B che fa discutere o semplicemente bofonchiare un po’ la tifoseria.

Questione di feeling. Quel feeling che perfino il mai abbastanza compianto Vincenzo Bellavista faticò non poco a trovare.
Servirono anni, confronti e tanta passione per cementare un rapporto che resterà sempre nel cuore dei tifosi.

Si può creare un feeling? E’ possibile cementare un feeling complicato o precario?

Provo a esprimere il mio punto di vista. Abbiamo una società sana, economicamente parlando ineccepibile, che tiene i piedi incollati al terreno con naturalezza e che coniuga puntualmente ambizione e voglia di vincere con budget e vincoli economici.
Una società che di rado esce con comunicazioni troppo ottimistiche, vedi il “vincere vincere vincere” del pomeriggio a Mirabilandia, mentre spesso predica umiltà e richiesta di fiducia nelle scelte che fa e che andrà a fare.

Una società che, sempre giusto e doveroso ricordarlo, al netto delle sponsorizzazioni arrivate e in arrivo non ha ancora visto l’ entrata in campo di partners o soci importanti dal tessuto riminese. E questo particolare non è di poco conto, se rapportato alla fame di vittorie che il popolo biancorosso non nasconde di avere.

Io vedo una societaà che quando comunica tenta sempre di mantenere un profilo realista, volto a non far cadere nei facili entusiasmi, badando sempre a non promettere ciò che non è nelle sue corde. Poi però mi fermo ad osservare la cosa più importante.

Già, al di là di ciò che si comunica e di come lo si fa, si può e si deve anche andare al sodo. E il sodo richiama il campo, bisogna guardare che squadra si sta costruendo, leggendo i nomi e le relative carriere precedenti per farsi un’idea dei veri obiettivi di questa società.

Perché, con buona pace di Mina e Cocciante, nello sport in generale, ma nel calcio in particolare, il feeling si trova vincendo.

E allora guardiamola questa squadra.

In porta abbiamo una certezza, colui che ormai è un simbolo per i riminesi, cioè Ciccio Scotti. E sappiamo che tipo di garanzia rappresenti.

In difesa abbiamo le conferme del riminese Brighi, di Cola e Gabrielli.

Il riminese Valeriani è confermato a centrocampo insieme a Righini e con l’ arrivo dell’esperto Montanari.

In attacco oltre ai confermati Buonaventura e Cicarevic sono arrivati l’ esperto Simoncelli e il riminese Ambrosini, di cui parlerò meglio poi.

Sono 11 giocatori esperti, cui potrebbe aggiungersi a breve un difensore altrettanto navigato. Possono rappresentare una base molto ambiziosa per quello che è normalmente lo stardard della serie D.

Vero che tanto dipenderà dal livello dei 10/12 ragazzi under che verranno inseriti, ma la qualità dei senior è importante e di tutto rispetto. Ci sono sicuramente piazze con un codice di comunicazione molto diverso dal nostro che starebbero già sbandierando il fatto che con questo portiere e con questo attacco si possono fare sfracelli.
Qui invece si mantiene un profilo basso, si prendono giocatori importanti, si allestisce un’ossatura di tutto rispetto, ma si preferisce non lasciarsi andare alle promesse da facili applausi che caratterizzano l’estate di tanti club in tutte le categorie del nostro calcio.

Un consiglio a tutti per trovare un feeling importante?

La società rimanga pure con i piedi per terra, ma si sbottoni un po’ di più; giusto non promettere mari e monti, ma non abbassarsi a speculare sul significato di parole come transizione o consolidamento che sono solo fumo negli occhi di chi, appassionato, ama anche un po’ sognare.

Ai tifosi, impariamo anche a guardare un po’ più in là delle apparenze.
Cerchiamo di imparare che se nel carattere di una società non esistono la spavalderia e l’inclinazione ai facili entusiasmi, non devono per forza mancare l’ambizione, la voglia di vincere e la voglia di emergere, uscendo dai bassifondi del dilettantismo in cui ancora stiamo.

Cerchiamo di imparare che se una cosa non ci piace, tipo il sondaggio da me detestato, questa non deve o perlomeno non dovrebbe diventare motivo di opposizione e di chiusura a 360 gradi sull’operato complessivo della società.

Vogliamo costruire un feeling?
La società faccia un passo verso i tifosi e i tifosi facciano lo stesso; vincendo il feeling crescerà in maniera esponenziale.
Non possiamo nasconderci che il Rimini deve partire con l’ambizione la voglia e la possibilità di vincere, ma questo non si evince da ciò che la società comunica, ma da quello che fa.
Per ora sta facendo bene, quindi mettiamo a fuoco prima questo e poi misuriamoci con le cose che non si gradiscono.

Capitolo Ambrosini…
Mi gustai in diretta quell’esultanza scomposta e condita di gestacci verso noi tifosi  già umiliati dal risultato. Ricordiamo sin troppo bene quanto fossero gratuiti e fuori luogo certi atteggiamenti verso chi non aveva certo potuto prendere parte alla decisione di tenerlo o cederlo pochi mesi prima.
Resto dell’idea che oltre alle doverose scuse pubbliche che sono arrivate, più avanti, magari a margine di un allenamento, si possa e si debba avere un piccolo chiarimento con quella parte di pubblico che quella sera si vide sbeffeggiare senza nessun motivo.
Ascoterò volentieri Ambrosini quando questo chiarimento avverrà, ma il mio benvenuto è già acquisito, da quando è diventato il nostro centravanti e con le motivazioni che ha dichiarato.
Questione di feeling? Vedremo.
Forza Rimini!

Emanuele Pironi

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