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Rimini, così la Soprintendenza penalizza i dehors

Era già da qualche settimana che nell’ufficio tecnico del Comune di Rimini e tra gli operatori dei pubblici esercizi saliva la preoccupazione per le autorizzazioni dei dehors, lo spazio all’aperto di bar e ristoranti, soprattutto nel centro storico arredati con tavoli sedie, barriere antivento ed ombrelloni. La Soprintendenza di Ravenna che ha competenza su ogni intervento nel centro storico di Rimini, da tempo riteneva alcune installazioni troppo invasive. Il regolamento del Comune di Rimini definisce le caratteristiche dei dehors, dove è possibile installarli, i tipi di materiali, le coperture ed il periodo di utilizzo.

La Soprintendenza interviene in particolari su due aspetti. La durata dell’utilizzo: non più di otto mesi, da marzo ad ottobre. Il regolamento del Comune di Rimini permette un utilizzo anche nei mesi invernali (novembre-febbraio). Questo periodo limitato (otto mesi) obbliga ad un faticoso e costoso opera di montaggio e smontaggio due volte all’anno. Con evidente deterioramento precoce dei materiali.

La seconda argomentazione della Soprintendenza è che alcuni dehors si sono trasformati in veri e propri ampliamenti dei locali, con ambienti completamente chiusi. Risultato, alla scadenza dei permessi i dehors si dovranno adeguare alla nuova linea, con evidenti ripercussioni. Locali che decideranno di chiudere per mancanza di spazi, contenziosi legali.

Sicuramente è lecito pretendere uniformità da parte di tutti gli operatori, sicuramente è corretto pretendere applicazione corretta del regolamento comunale, ma sinceramente imporre l’inutilizzo per quattro mesi all’anno appare più una penalizzazione che una valorizzazione del centro storico di Rimini.

Il consigliere comunale di Rimini Filippo Zilli non fa sconti:

“Un’insensata guerra da parte della soprintendenza che non tiene conto delle conseguenze negative che si abbatteranno sul territorio:

– fattore DIPENDENTI: minor spazio ad uso delle attività, ed a servizio di cittadini e turisti, si tramuta inevitabilmente in minor assunzioni. Centinaia di lavoratori a casa senza stipendio;

– Pensiamo agli introiti che l’ente comunale incassa dal canone COSAP: parliamo di centinaia di migliaia di euro in meno ogni anno per l’ente comunale. Soldi che vengono utilizzati spesso e volentieri per il miglioramento di quegli stessi luoghi;

– Pensiamo ai #servizi dedicati a turisti e residenti: bar e ristoranti hanno cambiato il volto alle nostre città, trasformandole in luoghi di passaggio a luoghi dove stazionare. Prendere un aperitivo o mangiare un boccone potendo ammirare i nostri palazzi, monumenti ed opere dovrebbe essere considerato un valore aggiunto, e non una lesa maestà”

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