Tutte i rappresentanti delle categorie economiche sulle barricate. Nel mirino i protocolli che Inail e dell’Istituto Superiore di Sanità hanno consegnato al governo, dove sono elencate le condizioni da rispettare per riaprire le attività.
Gianni Indino, presidente Confcommercio della provincia di Rimini: “Non ci sono le condizioni per riaprire le attività se non cambia qualcosa. Basta con la corsa agli annunci, servono subito regole certe. Rimini è un unicum nel turismo, deve essere ascoltata per strutturare la ripartenza. Trema l’intero comparto turistico: le amministrazioni locali rischiano di andare in default come le imprese”
“Ci sentiamo traditi”, “Basta con la corsa agli annunci!”, “Quella dei protocolli per la riapertura è ormai diventata una barzelletta e farebbe anche ridere se in tutta questa situazione non ci fosse da piangere”, sono solo alcune delle sue considerazioni. E ancora: “La cartolina che si propone per la nostra destinazione turistica è di una destinazione ospedalizzata che mal si concilia con la voglia e l’idea di vacanza in Riviera. Abbiamo a cuore la salute di tutti, ma il senso della misura deve esserci. A rischio c’è l’intero comparto turistico: se la macchina continua a rimanere ferma, le stesse amministrazioni rischiano di andare in default insieme alle imprese”.
“Chi se la sente di riaprire l’attività con questo quadro? Invece di far ricadere anche questa responsabilità sul capo dell’imprenditore, si pensi ad istituire un Fondo a copertura dei danni da Covid che sostenga lavoratori e imprese per questo tipo di problematiche che nulla hanno a che vedere con l’azienda nel momento in cui i protocolli di legge siano rispettati. Tutti si sciacquano la bocca con la parola turismo ma nessuno ascolta il sistema turismo. Se nessuno si sognerebbe di chiedere consigli medici a chi non è un dottore, perché si prendono decisioni sul turismo senza interpellare chi lo fa concretamente, chi ci ha costruito le proprie fortune, chi lo vive ogni giorno? Rimini è sinonimo di turismo, un unicum in Italia, e ogni decisione sul turismo dovrebbe passare anche da qui, se non altro per il grande valore di esperienza che Rimini può mettere sul piatto”, conclude Indino.
Ma nemmeno i bagnini di CNA sono intenzionati ad aprire, annuncia il direttore Davide Ortalli: “Non ci sarà apertura per gli stabilimenti balneari, le attività di ristorazione e bar se il Governo adotterà i criteri individuati dall’Inail e dall’Istituto superiore di sanità per il contenimento del Covid-19. Si tratta di condizioni insostenibili e molto più restrittive rispetto a qualsiasi altro ambito della vita sociale. Le condizioni indicate nei due documenti rendono impossibile persino la copertura dei costi fissi. Per i balneari la distanza minima tra le file di ombrelloni di 5 metri e di 4,5 metri tra due della stessa fila è insostenibile. È necessario affidare ai gestori degli stabilimenti libertà operativa per la migliore organizzazione con misure differenziate sulla base del contesto in cui operano”.
Per i ristoranti non va meglio: “La maggiore criticità riguarda il distanziamento: prevedere uno spazio di 4 metri quadrati per ciascun cliente, con una distanza fra i tavoli non inferiore ai 2 metri, significa condannare senz’appello l’intera categoria. Stessa condanna per le gastronomie artigianali con l’impossibilità di consumare i prodotti sul posto, con gravissime ripercussioni sull’occupazione e una ricaduta tragica su tutta la catena agroalimentare del territorio”.
“Ribadiamo l’assoluta esigenza di tutelare la salute dei cittadini e di garantire la ripresa delle attività economiche già fortemente provate dal periodo di blocco, per questo serve assicurare le migliori condizioni di sicurezza per imprenditori, lavoratori e clienti. Ci vuole buonsenso, conciliando le raccomandazioni tecnico-scientifiche con le caratteristiche delle imprese e la necessaria tenuta del sistema economico”, chiede Davide Ortalli.