Il riminese Gianluca Reggiani, attore e regista, torna ad “occupare” uno spazio del Comune di Rimini, come già avvenuto tra il 2018 e il 2019 con la fortunata messa in scena di “MALATESTA”, lo spettacolo itinerante che ha “abitato” per circa 50 repliche il Castel Sismondo.
Questa volta Reggiani entra all’interno del nuovo Museo di Arte Contemporanea PART di Rimini proponendo l’originale spettacolo teatrale “ARTE”, tratto dal testo “Art” di Yasmina Reza, affermata attrice e drammaturga francese di origine ebraica, che le è valso il Premio Molière per il miglior autore. Lo spettacolo, prodotto dal Comune di Rimini, vede alla regia e anche in scena lo stesso Reggiani, affiancato dagli attori Francesco Montanari e Olivier Gasperoni.
Protagonista assoluto della pièce è un grande quadro bianco, acquistato da uno dei tre amici di vecchia data, che scatena tra di loro un’animata discussione. Il quadro, di un rinomato e quotatissimo autore di arte contemporanea, non è in realtà del tutto bianco, bensì è attraversato su tutta la superficie da sottilissime linee oblique “quasi” bianche. La difficoltà di interpretare questa particolarissima opera di arte contemporanea diventa il “pomo della discordia” fra i tre amici e la discussione, sempre più concitata, fa salire a galla vecchie ruggini e acredini trascinandoli in un gioco al massacro fatto di recriminazioni crudeli e meschinità.
Come regista hai utilizzato spesso “luoghi extrateatrali”, basti ricordare la messa in scena della “Tempesta” di Shakespeare sulla spiaggia tra Rimini e Riccione di molti anni fa, o il “Sogno di una notte di mezza estate” itinerante nel parco di Vila Des Vergers, o il più recente Malatesta al Castel Sismondo. Perché hai pensato alla sala dell’Arengo per questa nuova produzione?
«L’idea mi è venuta proprio quando sono stato invitato all’inaugurazione del PART. Avevo da poco riletto il testo di Yasmina Reza e mi aveva molto colpito. Quando mi sono trovato davanti al quadro “Untitled” di Agnes Martin mi è scattata una scintilla, perché l’opera assomigliava incredibilmente a quella “protagonista” di “Art”. Man mano che l’idea si è andata sviluppando, ho capito che avrei voluto mettere il quadro al centro della scena come un vero e proprio “fondale”, creando così un “cortocircuito percettivo” e realizzando una messa in scena in linea con lo spirito di contaminazione che anima le performance d’arte contemporanea».
Quale è stato il feedback dell’amministrazione quando hai proposto il progetto di uno spettacolo teatrale all’interno della sala del Museo d’Arte Contemporanea?
«Da parte del Comune di Rimini e dei responsabili del PART ho trovato un forte interesse, hanno sposato subito l’idea non solo per il testo dal grande valore artistico, ma anche perché ho proposto una produzione “site-specific” e all’interno del museo. Credo che oggi sia molto importante “dinamizzare” gli spazi museali attraverso azioni di contaminazione con le altre arti, stimolando curiosità e interesse verso le opere che vengono percepite in un modo nuovo grazie alla straordinarietà di questi eventi».
Il testo di Yasmina Reza è un’eccezionale “macchina teatrale”, ha vinto numerosi premi, è stato tradotto in quaranta lingue e rappresentato quasi in tutto il mondo.
«“Art” è stato scritto nel 1994 è ancora incredibilmente attuale, anzi per usare ironicamente un aggettivo su cui si discute nello spettacolo direi che è ancora “modernissimo”. Il mio adattamento non ne ha snaturato l’essenza, ho solo voluto renderlo più snello e più facilmente fruibile nel contesto “extrateatrale” in cui lo presentiamo».
E’ un atto unico che ha il ritmo serrato e coinvolgente di una commedia. Si ride, ma è un riso amaro, perché inevitabilmente si finisce per riconoscersi in alcuni aspetti dei tre amici protagonisti della storia.
«Ho scelto gli attori cercando proprio di enfatizzare le differenze di carattere dei personaggi, in modo da accentuare i conflitti che sono l’anima della commedia, ma senza scadere nel caricaturale. Gli attori che dividono la scena con me, Francesco Montanari e Olivier Gasperoni, sono davvero perfetti nei loro ruoli e molto efficaci».
«La difficoltà di “inquadrare” l’opera di un artista contemporaneo, di interpretarla, comprenderne il valore, di saperla ricondurre a qualcosa di rassicurante o anche di emozionante è un sentimento che molti conoscono. L’aspra discussione che si innesca tra i tre protagonisti costituisce l’innesco di un catartico conflitto di opinioni».
«Il testo della Reza permette al pubblico di rispecchiarsi e identificarsi nelle dinamiche dei tre personaggi che rappresentano la condizione dell’uomo di oggi chiamato ad interpretare un mondo che sta diventando sempre più complesso, con il rischio dell’omologazione al “pensiero dominante” e la difficoltà nell’elaborare un pensiero autonomo.Il confronto/scontro con l’arte contemporanea è quindi una grande occasione per mettersi in gioco, per tentare di discernere, di comprendere, “inquadrare” la realtà».
Alexia Bianchi
Prossimi spettacoli:
sabato 16 e lunedì 18 aprile, ore 17
sabato 23 e domenica 24 aprile, ore 17
INFO:
https://palazziarterimini.it
http://www.museicomunalirimini.it