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Rimini Common Space: aperta fino a domani riMininverno. Intervista ai giovani fotografi

Il Rimini Common Space ospita, fino a domani, la mostra di fotografia contemporanea di tre giovani fotografi riminesi, riMininverno.

Qualche domanda ai tre fotografi che hanno cercato di mostrare una città inusuale:

Quando avete cominciato a fare fotografia?

Francesco: “Mi sono avvicinato alla fotografia nel 2011 durante un viaggio in Irlanda. La potenza e la bellezza delle Cliffs of Moher mi ha impressionato tale da decidere che quei momenti di pura bellezza dovevano rimanere in qualche modo anche su un supporto cartaceo oltre che nella mia memoria”.

Davide: “Ho cominciato a fotografare nel 2013, quando risiedevo a Londra per imparare la lingua, avendo a disposizione una compatta la utilizzavo per portarmi a casa frammenti di ricordo della mia esperienza”.

Dorin: “Non esiste una data precisa da quando ho iniziato a fotografare. Nei miei riccordi c’è la Smena di mio padre (macchina fotografica analogica di produzione sovietica) con quale ci giocavo ogni tanto quando i miei genitori non erano a casa, scattando per “sbaglio” perche trovavo il rullino tirato. Nella mia memoria è rimasto quel rumore dello scatto con cui ho convissuto fino al 2010 quando ho deciso di prendere la mia prima macchina fotografica (purtroppo digitale)”.

Cosa volete raccontare con le vostre immagini, quale Rimini vi piace raccontare?

Dorin: Vogliamo raccontare una faccia meno conosciuta di Rimini per chi vive la città solo d’estate. Abbiamo raccontato nelle nostre immagini la Rimini dei pescatori, la Rimini felliniana, la Rimini romana”.

Diversi artisti e fotografi si sono innamorati della Rimini invernale, sto pensando al più celebre Fellini fino a Luigi Ghirri passando per Marco Pesaresi. Vi sentite parte di un fil rouge con questi grandi artisti o siete in dissonanza con loro?

Si, certamente. E quasi un dovere credo per qualsiasi artista riminese portare avanti attraverso la sua arte e a quello che fa, un discorso che sia quello di valorizzare questo territorio, la città, la sua gente”.

Quali sono i vostri maestri?

Dorin:Gli insegnamenti più importanti gli ho trovati nel lavoro di Cartier Bresson sicuramente”.

Davide: “Philip Lorca di Corcia”.

Francesco: “A me Chicco de Luigi ha fatto capire determinate situazioni e approcci fotografici che vanno al di là della fotografia e che tutt’ora continuo a sviluppare”.

Quanto é importante nel vostro lavoro l’abilità tecnica e quanto lo strumento?

Davide: “Trovo che il telemetro sia uno strumento adatto al mio modo di fotografare, dove per realizzare una foto soddisfacente la conoscenza tecnica è fondamentale. Con il telemetro non vi sono scorciatoie tecnologiche che possono venirci incontro mentre si sta fotografando, si ha il totale controllo su quello che si sta facendo, affidandosi unicamente al nostro modo di osservare unito alla nostra sensibilità e intuizione”. 

Quando capite che è ora di scattare una fotografia?

Dorin: “Per essere un bravo fotografo non basta saper cogliere l’attimo, devi saperlo anticipare. E per arrivare a questo non esistono studi, corsi, scuole o formule matematiche. Puoi arrivare in un solo modo: mettendoti in ascolto di te stesso e affidarti all’istinto“.

Francesco: “Sinceramente non lo so … mi affido totalmente al mio istinto, sono le situazioni che mi chiamano nella mia fotografia c’è poca premeditazione e tanto istinto”.

Solitamente la fotografia è cosa solitaria per l’artista, questo progetto invece nasce a sei mani. Come è nata l’idea di fare una mostra insieme?

Dorin: “L’idea da cui è partito tutto è stata quella di fare un progetto fotografico insieme. Questo perchè abbiamo tutti e tre un approccio fotografico molto simile. L’elemento che poi ha unito tutto è stato il sistema ottico a telemetro usato per riMininverno. Lo stesso da tutti e tre. Visioni fotografiche simili, lo stesso modello di macchina fotografica, ti viene a pensare che il risultato è lo stesso o per lo meno simile. Invece abbiamo scoperto che nonostante avevamo in mano lo stesso ogetto di comunicazione e tutti e tre guardavammo il mondo atraverso la stessa lunghezza focale, ognuno di noi tre vedeva cose diverse. Il risultato ci ha sorpreso anche a noi inizialmente. Poi abbiamo deciso di convergere tutto il lavoro in una mostra fotografica e un libro per dare una testimonianza che, anche in fotografia, collaborare è meglio che competere”.

Dorin Mihai, classe 1980, è nato a Galati (Romania) e vive a Rimini. Si forma in information technology. Si riavvicina alla fotografia nel 2011, autore di numerose mostre in Italia, soprattutto in Toscana, collabora da tempo con diversi fotografi. Nel 2013 indirizza la propria attività artistica verso il fotogiornalismo rurale e nel 2015 dà vita al Laboratorio F64, progetto nato per avvicinare i giovani alla fotografia attraverso corsi e workshop fotografici. Nel 2014 l’incontro a Rimini con il coreografo Claudio Gasparotto lo avvicina alla danza e alla fotografia di scena, con una collaborazione assidua e permanente. Il centro del suo lavoro e della sua ricerca artistica si focalizza in questi ultimi anni, oltre che sulla fotografia di scena, sul racconto della realtà rurale della sua terra di origine. Questo suo impegno ha dato vita nel 2016 all’Associazione Culturale Alter.NATIVA, di cui è Presidente, con l’obiettivo di promuovere la Romania, la sua storia millenaria, la sua gente, le sue tradizioni e la sua identità culturale.

Davide Zaghini, nasce a Bologna nel 1981 e vive a Rimini. Amante dei viaggi e spinto da una sempre crescente curiosità per paesi, usi e costumi diversi, scopre l’interesse per la fotografia durante un soggiorno di alcuni mesi in Inghilterra nel 2013. Da allora questa passione, che inizialmente lo ha accompagnato in diversi viaggi come mezzo per documentare ricordi ed esperienze di vita, diventa sempre più presente e si mescola ad un altro interesse, quello per il cinema. Incomincia così una ricerca fotografica in continua evoluzione, ricreando ad ogni scatto un’inquadratura dal taglio cinematografico. L’interesse per il cinema noir e per gli scatti di Philip Lorca DiCorcia lo ha sempre profondamente ispirato.

Francesco Busignani, è nato nel 1983 a Rimini. È sempre alla ricerca di nuovi luoghi e esperienze che possano stupirlo. Non a caso scopre la fotografia durante un viaggio on the road sulle Cliffs of Moher. Comincia quindi un periodo di formazione frequentando corsi e workshop e leggendo numerosi libri. È proprio il suo continuo interessarsi e approfondire che lo porta a realizzare le sue prime mostre in Italia e in Belgio che culminano con una la collaborazione con la casa editrice Zanichelli. Dopo un viaggio fotografico sull’Himalaya decide di realizzare una mostra sperimentando la stampa su diversi tipi di materiale, trasformando lo stesso supporto in parte integrante dell’opera. La sua passione per i cavalli lo ha portato a specializzarsi anche nella fotografia di questi animali contribuendo nel 2014 alla realizzazione del libro “Do you speak equis?” pubblicato dalla casa editrice “Equitare” (per l’Italia) e “Crowood press” (per l’Inghilterra). La sua fotografia non si basa su una tecnica troppo ragionata o studiata nei dettagli ma è piuttosto una fotografia istintiva che rispecchia il suo modo di essere.

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